Quando un’azienda va male, quando un esercizio si chiude con ingenti perdite, qualcuno deve pagare il conto, bisogna trovare il famoso capro espiatorio a cui addossare tutte le colpe e sacrificarlo per il bene comune.
E’ inutile girarci intorno, provare a trovare del buono quando non c’è, a fine giugno, a meno di improbabili miracoli sportivi europei, la stagione 2022/23 dell’Inter sarà dichiarata fallimentare e il responsabile sarà Simone Inzaghi.

Stamattina guardando la classifica della Serie A mi è venuta la pelle d’oca, rimanere fuori dalle prime quattro e quindi dalla Champions League non è una possibilità così remota e, se vogliamo, la beffa più grande sarebbe perdere la semifinale di Coppa Italia con la Juve e poi vederla vincere il trofeo con conseguente qualificazione in Europa League.
Le premesse per un’estate tormentata ci sono tutte, e per fortuna, diciamo la verità, là davanti a passo da record, a petto in fuori trionfante c’è il Napoli, che è sicuramente, per noi tifosi interisti, meglio del Milan e della Juve.

In caso di mancata qualificazione in Champions League la lista dei partenti sarebbe da prima pagina di giornale: Dumfries, Gosens, Brozovic, Barella e Martinez… con Lukaku rispedito cortesemente al mittente.
Senza gli introiti della maggior competizione UEFA, visto che la proprietà ha debiti in tutto il mondo che non vuole o non riesce a pagare, all’Inter servirebbero dai 150 ai 170 milioni di euro per non portare i libri in tribunale, soldi che potrebbero arrivare soltanto dalle cessioni.
L’accesso alla prossima coppa con le orecchie consentirebbe invece di cedere il sopravvalutato Dumfries più un solo pezzo pregiato, comunque rispedendo probabilmente al mittente l’ormai bolso Lukaku.
Questa è l’Inter, conigli dal cilindro di Ausilio e Marotta non ne escono più, la situazione è oggettivamente molto preoccupante, credo che in queste ore l’aria che si respira nei corridoi della sede dell’Inter sia ahimè simile a quella che si respirava in Lehman Brothers a settembre del 2008.

Ma veniamo alla causa del possibile disastro, all’imputato il cui processo è giù iniziato, al colpevole che verrà condannato e messo alla gogna.
Simone Inzaghi ha tante colpe, anzi, a mio parere ne ha solo una, non essere stato in grado di motivare ogni partita la squadra.
Tecnicamente non si discute, nessun allenatore di serie A e B tecnicamente si può discutere, se è arrivato lì è perché sa allenare.
Il problema, nel calcio di oggi più che mai, è la testa, è avere la forza, la capacità di entrare nella testa di giovani milionari che si sentono dei e convincere quella testa non sempre da premio Nobel a far andare le gambe ininterrottamente per 95 minuti ogni mercoledì, ogni domenica. Simone Inzaghi non è in grado di fare questo e pagherà questa sua mancanza.

Io, fossi la dirigenza, la proprietà, prenderei, in senso figurato, a calci nel sedere i giocatori non pagandogli la settimana di stipendio per ogni partita pareggiata o persa contro avversari che guadagnano un decimo.
Un punto con il Monza, zero punti con l’Empoli, zero punti con il Bologna nell’ultimo mese, mese e mezzo.
Colpa solo di Inzaghi?
Non scherziamo ragazzi, Inzaghi non è forse da Inter, ma io fossi un giocatore che indossa la maglia nerazzurra con 5 milioni di stipendio all’anno mi vergognerei a fare certe prestazioni inqualificabili.
Ricordiamoci una cosa, che Gasperini ha illuminato l’Europa con quattro ragazzotti pagati poco più dei Primavera dell’Inter e Spalletti sta per entrare nella storia con la vittoria di un campionato da Guinness dei primati. Forse non erano, non sono così scarsi come pensavamo.

Il mio pensiero finale va a tutta l’area tecnica, ovviamente allenatore compreso, che ha costruito una squadra ultima in Serie A per dribbling tentati e riusciti. Senza creare superiorità numerica è molto difficile fare goal, noi interisti lo abbiamo imparato bene.