Inutile girarci attorno, la strategia di mercato della Juventus si è basata sulla reazione piuttosto che sull'azione. Tutto è cominciato nella sessione pre-covid dell'estate scorsa con Higuain e Dybala di traverso sul mercato e gli impegni già presi per contrattualizzare Rabiot e Ramsey a parametro Zero con ingaggi da Top e l'ideona Lukaku.
Da lì è cominciato il corto circuito che, grazie alle capacità comunicative della Juventus e ad una stampa poco critica, si è trasformato in un ALL IN con una rosa che contemplava le cosiddette 2 squadre, il tutto condito da un nuovo tecnico, Sarri, che era destinato ad aprire un nuovo ciclo tecnico. La successiva sessione di mercato di gennaio 2020 ha portato in dote Kulusevsky, frutto più di una battaglia mercatara con l'Inter che di una vera e propria scelta tecnica, leggasi Hakimi ed oggi all'arrivo di Chiesa.
Questo insieme di scelte ci ha portato a questo mercato post-covid in cui la Juventus ha dovuto fare i conti con gli errori del passato e cominciare a farsi i conti in tasca.
Il Mea Culpa di oggi è sfociato nella scelta di Pirlo e in una sessione di mercato arrivato al capitolo finale, con l'inserimento di nuovi giovani che andranno a formare la base della nuova Juventus. Tradotto, scelto allenatore aziendalista a cui i tifosi perdoneranno la fine del filotto di Scudetti e l'inserimento di giocatori futuribili su cui si scommette nella speranza che il DNA vincente dei senatori rimasti riesca ad attecchire.
Per la Champions ci si affida alla cabala e alla speranza che in fondo ci va un po di fortuna per vincerla, in fondo nella vittoria del 1996 il campionato non la vide protagonista..... e poi! se l'ha vinta il Chelsea con Di Matteo, vale tutto.

Detto questo, oggi si parla di un Paratici in partenza quasi come se fosse il male della Juventus, ma la verità è che un dirigente che ha dato il suo contributo a questi 10 anni di dominio in Italia e che ha portato la Juventus in finale per 2 volte, nulla si può dire. Certo si possono commettere degli errori, ma chi non li fa! La speranza, piuttosto, è che non lo si rimpianga.