Brucia ancora la rovinosa sconfitta subìta contro il Villarreal. Una partita definita da Allegri, senza provare nemmeno un minimo di imbarazzo, tra le migliori disputate dalla sua squadra. La Juventus è talmente arida e povera di idee che, per il nostro tecnico, sono sufficienti un paio di tiri in porta nel corso di un primo tempo giocato discretamente, per arrivare a definire una sconfitta interna per 0-3 una bella partita e per trattare con disprezzo e arroganza in sala stampa chiunque si permetta di muovere la minima critica. Nessuno chiedeva alla Juventus di vincere la Champions League. Si chiedeva soltanto di battere, a Torino, una squadra ostica ma di livello inferiore, a meno di non considerare Capoue e Coquelin migliori di Rabiot e Locatelli. Non essere riusciti a eliminare il Villarreal è, senza alcuna scusa, il fallimento di un obiettivo stagionale, il passaggio ai quarti di finale della manifestazione europea, dopo che il sorteggio aveva regalato alla squadra di Allegri un avversario alla portata. Non riconoscerlo significa non avere un’esatta percezione della realtà.

Archiviata nostro malgrado la Champions League, l’attenzione torna adesso a rivolgersi verso il campionato e la rincorsa al quarto posto. Nonostante il ritmo non particolarmente inarrestabile delle tre squadre davanti, nessuna delle tre irresistibile e nessuna delle tre superiore come uomini alla Juventus (come allenatore invece sì, tutte e tre…), lo scudetto, per una squadra che si colloca all’undicesimo posto come numero di gol realizzati fino a questo punto, appare un traguardo poco realistico. 
A Torino si presenta la Salernitana, ultima in classifica e, nonostante la rivoluzione invernale condotta dal nuovo DS Sabatini, destinata già da qualche mese ad una inevitabile retrocessione. In un confronto che, almeno nei pronostici, non dovrebbe avere storia, Allegri schiera la sua squadra allineata, almeno stando alle grafiche diffuse dai vari canali di informazione, su un 442. In porta gioca Szczesny. La linea difensiva è formata da De Sciglio, De Ligt, Chiellini e Pellegrini. A centrocampo, perso Locatelli per covid, il desiderio di vedere il giovane Miretti fare il suo debutto in campionato viene frustrato dalle scelte del tecnico che, come sua abitudine, preferisce non prendersi la responsabilità di osare. Cuadrado, Danilo, Arthur e Rabiot compongono quindi il reparto mediano. In attacco, infine, alla coppia formata da Dybala e Vlahovic spetta il compito di scardinare la resistenza avversaria. 
Sulla panchina granata, il tecnico Nicola presenta la sua squadra schierata con un 4231. Sepe; Mazzocchi, Gyomber, Fazio, Ruggeri; Coulibaly, Radovanovic; Zortea, Bonazzoli, Perotti; Djuric. La lettura delle formazioni non può che rafforzare la convinzione di un pronostico che esige una netta affermazione bianconera.
Le prime immagini diffuse da Dazn mostrano uno “Stadium” che presenta un buon colpo d’occhio. I prezzi relativamente contenuti, soprattutto per le due curve, hanno favorito l’afflusso di un bel numero di tifosi, nonostante il morale affossato dalle tre reti incassate dal Villarreal. Sono circa trentamila gli spettatori all’interno dell’impianto quando l’arbitro Ayroldi autorizza l’inizio della partita.
L’app di Dazn ostacola la visione dell’incontro fin dalle prime battute di gioco. Fastidiosi cali di risoluzione e sgradevoli rotelline di caricamento accompagnano il piccolo gruppo di ascolto davanti alla tv per l’intera durata del primo tempo. In campo per fortuna le cose scorrono subito nel verso giusto. La Juventus dopo cinque minuti sblocca il risultato. Cuadrado dalla destra trova Vlahovic in area di rigore. Il serbo difende palla e serve Dybala, rapido ad inserirsi nello spazio concesso dalla fragile difesa salernitana. L'argentino, con una naturalezza nei movimenti tale da far apparire tutto molto semplice, si libera di Gyomber con una finta e quindi batte Sepe chiudendo il tiro di sinistro sul primo palo. La Juventus passa in vantaggio. Perin e Pinsoglio in panchina applaudono convinti e scambiano rapide riflessioni. Lo “Stadium” esulta con Dybala. Nonostante il rinnovo sembri ormai lontano, il legame tra il pubblico e il numero dieci non appare per nulla scalfito.
In campo la squadra di Allegri mantiene il baricentro piuttosto alto e controlla la partita muovendosi come d’abitudine sull’alternanza di due diversi sistemi di gioco. Difende con due linee di quattro uomini. Attacca schierandosi con tre difensori e allargando Cuadrado e Pellegrini sulle corsie esterne per sfruttare l’ampiezza del campo. In realtà, più di qualsiasi accorgimento tattico, è il divario tecnico che si evidenzia in maniera netta sul terreno di gioco a marcare la differenza tra le due squadre. Alla Juventus è sufficiente superare la mai efficace prima linea di pressione e presentarsi nella metà campo avversaria per costruire nitide occasioni da rete.
Pochi minuti dopo il gol, Cuadrado offre a Dybala l’occasione per una velocissima doppietta con un lancio da destra che taglia fuori l’intera retroguardia salernitana e mette l’argentino solo di fronte a Sepe. Dybala cerca forse la soluzione più difficile alzando un pallonetto che supera la traversa. Il primo tempo scorre con la Juventus completamente padrona della situazione. E’ fin troppo facile per i bianconeri, per l’occasione vestiti con la strana maglia gialla da trasferta, aprire varchi nella metà campo avversaria. Poco dopo il ventesimo, è Pellegrini con un lancio perfetto a liberare Dybala oltre le linee di difesa predisposte da Nicola. In situazione di favorevole superiorità numerica, l'argentino elude il recupero di Gyomber e offre a Vlahovic il pallone per un comodo raddoppio. Il serbo però esita. Sceglie di effettuare un controllo di troppo, perdendo l’attimo giusto per battere Sepe che in uscita è bravo a respingere la conclusione ravvicinata del centravanti. La Juventus però sfonda quando vuole. Pellegrini affonda sulla sinistra. Dal cross rasoterra del terzino, Dybala con una giocata di altissimo livello tecnico si libera con un palleggio di Gyomber e con un tocco di esterno sinistro cerca l’angolo più lontano. Il riflesso di Sepe gli toglie la soddisfazione di un piccolo capolavoro.
Il gol del raddoppio non può tardare ancora e arriva poco prima della mezz’ora. De Sciglio scende sulla destra, si libera di Ruggeri e calibra un cross perfetto verso il centro dell’area. Vlahovic svetta tra Gyomber e Fazio e di testa schiaccia in rete il pallone. Sepe questa volta può soltanto guardare. 
La partita è in pieno controllo. La pochezza esibita fino a questo momento dalla Salernitana, per l’ennesima volta, suscita una seria riflessione sull’opportunità di mantenere un campionato con venti squadre e sul fatto, ormai innegabile, che praticamente chiunque possa arrivare a giocare in Serie A. Negli ultimi minuti del primo tempo, dopo una conclusione dalla distanza tentata da Rabiot, complice anche un calo di attenzione della Juventus, la squadra di Nicola si presenta per la prima volta dalle parti di Szczesny. Bonazzoli sfrutta lo spazio concesso da una ritardata chiusura di Chiellini e con il sinistro sfiora il palo dal limite dell’area, creando un piccolo momento di apprensione al portiere polacco.
Dopo un solo minuto di recupero si chiude la prima frazione di gioco. Una Juventus che ha giocato in scioltezza va al riposo con un doppio vantaggio che, nonostante un leggero rammarico per alcune buone occasioni non capitalizzate, appare rassicurante soprattutto per la pochezza espressa dalla squadra campana. Meno rassicurante è invece l’app di Dazn che, dopo aver molestato per tutto il primo tempo il piccolo gruppo d’ascolto davanti alla tv con una trasmissione pessima della partita, decide di smettere di funzionare del tutto. “Siamo spiacenti” è il messaggio che campeggia adesso sullo schermo. Sapessero quanto siamo spiacenti noi utenti di essere costretti ad avere a che fare con loro. Non c’è tempo però per le legittime polemiche. Rapido passaggio alla Fire stick d’emergenza, comprata per ogni evenienza da un tifoso ancora non del tutto convinto dalla bontà di questo sistema di trasmissione, e le immagini tornano a fluire sullo schermo, questa volta anche con una qualità discreta.

Le due squadre si presentano in campo per l’inizio del secondo tempo effettuando una sostituzione per parte. Nicola inserisce l’anonimo Ederson e toglie l’altrettanto anonimo Coulibaly. Allegri manda in campo Rugani al posto di Chiellini che evidentemente ha ritenuto concluso il suo rodaggio in vista degli imminenti impegni con la Nazionale, ormai a tutti gli effetti la sua squadra di riferimento. L’avvio di ripresa della Juventus somiglia allo scadente copione di un mediocre film andato in scena in fin troppe occasioni. La squadra sembra aver lasciato negli spogliatoi quel minimo di concentrazione indispensabile per continuare a pilotare l’incontro verso una comoda vittoria. Si moltiplicano gli errori tecnici che inquinano la manovra fin dalle prime fasi. Soprattutto sulla destra, De Sciglio e Cuadrado commettono una serie di sbagli in rapida successione. Allegri giustamente si infuria. Basterebbe un episodio contrario per riaprire una partita mai in discussione e in questo momento la Juventus non sembra possedere una forza mentale tale da superare senza intoppi un qualsiasi imprevisto. Nonostante si evidenzi qualche piccola falla nel meccanismo bianconero, non accade niente di irreparabile. La modestia della Salernitana, squadra a tutti gli effetti di Serie B e nemmeno da primissime posizioni nella seconda serie, neutralizza sul nascere qualsiasi velleità di rimonta possano nutrire il tecnico Nicola e i tanti tifosi campani saliti a Torino al seguito della squadra e che continuano a dominare la scena in uno Stadium decisamente silenzioso.
Oltre ai due gol, sono infatti ben poche le circostanze che riescono a scuotere un pubblico ancora ferito ed offeso dall’umiliante eliminazione patita con il Villarreal. Una di queste è il momento in cui Dybala lascia il campo. In evidente calo rispetto al primo tempo, Allegri decide di richiamarlo in panchina per dar spazio a Morata. Il pubblico si alza in piedi per salutare l’uscita del fantasista argentino. Il pessimismo che filtra riguardo alle trattative in corso per il rinnovo, per un momento, lascia la sensazione che l’applauso reciproco tra Dybala e i tifosi presenti allo stadio (che a differenza di quelli virtuali da social non hanno mai messo in dubbio il legame con il giocatore) assomigli al primo atto di un lungo saluto che andrà in scena da qui alla fine della stagione. Nello stesso momento, Nicola inserisce Verdi al posto di Perotti.
Senza più il talento del numero dieci, la manovra bianconera perde quel tocco di classe capace di regalare imprevedibilità ad un’azione che tende ad inaridire. La Juventus si presenta con meno frequenza dalle parti di Sepe. De Ligt impegna il portiere ospite con una girata, rapida ma centrale, direttamente sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Vlahovic rimane isolato, sempre poco accompagnato dai compagni, a combattere una battaglia molto fisica contro Gyomber, al quale il modesto arbitro Ayroldi concede un uso delle braccia fin troppo invadente. Il tifoso davanti alla tv inizia a percepire quella sensazione sgradevole che la squadra di Allegri non riuscirà a trovare la strada per il terzo gol.
La Juventus con il passare dei minuti sembra quasi addormentarsi sul doppio vantaggio. La Salernitana prova ad approfittare degli spazi concessi da una squadra che pare considerare la vittoria già in archivio. Verdi si libera con troppa facilità di Rugani e impegna Szczesny con un sinistro dal limite dell’area sul quale il portiere si fa trovare pronto. Ancora Szczesny è reattivo su una pericolosa conclusione al volo tentata da Bonazzoli. Ancora una volta il portiere polacco viene chiamato a tenere al sicuro la vittoria. Il suo intervento evita alla Juventus il rischio di un finale in affanno.
Nicola si gioca la carta Ribery al posto di Ruggeri, nel tentativo disperato di forzare il destino della partita. Allegri richiama in panchina Arthur e inserisce Bernardeschi, al quale venti minuti sono più che sufficienti per ricordare a tutti le ragioni per cui il suo contratto dovrebbe essere serenamente lasciato spirare alla fine di questa annata. Mediocre al limite dell’insignificante sul terreno di gioco, l’ex fiorentino rappresenta anche una sorta di tappo che limita l’inserimento di qualche ragazzo proveniente da un vivaio che sta rifiorendo. Si fatica infatti a comprendere cosa possa dare uno come Bernardeschi più di Soulé, ad esempio.
Nel finale di gara, l’arbitro Ayroldi si rende protagonista con un atteggiamento che non riscuote grandi consensi all’interno dello “Stadium”. Un pubblico rimasto perlopiù composto nel corso dei novanta minuti, inizia a spazientirsi quando questo giovane signore dall’atteggiamento decisamente arrogante sorvola su diverse situazioni fallose ai danni dei giocatori bianconeri, mentre è puntuale nel risolvere sempre con un fischio in favore dei granata i contrasti che nascono nelle varie zone del campo.
Piovono ammonizioni. Pellegrini viene punito per una simulazione vista soltanto da Ayroldi, quindi tocca prima a Danilo e poi a Rabiot finire sul taccuino dell’antipatico direttore di gara. Il tutto mentre Gyomber continua serenamente a strattonare Vlahovic ad ogni contrasto. Allegri perde la pazienza e prende l’ammonizione anche lui. Per una volta è il team manager ad invitare il tecnico bianconero alla calma.
Le ultime fasi della partita trascorrono senza più alcun sussulto da entrambe le parti. Allegri concede il debutto in Serie A a Fabio Miretti, il talento più brillante fiorito negli ultimi anni nel settore giovanile juventino. Cuadrado lascia il posto al giovane centrocampista. Entra anche Kean, senza nessuna particolare ragione se non quella di togliere il diffidato Vlahovic dal mirino di un arbitro che appare in preda a pericolose manie di protagonismo.
Scadono i quattro minuti di recupero, durante i quali l’unico spunto di rilievo lo regala una telecamera che coglie Cuadrado intento a lanciare qualcosa all’indirizzo di Pinsoglio, turbando la concentrazione del terzo portiere. Ayroldi dichiara conclusa la sfida.

Vince la Juventus, grazie a due reti realizzate da Dybala e Vlahovic nella prima mezz’ora, a conclusione di una partita che, per il divario delle due forze in campo, forse non poteva avere un epilogo differente. Non è stata certamente una partita che ricorderemo nel tempo e probabilmente nessuno lo chiedeva. Sono arrivati tre punti fondamentali per alimentare la rincorsa alla quarta posizione che adesso sembra saldamente nelle mani dei bianconeri.
Il traguardo minimo di questo campionato è ormai alla portata, pronto per essere agganciato in maniera definitiva nelle prossime giornate ed è questa l’unica cosa che ormai conta in una stagione altrimenti negativa, nella quale ancora non si riescono a scorgere quelle basi costruite per il futuro di cui spesso parla il nostro tecnico.