Inter-Juve non è più una partita di calcio, è forse irrimediabilmente, con le dovute proporzioni, uno scontro ideologico-spirituale senza fine, come quello tra fascisti e comunisti che dura da circa un secolo, senza che ormai ci sia più una ragione vera, come quello tra cristiani ed islamici che ha creato tanti problemi al mondo e che continua a spaventarci.

Essere interisti è negli ultimi trent’anni diventata una filosofia di vita, una religione, uno di quei credo integralisti per i quali si è disposti a tutto per la causa, ed odiare a prescindere il nemico juventino è un simbolo di appartenenza, come lo è per gli juventini sfottere, insultare in continuazione l’odiatissimo avversario interista, reo a suo dire di essere il vero ed unico cospiratore ogni qualvolta la Vecchia Signora viene indagata, processata e condannata per le sue malefatte sportive e non.

Ad ogni derby d’Italia l’aria che si respira in campo, sugli spalti, nelle sedi societarie e sui media è tossica, è velenosa, non fa bene allo sport e in generale alla vita delle persone coinvolte.
E’ dal 1998, dallo Juve-Inter che decise un contestatissimo scudetto con il famoso rigore non fischiato per fallo di Juliano su Ronaldo (quello vero) che ci sono risse in campo, Società che finiscono nei tribunali, amici che non si parlano per mesi dopo litigi se va bene solo verbali.

Ieri sera l’ennesima figuraccia da campetti infangati e pieni di buche di terza categoria, dove operai, impiegati e venditori di Folletti (mi ringrazierà la casa produttrice per la pubblicità) sfogano ogni domenica pomeriggio le proprie frustrazioni legate ad un lavoro che non piace e che fa arrivare a mala pena a fine mese, e fuori dal campo, in piedi o seduti su sedie di legno anni ‘50 portate da casa, amici e parenti a gridare cose ignobili ai contendenti e al povero arbitro il più delle volte panciuto e più frustrato ed arrabbiato con sé stesso e con il mondo dei ventidue brocchi impegnati a tirarsi calci sul prato spelacchiato circondato da righe di gesso bianco a formare quello che dovrebbe essere un perfetto rettangolo ma spesso assomiglia più ad una figura scombinata.

Lukaku che fa un’entrata killer su Gatti, il pubblico che gli dà della scimmia per mezz’ora… 
Lukaku che trasforma un rigore regalato da Bremer ed esulta azzittendo gli spalti nemici
Cuadrado che come al solito fa di tutto per essere ricordato non come un ottimo dribblatore, ma come un fortunato atleta rubato ad una vita da delinquente.
La cosa che però più mi ha disturbato ieri sera sono state le frasi post gara di Perin e Danilo, i quali non hanno speso una parola per condannare gli insulti razzisti dei loro tifosi, ma hanno invece addirittura puntato il dito contro Lukaku per il suo modo di festeggiare il goal.

Signori, qui siamo alla follia! L’arbitro che non ferma la partita per i cori, l’arbitro che espelle Lukaku per aver provocato la tifoseria avversaria, i giocatori della Juve che colpevolizzano Lukaku!
A me sinceramente di Inter-Juve non me ne frega più di tanto, da tifoso interista nato a mezz’ora da Milano la partita che sento veramente è il derby Inter-Milan, la Juve per me vale tutte le altre squadre, ma l’ansia pre-partita e il nervoso post partita che ogni volta mi scatena lo scontro tra i miei nerazzurri e i bianconeri non è per niente salutare, perché ogni volta so che succederà qualcosa.

Direi che è arrivato il momento di piantarla tutti, di finirla con questa rivalità insana, è arrivato il momento di cambiare un disco stonato, noioso, fastidioso, ma è anche arrivato il momento di tutelare la dignità dei giocatori, che sono sì professionisti super pagati, ma non per questo costretti a sopportare qualsiasi cosa.
Non è corretto, è paradossale espellere un giocatore per aver azzittito migliaia di incivili e non punire MAI quei migliaia di incivili che insultano, distruggono, delinquono.

Basta mandare in galera i ladri di galline e far finta di niente con chi mette le bombe. Il paragone è sicuramente forzato, inappropriato, ma spiega benissimo l’Inter-Juve nel Paese del paradosso.