Non è stata una partita facile quella disputata dall'Inter sul campo arcigno della Sardegna Arena. Lo aveva capito anche Antonio Conte quando, durante la conferenza stampa pre-match, aveva spiegato ai giornalisti presenti come il Cagliari fosse una squadra da non sottovalutare, improntata su una certa fisicità e sulla voglia di riscattare lo 0-1 patito nella prima giornata di campionato contro il Brescia. Il campo ha poi confermato i pensieri dell'ex tecnico di Juve e Chelsea, ma alla fine tutto è andato a favore dei nerazzurri, con il rigore segnato da Romelu Lukaku che ha raffreddato un po' le speranze dei sardi.

Certo, chi si aspettava passi avanti sul piano del gioco, sarà rimasto sicuramente deluso, anche perchè durante il corso dei novanta minuti si è potuto notare un netto predominio fisico sull'aspetto qualitativo; eppure, nonostante tutto, alla fine i ragazzi di Conte non si sono sgretolati come nella passata stagione, anzi, hanno sfruttato nel miglior modo possibile i centimetri di Ranocchia e Skriniar.

Impossibile non fermarsi a pensare alla trappola escogitata da Maran, l'uomo che non ama giocare per vincere, ma che alla fine riesce molto spesso a portare a casa l'intera posta; ci ha provato anche ieri sera, bloccando la squadra nella propria metà campo per poi provare un forcing finale in grado di spostare gli equilibri a favore del Cagliari. Le cose non sono andate secondo il previsto, ma con l'aiuto del mercato, l'ex allenatore del Chievo è riuscito a dare un'identità alla sua squadra, resa nota dalla grinta di Nainggolan e dalla bravura di Nandez, per non parlare di Simeone, che è stato in grado di garantire una maggiore imprevedibilità rispetto alla stabilità di Cerri.

Dall'altra parte però l'Inter dispone di pedine importantissime per sognare in grande. Conte sceglie di confermare gli undici scesi in campo contro il Lecce e la scelta si rivela vincente; una difesa a tre fisica, con l'aggiunta di D'Ambrosio, vero jolly difensivo e un centrocampo basato sulla fisicità di Vecino e sull'asse perfetto tra Brozovic e Sensi. Proprio da quest'ultimo punto vogliamo ripartire. Per quanto la partita di ieri sera sia stata giocata sulla fisicità, alla fine ciò che ha fatto la differenza è stata la qualità di manovra negli ultimi metri, portata avanti dall'ottima visione di Sensi, coadiuvato da un Brozovic intrappolato dal centrocampo cagliaritano. Rimarrà sotto gli occhi di tutti la splendida giocata che ha portato l'arbitro Maresca a fischiare il calcio di rigore ai nerazzurri, permettendo poi a Romelu Lukaku di segnare il suo secondo gol nel campionato di Serie A.

Se è vero che senza Marcelo Brozovic l'Inter fatica a gestire la palla, è altrettanto vero che la qualità palla al piede di Stefano Sensi non si vedeva da anni nella Milano interista. Un punto importante su cui dovrà riflettere anche Conte, che è stato in grado, grazie all'ausilio di Marotta, di strappare l'ex giocatore del Sassuolo ai cugini rossoneri, presentando ai tifosi nerazzurri una pedina che sta diventando centrale nelle idee del tecnico leccese. Bene così, per costruire una grande squadra non importa comprare solo top player, anche perchè i veri colpi sono quelli in grado di far aumentare il valore a medio/lungo termine; Sensi è uno di questi, e anche i più scettici iniziano a credere nelle potenzialità del ragazzo. Ragazzo che è stato convocato anche da Roberto Mancini in Nazionale, segno che le premesse sono ottime e il Mancio, conoscendolo, non si farà di certo problemi a lanciarlo in campo dal primo minuto.

Sarà una sosta assai particolare, visto e considerato che nonostante le due vittorie ottenute dall'Inter, Antonio Conte avrà circa due settimane per poter lavorare al meglio con gli esclusi dagli impegni con la propria nazionale, dando vita a quelle lezioni tattiche che hanno reso l'ex ct dell'Italia uno dei migliori allenatori al mondo. Intanto, il primo asse vincente, nell'attesa di Barella, è stato già composto, e ora Conte può sorridere, facendo aumentare quell'1% di possibilità di vittoria del titolo che è stata vitale per accasarsi nella rivale storica della Juve, quell'Inter che ora si è tolta la maschera e ha lanciato il primo segnale d'attacco.