È l’uomo della Champions, Matias Vecino... la garra charrua! Parole nobili, caratterizzate da un’emotività sportiva degna di nota, come fanno i bambini di quattro anni sul divano insieme ai genitori. Il commento di Riccardo Trevisani e Lele Adani è finito nell’occhio del ciclone per la loro spontaneità, fatta di una gioia unica per una squadra che è tornata in Champions dopo 8 anni ribaltando in 5 minuti le geometrie euclidee di un Tottenham abituato a certe platee. Un qualcosa di unico, inaspettato e a dir poco emozionante. Perché San Siro voleva questo e così come hanno sottolineato i due telecronisti di Sky anche i veri  sportivi desideravano un epilogo equivalente. 

 

Ma aldilà del risultato, ancora una volta è stata la semplicità a prevalere. Perché la marcatura di Matias Vecino altro non è che un messaggio arrivato a pochi km da piazzale Lotto con scritto “ se vuoi puoi”. E così i tremolii di inizio secondo tempo hanno colmato il vuoto sportivo che stava annebbiando i settori del Meazza con la furia agonistica di alti livelli, come quando sulla panchina nerazzurra sedeva un certo Mourinho, criticato da arbitri e stampa, ma condottiero puro. Insomma, l’uomo della provvidenza stellare ha colpito ancora e chi ha avuto il coraggio di attaccare l’uruguaiano adesso dovrà chiudersi in un angolo e riflettere attentamente. 

 

La dinastia Charrua di un territorio di circa 177.000 Km quadrati ha trovato il suo esponente veritiero anche lontano da casa. Ma qualcuno, in tempi assai remoti, aveva individuato la giusta strada per raggiungere il successo. E questa volta la macchina del tempo ci conduce nel lontano 1883 quando a Trieste venne alla luce un bambino di nome Umberto Poli. Solo più tardi verrà identificato con il cognome di Saba; quell’identinficazione nascosta e dedicata a chi ha trasmesso il giusto affetto e a chi ha insegnato il vero valore della vita. Un po’ come fanno i genitori ai figli, anche se molte volte accadono fatti inverosimili che non meritano commenti. 

Ma dopo un’adolescenza a dir poco difficile e turbolenta, ecco che arriva una delle poesie più dense di significato. Sì, perché ognuno è libero di interpretarla come meglio crede. E così, la famosa “Città vecchia”, che per certi versi assomiglia alla classica “Piazza Grande” cantata dal grande Lucio Dalla, indica la giusta strada per trovare l’essenza della vita. Lo sfondo è quello triestino, caratterizzato dal binomio austro-italiano che faceva discutere gli intellettuali nel primo decennio del Novecento. Ma ciò che fa più riflettere è la descrizione del porto della città, che ingloba a se merci e uomini, ponendoli sullo stesso piano. La descrizione di figure notturne che si aggirano per le strade nella penuria più totale fanno riflettere e rimembrare. Nel vecchio che non usa un linguaggio consono alle classi elevate, nella prostituta che vende l’amore perchè è costretta a farlo  e nel marinaio che viaggia contro tutto e tutti per poter dare un sorriso ai figli, Saba trova la vera umiltà, l’essenza della vita. Quella semplicità oculata e talvolta disprezzata che sportivamente parlando va a ledere le dinamiche del calcio moderno, sempre più vittima di pettegolezzi e offerte faraoniche. E allora si capisce in pieno l’espressione usata da Daniele Adani, viziata secondo alcuni dal momento, ma sempre più coerente e veritiera di chi commenta le partite tanto per fare, senza un minimo di gioia. La garra Charrua ha dimostrato proprio questo: non basta avere campioni in squadra perché alla fine chi desidera davvero raggiungere l’obiettivo ha sempre la meglio. E l’aiuto reciproco anche se mancano qualità tecniche alla Modric spesso e volentieri compie un passo più grande dei leziosismi e delle giocate individuali. L’atletico Madrid è l’esempio supremo. Se l’Inter adesso è partita in quarta e vede aumentarsi le chance di qualificazione nel girone, il merito più grande è del suo centrocampista, Matias Vecino. E Spalletti, che tanto viene preso di mira , ancora una volta ci ha visto giusto.