Infine venne il giorno. Si gioca finalmente Juventus - Napoli, la partita più lunga della storia del calcio. Rinviata una prima volta lo scorso ottobre in seguito all’intervento della Asl di Napoli, chiamata in causa per un terribile focolaio di coronavirus divampato all’interno del gruppo azzurro e che vedeva coinvolti ben due elementi della formazione partenopea, e rinviata una seconda volta nel marzo scorso, per evitare che la squadra di De Laurentiis vedesse appesantita da un ulteriore gravoso impegno una settimana in cui il calendario già la costringeva ad affrontare Milan e Roma. Impossibile non accontentarli. Il mondo deve ruotare intorno a loro e le cose devono essere fatte come vogliono loro. Altrimenti piangono. Oppure se ne vanno in motorino. Fa lo stesso. Tanto alla fine pretendono sempre di avere ragione loro.
Il focolaio di covid divampato all’interno del gruppo della nazionale e che sta coinvolgendo diversi giocatori che hanno partecipato alla recente spedizione azzurra, estromette dalla sfida anche Bernardeschi. Per la Asl di Torino non sussistono comunque problemi, la partita si gioca. In fondo non si può fare altrimenti. Il Napoli è già partito per Torino. Un peccato far perdere a De Laurentiis i soldi per il viaggio e per il noleggio di un secondo bus, indispensabile per permettere alla squadra di raggiungere lo stadio rispettando il protocollo.

Un’ora prima della partita, l’app ufficiale comunica la formazione. Pirlo questa volta smentisce se stesso. Dopo aver anticipato, nella conferenza stampa del giorno precedente alla partita, che in porta avrebbe giocato Szczesny, schiera invece tra i pali Buffon. Il polacco va in panchina, la scelta è dunque tecnica. Buffon ha la possibilità di prendersi la titolarità della porta fino alla fine di questa stagione. Per il resto, la formazione annunciata sembra voler proporre un semplice e lineare 442 con una linea difensiva formata da Danilo, De Ligt, Chiellini e Alex Sandro. Cuadrado riprende il suo posto sull'ala destra, Chiesa parte da sinistra. In mezzo al campo la scelta cade su Rabiot e Bentancur. Ancora una volta il centrocampo a tre resta nei desideri dei tifosi, compreso anche il tizio davanti alla tv che scrive questi racconti, ma stavolta le scelte di Pirlo appaiono più convincenti. Del resto è difficile agire diversamente. Partendo da questa base, per giocare a tre in mezzo al campo, bisognerebbe sacrificare Chiesa o Morata, oppure continuare con Cuadrado nel ruolo di terzino, dove la sua appariscente spinta offensiva nasconde in parte lo squilibrio che causa in fase difensiva. Questa volta almeno vedremo i giocatori schierati nelle loro posizioni naturali, con l’unica eccezione rappresentata forse da Chiesa. In attacco, conferma scontata per la coppia formata da Ronaldo e Morata. Finalmente, dopo oltre tre mesi, Dybala torna a disposizione di Pirlo. L’assenza dell’argentino per quasi tutta la stagione è probabilmente l’attenuante più solida, se non l’unica, per il lavoro disastroso svolto fin qui dall’allenatore bianconero.

La risposta di Gattuso è affidata ad un 4231 sulla carta molto offensivo. Meret tra i pali, Di Lorenzo, Koulibaly, Rahmani e Hysaj in difesa. In mezzo al campo agiranno Fabian Ruiz e Diego Demme, mentre la batteria di trequartisti a supporto di Mertens, schierato unica punta, è composta da Lozano, Zielinski e Insigne. Da verificare se l’atteggiamento in campo della squadra napoletana asseconderà la vocazione offensiva dello schieramento proposto.
Un super spot che sembra durare più a lungo del solito taglia gran parte dell’inascoltabile inno della lega. Le immagini tornano un attimo prima che i due capitani, Chiellini ed Insigne, si ritrovino con l’arbitro Mariani per le solite formalità che precedono il calcio d’inizio. L’incontro parte subito ad alto ritmo. Come nel recente derby contro il Torino, la Juventus propone un avvio di gara molto determinato. La prima palla gol, enorme, arriva dopo poco più di un minuto. Morata lavora un ottimo pallone a metà campo, resistendo al raddoppio di marcatura portato dai centrocampisti napoletani e allargando sulla destra per Cuadrado. Il colombiano premia la sovrapposizione di Danilo servendolo lungo la linea di corsa. Il cross del terzino brasiliano è perfetto. Irrompe Ronaldo che però, incredibilmente, dal limite dell’area piccola, non trova l’impatto di testa con il pallone. La reazione del portoghese è di incredulità. La stessa incredulità provata dal tifoso bianconero davanti alla tv, che già pregustava il gol dell’immediato vantaggio come conclusione di una delle rarissime azioni in stagione che avevano visto la squadra raggiungere il fondo grazie ad una combinazione tra ala e terzino. Il Napoli risponde immediatamente. Di Lorenzo innesca la fuga di Lozano sulla destra. Dal fondo il messicano serve un pallone arretrato per Zielinski, libero al centro dell’area dopo essersi sfilato dal controllo di Chiellini. Il destro del polacco termina però altissimo. Il pallone si perde tra i seggiolini della tribuna nord. 

Rispetto alle recenti partite di supercoppa e di campionato, la squadra di Gattuso appare maggiormente propositiva. Sente la grande occasione di affrontare la Juventus a Torino nel momento più complicato della tribolata stagione bianconera. La partita continua a scorrere ad un ritmo di gioco elevato. Le due squadre si affrontano con il chiaro intento di superarsi. La Juventus si presenta di nuovo nell’area di Meret. Questa volta è Ronaldo a condurre l’azione e premiare la discesa di Alex Sandro sulla sinistra. Il cross rasoterra del terzino brasiliano viene allontanato da Koulibaly sui piedi di Chiesa che controlla in corsa e calcia, trovando la deviazione in angolo da parte di Rahmani. Cuadrado e Chiesa invertono le loro posizioni. Il colombiano, dopo aver calciato l’angolo, si mantiene sulla fascia sinistra, regalando a Chiesa la possibilità di agire nella sua zona di campo preferita. L’effetto è devastante. Chiesa regala una giocata da ala vecchia maniera. Servito da Danilo, punta e maltratta prima Insigne poi Di Lorenzo per due volte. Rotta la doppia marcatura dei napoletani, lascia partire il cross. Il pallone è rasoterra e leggermente arretrato, quel tanto che basta per incontrare Ronaldo che, liberatosi al centro dell’area, con un tocco preciso di destro lo dirige in porta. Meret è battuto. La Juventus passa in vantaggio poco prima del quarto d’ora. Pinsoglio, questa volta in compagnia di Szczesny, guida come sempre l’esultanza della panchina.

Dell’avvio di gara della Juventus colpiscono in maniera positiva l'atteggiamento, la compattezza e le distanze tra i reparti che favoriscono la fase difensiva e il palleggio. Il pallone si muove con sicurezza e a velocità elevata. Forse aver messo per una volta tutti i giocatori al proprio posto, non averli costretti a rotazioni macchinose e a complicati schemi “liquidi”, ha favorito la buona riuscita della squadra in questo primo tempo. Se c’è da trovare un difetto alla prova della Juventus, questo va ricercato in un’azione spesso rivolta all’indietro. Un modo di pensare il calcio che affonda le radici negli anni di Conte e di Allegri e mai estirpato neppure con Sarri. I giocatori della Juventus, se devono compiere una scelta tra una verticalizzazione oppure un tocco conservativo, nella maggior parte dei casi scelgono la seconda opzione, stimolata in maniera evidente anche dalle indicazioni di Buffon, che rimbombano nello stadio deserto, e dai movimenti di Chiellini, sempre rivolti a creare lo spazio per un passaggio indietro oppure orizzontale.
La regia di Sky, oltre a maltrattare il telespettatore pagante con una serie infinita di primi piani, replay e inquadrature dal basso, si distingue anche per la discutibile decisione di staccare per qualche secondo dalla diretta per offrire un approfondimento tattico, non richiesto e assolutamente non gradito da nessuno (almeno a partita in corso), attraverso lo sky tech. Il tifoso davanti alla tv fatica sempre di più a comprendere chi possa essere interessato a questi continui stacchi che fanno perdere momenti di partita. Paghiamo l’abbonamento per i novanta minuti di gioco, non chiediamo altro.
Danilo con una percussione centrale rompe la linea del pressing napoletano. Arrivato a ridosso dell’area, serve con un pallone filtrante Chiesa, che taglia da sinistra verso il fondo del campo. L’ala bianconera scarica il pallone all’indietro un attimo prima di essere falciato da un intervento assurdo di Lozano. L’arbitro Mariani lascia correre. Il var non interviene. Il fallo sembrava netto anche per i due telecronisti Trevisani e Adani.
Sulla fascia destra la Juventus in questo primo tempo fa quello che vuole. Danilo domina su Insigne, costringendo il piccolo attaccante azzurro ad un lavoro sfiancante in copertura. Il terzino brasiliano scende spesso lungo la fascia di sua competenza, proponendosi come riferimento per la manovra offensiva. Un bello scambio in velocità con Cuadrado libera l’esterno colombiano al limite dell’area. Cuadrado disorienta con una finta l’intera retroguardia partenopea per poi lasciar partire, da buona posizione, un destro incerto e centrale facilmente controllato da Meret.  Il Napoli si rivede nei pressi della porta di Buffon soltanto verso il finale di tempo con un tiro di Insigne che sorvola la traversa senza destare particolari preoccupazioni. La partita fin qui è di marca bianconera. La squadra di Pirlo si riversa di nuovo velocemente nella metà campo azzurra. Morata, lanciato da un tocco in verticale di Cuadrado, conduce la ripartenza lungo la fascia destra. Poco prima di raggiungere il fondo del campo lascia partire un cross rasoterra, arretrato che attraversa l’area e viene raccolto da Chiesa. Forse con troppa precipitazione, l’attaccante bianconero calcia in porta non perfettamente bilanciato con il corpo sul pallone. Il tiro si perde tra i seggiolini della tribuna sud.

Nel finale di tempo reclama un rigore anche il Napoli per un tocco di Alex Sandro su Zielinski. L'arbitro Mariani giudica il contatto troppo leggero per la concessione di un rigore e lascia proseguire. Il  var non interviene nemmeno in questo caso e del resto, dopo aver ignorato la “falciata” di Lozano ai danni di Chiesa, sarebbe stato difficile per i due arbitri davanti agli schermi richiamare Mariani al monitor. 
Su questo episodio si conclude un primo tempo giocato dalla Juventus in maniera abbastanza convincente e che almeno in parte rincuora il tifoso bianconero dopo le prove raccapriccianti offerte dalla squadra contro Benevento e Torino.
La squadra di Pirlo rientra negli spogliatoi portandosi dietro il rammarico e la colpa per non aver trovato di nuovo la via della rete dopo essere passata in vantaggio.
Questa volta però la partita ha offerto più aspetti positivi su cui soffermarsi. Intensità, velocità e concentrazione hanno caratterizzato il buon primo tempo disputato dalla Juventus. La difesa, formata finalmente da quattro specialisti dei rispettivi ruoli, ha offerto una sensazione di maggiore stabilità. In mezzo al campo è piaciuta la prestazione di Rabiot, soprattutto, ed anche di Bentancur, come al solito molto bravo come argine (da sottolineare una sua iniziativa in pressing isolato con la quale, da solo, ha costretto il Napoli a percorrere in ripiegamento tutto il campo), anche se sembra portare ancora addosso le cicatrici di questa stagione segnata da qualche errore di troppo.  Trasmette infatti la sensazione di giocare con una punta di timore i palloni che riceve nella metà campo difensiva. 
Le varie chat di whatsapp, ultimamente dominate da rassegnazione e sconforto, accompagnano l’intervallo rilanciando messaggi di timida soddisfazione. La soddisfazione per la partita fin qui disputata è accompagnata anche da un leggero timore per la seconda parte di gara. Avanza il dubbio se la squadra sia in grado di tenere lo stesso ritmo elevato fino alla fine della partita. La Juventus raramente ha offerto una prestazione ad alta intensità per tutti i novanta minuti.

Le squadre escono dagli spogliatoi con gli stessi uomini con cui hanno iniziato l’incontro. I timori che hanno accompagnato l’intervallo trovano conferma fin dalle prime battute del secondo tempo. Difficile dire se la squadra abbia speso troppo nella prima parte di gara oppure se l’antico istinto di gestire la partita una volta passati in vantaggio abbia di nuovo preso il sopravvento. La Juventus mostra un passo diverso. Cala l’intensità, cala la velocità del possesso palla, aumenta sempre di più la ricerca del gioco all’indietro che favorisce la pressione avversaria. Ricompare quel giro palla lento e rischioso a ridosso della nostra area.

Il Napoli ha subito con Di Lorenzo l’occasione per riequilibrare il risultato. Il tiro del terzino napoletano, liberato in area da una pregevole iniziativa di Insigne, trova pronto Buffon alla respinta. La squadra di Gattuso prende l’iniziativa del gioco, la partita si sposta nella metà campo bianconera. La Juventus difende compatta e ordinata a ridosso della propria area di rigore. Ha anche un paio di occasioni per colpire in contropiede ma prima Cuadrado, servito da Morata, calcia male da favorevole posizione poi è lo stesso Morata che, nel tentativo di servire a tutti i costi Ronaldo, ritarda troppo l’assist verso un meglio piazzato Chiesa, lanciandolo in porta quando ormai era oltre la linea del fuorigioco.

Le prime sostituzioni, accompagnate dai soliti spot, arrivano dalla panchina di Gattuso. Il tecnico napoletano tenta il massimo sforzo offensivo alla ricerca del pareggio. Entrano Osimhen e Politano al posto di Demme e Lozano. Zielinski scala a centrocampo con Fabian Ruiz, Mertens prende la posizione di trequartista fino a quel momento ricoperta dal polacco. L’ingresso in campo del centravanti nigeriano alza il livello fisico della partita per i difensori bianconeri che fino a  quel momento quasi nemmeno si erano accorti della presenza di Mertens al centro dell’attacco azzurro. Osimhen costringe De Ligt e Chiellini ad una partita differente rispetto a quella fin lì giocata, basata principalmente sull’anticipo e sul predominio fisico ai danni del piccolo attaccante belga. Con l’ingresso del nigeriano, in diverse circostanze Chiellini evidenzia un certo affanno e la sensazione, almeno dalla tv, è che le difficoltà del capitano si ripercuotano anche sul resto della squadra causando piccoli momenti di apprensione. Nonostante il possesso palla e il baricentro costantemente nella metà campo bianconera, dopo l’occasione avuta con Di Lorenzo, il Napoli non riesce però a produrre altre importanti palle gol. Si ricordano un tiro di Insigne da posizione defilata e una conclusione da fuori area di Fabian Ruiz. In entrambe le occasioni  gli attaccanti napoletani hanno trovato Buffon pronto alla risposta. La partita in questa fase ricorda molto da vicino la gara giocata nel febbraio scorso contro la Roma, anche il quella occasione la partita fu condotta, almeno nel possesso palla, dalla squadra di Fonseca  ma i gol e le occasioni per segnare furono tutte bianconere.
Intorno al settantesimo, Pirlo propone le sue prime mosse. Richiama in panchina Morata e Cuadrado, forse meno lucido rispetto ad altre occasioni, e inserisce al loro posto McKennie e Dybala. L’ingresso in campo del numero 10 argentino è accompagnato dal grido “dai Paulo!” che, lanciato dalla panchina, rimbalza tra le tribune deserte dello Stadium. Chiesa passa a destra, l’americano offre il suo contributo di energia sulla fascia sinistra. Dybala si muove nelle zone occupate in precedenza da Morata, provando a far pesare sulla sfida la sua classe superiore.
La prima palla è subito quella buona. Bentancur sulla trequarti offensiva arriva per primo su un pallone toccato all’indietro da Ronaldo. Con un passaggio rapido in verticale serve Dybala al limite dell’area, leggermente defilato sulla destra. Dalla sua zona di campo preferita, l’argentino controlla e illumina il mondo. Una carezza di sinistro con cui infila il pallone nell’angolo lontano. E’ il gol del raddoppio per la Juventus. Esplode l’esultanza. Dybala si batte ripetutamente la mano sul cuore. Pinsoglio, seguito a ruota da Szczesny, guida tutta la panchina verso quell’angolo di campo dove la squadra sta celebrando la rete. L’abbraccio di gruppo che sommerge Dybala è forse la risposta migliore alle tante, troppe voci messe in giro in questo ultimo periodo da chi ha soltanto interesse nel danneggiare la Juventus.

Per il Napoli cala la notte. I bianconeri hanno subito l’occasione per trovare la terza rete ma il tocco di Ronaldo verso un liberissimo Dybala, viene intercettato da Koulibaly. Il finale è teso. Si alza il livello dello scontro. I contrasti diventano più duri. In campo c’è qualcosa di più rispetto ai tre punti in palio. Ci sono due squadre e due identità differenti, che non si amano. Politano sgambetta Chiesa a palla lontana. Si accende una piccola mischia. Bentancur, sangue uruguagio e anima forgiata dentro la Bombonera, litiga con tutta la panchina napoletana. La squadra di Gattuso continua a spingere, più con la forza dei nervi che attraverso le idee, alla ricerca della scintilla che possa riaprire la partita. Osimhen riceve palla appena dentro l’area, in posizione centrale. Chiellini, in affanno e forse con troppa irruenza, lo affronta e con il ginocchio lo tocca sullo stinco. Il nigeriano cade a terra. L’arbitro Mariani fischia il rigore. Dei tre episodi verificatisi in questa partita alla fine viene forse premiato quello meno netto. Insigne si presenta sul dischetto per la terza volta nelle tre partite disputate contro la Juventus in questa stagione. Calcia sicuro, incrociando il pallone con il destro. Buffon va dalla parte opposta. Il Napoli accorcia le distanze a ridosso del novantesimo minuto. Il gol di Insigne annulla il vantaggio che la Juventus stava ottenendo nel doppio confronto ma non è sufficiente al Napoli per uscire imbattuto dallo Stadium. I quattro minuti di recupero (e qualcosina in più) scivolano via senza reali pericoli ma con tanta tensione addosso al tifoso bianconero, che teme la beffa di vedersi sfuggire nel finale una vittoria meritata e tutto sommato mai in discussione, nonostante il buon secondo tempo giocato dal Napoli. Non succede. L’ultimo lancio si perde nel vuoto. Il triplice fischio di Mariani sancisce il successo juventino.

Pirlo accenna un sorriso in conferenza stampa. Parla dei troppi punti persi per strada a causa di un atteggiamento troppo spesso sbagliato (come se fosse una giustificazione e non un altro pesante capo d’imputazione), annuncia convinto che rifarebbe tutto quello che ha fatto in questa stagione ed infine, parlando di Dybala e della sua situazione contrattuale, augurandosi di avere a disposizione l’argentino anche il prossimo anno, in qualche modo “minaccia” tutti i tifosi juventini circa una sua possibile permanenza su questa panchina troppo grande per lui anche nel prossimo campionato. Meglio non proseguire oltre l’ascolto e rischiare di rovinarsi una serata finalmente tranquilla. Eventualmente avremo tempo e modo di preoccuparci più avanti di quello che potrebbe accadere in estate. La partita più lunga della storia, iniziata in una fresca serata di ottobre e giocata principalmente nelle varie aule dei tribunali, si è finalmente conclusa. Ha vinto la Juventus che, in attesa di sempre possibili ulteriori ricorsi napoletani, si prende tre punti indispensabili per la rincorsa ad un posto Champions.
A De Laurentiis non rimane che consolarsi con un piatto di ostriche...