Come noto a tutti i calciofili, in data 22 dicembre 2020, il Collegio di Garanzia del Coni, presieduto da Franco Frattiniha cassato, senza rinvio (ovvero senza rimandare il giudizio alla Corte d’Appello Federale), la sentenza della citata Corte, che confermava il giudizio di primo grado, ovvero la sconfitta a tavolino del Napoli e la penalizzazione di 1 punto in classifica, per non essersi presentato a Torino, a disputare la partita Juventus-Napoli, programmata per il 4 ottobre scorso.

Il Collegio di Garanzia del Coni ha deciso di cancellare la citata sentenza e le relative sanzioni, imponendo lo svolgimento della partita a data da destinarsi, sebbene gli avvocati del Napoli abbiano proposto che la partita si potesse disputare lo stesso giorno (al mattino) degli ottavi di Champions League o di Inter-Juventus del prossimo 17 gennaio 2021. Dopo un intenso dibattito, si è preferito demandare la decisione sulla data alla Lega.
Dinanzi a tale sentenza, le altre squadre, in particolare, le milanesi, si sono trincerate dietro un silenzio assordante.
A pensar male, il mutismo potrebbe essere determinato dal fatto che Milan ed Inter veleggiano in testa alla classifica e che la sentenza toglie tre punti alla Juventus (la più odiata ma anche la più temuta), relegandola a distanza siderale dal duo di testa…
Grande eco, invece, sulla stampa, dove campeggiano titoli eclatanti quali "La vittoria del Diritto", "Giustizia è fatta", "La salute prima di tutto"
Sino a qui, la cronaca reale degli eventi.
In questa sede proviamo ad immaginare che cosa sarebbe accaduto a ruoli invertiti.

La partita e il famoso sms
In data 4 ottobre, la Juventus era attesa al San Paolo per disputare la partita contro il Napoli. Soltanto la squadra partenopea era presente però allo Stadio e la Juventus aveva motivato l’assenza per cause di forza maggiore, in quanto l’ASL di Torino aveva negato ai bianconeri la partenza per Napoli, per motivi di sanità pubblica, inerenti alla pandemia da Covid 19 in corso. La Juventus aveva giocato l’ultima partita con il Genoa, che aveva consuntivato in settimana nove calciatori positivi al Covid, mentre la Juventus aveva a sua volta già due contagiati.
Il Presidente De Laurentiis, presente allo Stadio San Paolo il 4 ottobre, viene intervistato da un’emittente privata e rilascia, urbi et orbi, la seguente dichiarazione: “Andrea (ovvero Andrea Agnelli) mi ha inviato nei giorni scorsi un sms, chiedendo di rinviare la partita. Gli ho risposto di no perchè il Napoli rispetta le regole (ovvero il Protocollo FIGC)”

Alla luce del diniego di De Laurentiis, si assume quindi, secondo quanto riferito dai media, che Agnelli si sia adoperato per precostituirsi un motivo ostativo alla trasferta e quindi abbia contattato il Presidente della Regione Piemonte, perché “obbligasse” (di sabato, peraltro...) il Direttore della ASL di Torino ad emanare il divieto alla trasferta.
La reazione degli organi di informazione, locali e nazionali, è stata, come ovvio, tagliente nei confronti della Juventus, rea di fare e disfare le regole a suo piacimento. Mentre tutte le altre squadre avevano osservato sino a quel momento il Protocollo, giocando partite con rose falcidiate dal Covid, la Juventus aveva tramato per non scendere in campo. Inaudito!!! Ove la Giustizia Sportiva non avesse provveduto a sanzionare la Juventus, sarebbero intervenute interpellanze parlamentari per proporre la radiazione della società bianconera da tutti i campionati nazionali. Si ripeteva Calciopoli 2006!
Pistocchi e Ziliani diffondevano tweet evidenziando le nefandezze bianconere sin dal primo scudetto del 1905, con le prove della combine che coinvolse l’ultima partita con il Genoa (che fu ripetuta tre volte, al fine di costringere i calciatori liguri a dormire all’aperto, sotto la neve, per mancanza di fondi).

Il giudizio di primo grado
Dopo un’intensa fase istruttoria ed in un ambiente calcistico in fermento, il Giudice Sportivo di Primo Grado, Valerio Mastrandrea emette sentenza di condanna nei confronti della Juventus, dimostrando in modo articolato l’insussistenza della causa di forza maggiore, addotta dalla Società bianconera.
Il mondo del Calcio accoglie con manifestazioni di giubilo, pari solo alla vittoria del Campionato del Mondo, il verdetto. Si sprecano i commenti. “Lo Sport trionfa contro il magheggio”. “Non è possibile disattendere un Protocollo firmato da tutte le squadre solo due mesi prima”. “Solo la protervia della Juventus poteva giustificare un verdetto diverso”.

Il giudizio di secondo grado
La Corte d’Appello Federale, presieduta dal Giudice Piero Sandulli (lo stesso che in appello condannò la Juventus nel 2006), conferma la sentenza di primo grado ma si spinge ben oltre, in quanto la sentenza, ricostruendo la dinamica dei fatti, evidenzia come si siano integrati i presupposti, da parte della Juventus, della violazione dei principi di lealtà e probità sportiva.
In esito alla sentenza, si sprecano i commenti favorevoli del mondo politico e della stampa sportiva: “Ancora una volta Sandulli stanga la Juventus”; “Dopo il 2006 ecco il 2020: sono da radiare!”, “E’ la vittoria del Bene contro il Male!”, “Juve, inchinati e rispetta il verdetto! Hai barato!”
Pistocchi e Ziliani lanciano sui social l’affettuosa campagna: “Mettete gli juventini nei campi di rieducazione!”

Il giudizio di terzo grado
Si arriva quindi – tra l’imbarazzo degli addetti ai lavori, dopo l’impietosa motivazione della sentenza di seconda istanza - davanti al Collegio di Garanzia del Coni per l’ultimo grado di giudizio della “magistratura” sportiva. Con grande classe, il Napoli Calcio non si costituisce in giudizio, mentre appare singolare la contestuale mancata presenza della FIGC, quasi a sancire un pilatesco “Noi ce ne laviamo le mani”.
Dopo un breve dibattimento a senso unico da parte della Juventus, supportata da un binomio di avvocati, il Collegio di Garanzia riforma la sentenza, emettendo – a solo due ore dall’inizio della partita Napoli – Torino – il verdetto, che restituisce il punto di penalizzazione alla Juventus e impone la disputa della partita.

Alla diffusione del Comunicato Stampa del Collegio di Garanzia, che rende conto dell’esito del giudizio, esplode la contestazione in tutta Italia. Eludendo le forme di distanziamento sociale, falangi delle tifoserie di tutte le squadre nazionali, dai semi professionisti alla Serie A (con striscioni inneggianti alla nomina di Pistocchi, come Presidente del Collegio di Garanzia del Coni e di Ziliani, come Presidente della FIGC) confluiscono nelle piazze delle principali città italiane. La richiesta è univoca: la radiazione della Juventus e l’esilio a Cascais di tutta la progenie della Famiglia Agnelli.
In particolare, a Napoli viene portato in trionfo, su una carrozza trainata da quattro ciucci, il Presidente Aurelio de Laurentiis considerato, da una parte, la vittima del sopruso ma anche l’artefice della rivolta di tutto il mondo calcistico (e non solo) contro la Juventus.
Il verdetto del Collegio di Garanzia sancisce in sostanza la fine del campionato di calcio nazionale, in quanto nei giorni successivi vengono depositati i ricorsi per invalidare le partite disputate in precedenza, da parte delle squadre, che avevano giocatori contagiati e quindi non disponibili, secondo le regole del Protocollo.

Ovviamente, i ricorsi vengono tutti accolti, in quanto la sentenza del Collegio di Garanzia del Coni costituisce il presupposto per l’esito vittorioso delle istanze. Peccato non ci siano più date di calendario disponibili, per cui il campionato di calcio viene interrotto. Nel frattempo, l’UEFA comunica alla FIGC che, a fronte della sentenza del Collegio del Coni, l’Italia viene sospesa, ad libitum, da tutte le competizioni europee, in quanto non sono state rispettate le regole del Protocollo, emanazione delle statuizioni UEFA.

Sulla base di indiscrezioni di stampa, pare che nella PEC con la quale l’UEFA comunica alla FIGC l’esclusione, ci sia scritto il seguente passaggio, redatto in italiano, al fine di far comprendere bene il messaggio: “Ma, secondo voi, che c@@@o abbiamo scritto a fare il Protocollo con regole precise, che consentono la disputa delle partite se poi una Federazione, come la vostra, le considera carta da cesso?”
La FIGC comunica alla Lega la decisione irrevocabile della UEFA. In seduta plenaria, i Presidenti della Lega di Serie A, prendono atto della decisione e deliberano lo scioglimento della Lega e la fine di ogni manifestazione calcistica professionistica in Italia.
Solo alcune squadre proseguono la loro attività, fuori dai confini nazionali o nella categoria “Dilettanti”.
La Juventus radiata in Italia, si iscrive alla Premier League (in realtà Agnelli aveva già in animo di farlo da almeno un lustro, per partecipare ad un campionato più competitivo, in quanto la sola nomina di Pirlo ad allenatore poteva rivelarsi non sufficiente a pareggiare il gap con le altre).
L’Inter si scioglie e confluisce nella compagine cinese dello Jiangsu di Suning. Conte resta comunque allenatore (gongolante perché non dovrà più partecipare ai gironi di Champions League) e viene sorpreso ad armeggiare con un convertitore di valute, per scoprire a quanto corrispondono in yuan cinesi 12 milioni di euro netti all’anno.
Il Milan, dichiarato vincitore dell’ultimo campionato nazionale, si iscrive alla Coppa dei Campioni della Brianza.
Il Napoli - dopo che Aurelio De Laurentiis ha firmato “a sua insaputa”, con gli altri Presidenti di Lega il documento che sancisce la fine del campionato di calcio professionistico in Italia – contesta la citata decisione davanti alla Corte di Giustizia dei Diritti dell’Uomo. Come prova tangibile della veridicità delle sue ragioni, ADL mostra in udienza un’urna, asserendo che trattasi del sangue liquefatto di San Gennaro. In realtà è solo una scorta di conserva di pomodoro San Marzano DOC che il mitico presidente partenopeo porta con sé quando si reca in Lega per una spaghettata verace con gli amici. Ha infatti abbandonato le cassette di ostriche per i noti motivi… ma questa è un’altra storia.