Prima dell'indigestione, a partire da domenica prossima, per le partite dei mondiali in Quatar, il big match si gioca nel bellissimo stadio di S. Siro, ribattezzato Giuseppe Meazza, contro i campioni d'Italia del Milan.

Ieri, fosse finita in pareggio, avrei avuto l'amaro in bocca e quindi, per come è andata, ho dovuto ingoiare l'acre fiele della sconfitta. Quando giovedì scorso ho partecipato alla piacevole serata allo Space Milan, abbiamo, oltre alle varie tematiche, affrontato la questione arbitrale, Var compreso, dopo topiche ritenute inspiegabili. Ho posto la classica domanda, in una sorta di sliding doors: incapacità o malafede? Nella discussione, sempre molto costruttiva (rinnovo i complimenti a tutti, davvero a tutti), ognuno ha perorato, giustamente, la propria idea. Oggi, nonostante quello che tutti hanno potuto vedere, devo insistere sulla incompetenza perché altrimenti, non riuscendo tuttora a spiegarmelo, non potrei più vedere un solo minuto di una partita di calcio.
Quello che mi dispiace, molto, è che in questi casi la splendida partita dei ragazzi viene posta in secondo piano e lo ritengo profondamente ingiusto. Un punto in più poco avrebbe inciso, ma la prestazione, inevitabilmente, sarebbe stata giudicata sotto una lente di ingrandimento diversa.
Comunque, ci arriveremo. 

Gli episodi chiave sono due: il rigore su Ikoné e, attenzione, il fallo subìto da Duncan a centrocampo da cui è partita l'azione per il gol vittoria dei rossoneri dopo un'uscita avventata e sbagliata di Terracciano che, come dimostra il frame, doveva comunque indurre l'arbitro Sozza a fischiare la classica carica al portiere.
Infatti, nella disamina dei quotidiani (ho fatto un sunto delle testate sportive più importanti e non solo), viene evidenziato che "Il braccio sinistro di Rebic ostacola inequivocabilmente le braccia di Terracciano protese in uscita (sarebbe arrivato sul pallone); poi lo travolge: fallo netto, anche qui incredibile, mancato intervento della Var".
Sul fallo di Tomori, le immagini evincono senza dubbi che "Intervento in salto (primo elemento), in scivolata, su Ikoné: c'è un contatto evidente fra la gamba destra del rossonero e la coscia sinistra del viola, basterebbe quello. In più entrambi vanno sul pallone, l'ultimo tocco è di Ikoné col pallone che resta nella disponibilità. Era OFR e rigore".
Sono certo, e lo affermo, giurando, senza il minimo sarcasmo, che da Angelo a Johnny, amici tifosi social della squadra di Pioli, fino ai tanti che conosco personalmente da una vita, siano imbarazzati per quanto visto. Contenti per la vittoria, come lo sarei stato io a parti invertite, ma pensosi per quanto hanno avuto modo di assistere. Le persone intelligenti non si rifugiano dietro il classico "anche noi quella volta abbiamo subìto perciò..."; la congiunzione, in questo caso, sarebbe di troppo e fuori luogo. Ne avrò modo di discuterne con loro, con estrema serenità a bocce ferme, in un prossimo incontro sulla loro piattaforma.
Stavolta sono furibondo con l'arbitro, con la Var e con i vari commentatori che cercano di giustificare quanto successo a San Siro.
Il giustificazionismo ha sempre portato situazioni aberranti...
Si parla di margini di valutazione, di decisioni soggettive, ma mi pare che molti stiano ad arrampicarsi sugli specchi; un fallo c'è o non c'è e un rigore... idem. Se anche la Var non riesce ad avere la meglio sulle decisioni del direttore di gara, a cosa serve? Alla fine, come abbiamo visto e rivisto, se c'è il desiderio di agevolare qualcuno, il sistema, o il Sistema, lo trovano sempre.

Veniamo a noi...
La rabbia è ancora più grande perché la Fiorentina ha giocato una bella partita, a viso aperto, mettendo sovente il diavolo nella propria metà campo. La squadra mi ha piacevolmente stupito e ha giocato bene arrivando al pareggio con Barak dopo una netta supremazia culminata con il palo di Biraghi. 
Nella seconda frazione, tranne una azione madornale che Leao si divora, abbiamo avuto un contropiede malamente fallito da Terzic che, in netta superiorità numerica, non si accorge della solitudine di Ikoné in mezzo all'area e alla sovrapposizione di Jovic. Al minuto 89' la possibilità di mettere il sigillo e i tre punti sull'incontro: Ikoné, ottimamente servito in area, stoppa di petto e, dopo aver addomesticato il pallone, tira a botta sicura nell'angolo incustodito dall'ex portiere viola. Tomori, vero deus ex machina dell'incontro, respinge sulla linea.
Stop.
Cosa ci rimane in generale? La Fiorentina è stata regolare, continua e soprattutto, in questo ultimo mese, ha mantenuto le aspettative. Nel trittico contro Spezia, Sampdoria e Salernitana ha conquistato quei 9 punti fondamentali per mantenere ancora aperta la possibilità di giocare per i primi sette posti. Tre successi di fila, che diventano cinque considerando anche la Conference League, utili per la classifica ma anche per dare sostanza e concretezza al lavoro che sta portando avanti Vincenzo Italiano. I punti di ritardo rispetto al piazzamento centrato nella scorsa annata, non sono pochi, ma se si considera com'era la situazione un mese fa dopo la partita "strana" contro l'altra squadra di Milano con le strisce sempre nere ma di colore azzurro, di sicuro c'è stato un evidente passo in avanti.
Sono due gli aspetti che hanno influito maggiormente: il passaggio a un nuovo modulo rispetto a quello di partenza (il 4-2-3-1 è diventata una necessità) e le scelte nette e categoriche fatte dall'allenatore soprattutto in funzione della titolarità. Il turn over esasperato, che ha caratterizzato in negativo la prima parte di stagione, togliendo certezze è un lontano ricordo. Un esperimento che non ha portato benefici, un passaggio a vuoto che Italiano ha saputo comprendere e correggere in corsa. La capacità e la bravura di un giovane allenatore ambizioso come il nostro passa anche dal comprendere gli sbagli e a rimediare in corsa. E la cosa non è sempre scontata. La Fiorentina, come lo scorso anno, ha finalmente acquisito una sua nuova identità. 
Le nuove gerarchie hanno messo in evidenza alcuni sbagli di valutazione commessi in estate in sede di mercato. Gollini, ad esempio. Arrivato per giocarsela con Terracciano per il ruolo di primo portiere, di fatto non è mai riuscito a convincere l'allenatore a schierarlo con una certa continuità. Anche Mandragora e Barak (solo ieri e in rarissime altre occasioni abbiamo rivisto il talento di Verona) fino ad ora non hanno reso in pieno per quelle che erano le potenzialità e le aspettative di inizio stagione. Non bastano alcune prestazioni sufficienti; da due come loro è lecito attendersi qualcosa in più. Proprio come ha iniziato a fare con una certa continuità Luka Jovic. Criticato, aspettato, sostenuto dall'allenatore e dalla dirigenza, adesso l'attaccante sta rispondendo con i gol. Segna con regolarità e soprattutto partita dopo partita dà la sensazione di acquisire sempre maggiore consapevolezza nel fatto che è lui il calciatore deputato a trascinare la Fiorentina. 

Sul mercato, ma ne avremo modo di parlarne, andrei, comunque, a prendere tre giocatori più uno. 
Un difensore esperto che in circostanze come quelle di ieri, possa prendere per mano il reparto, sarebbe ideale. A centrocampo un Sabiri, per esempio, potrebbe crescere e contro formazioni chiuse sarebbe ideale per cercare soluzioni alternative. Un attaccante; un attaccante! Chi vi pare ma uno regolare in doppia cifra ci vuole. Un portiere che dia meno sicurezze del posto al titolare Terracciano e che possa far crescere con calma il giovanissimo Martinelli: un predestinato.

Prima di una chiosa particolare su Fiorentina e Mondiali, andiamo a sentirlo in sala stampa un amareggiato Vincenzo Italiano.
"Nel primo tempo siamo stati ordinati, dove abbiamo fatto meglio del secondo, quando si è aperta la partita con occasioni sia di qua che di là. È l'ennesima partita persa con tanti rammarichi, non portiamo a casa punti in una gara dove meritavamo ampiamente. Siamo venuti qua prima di tutto per non consegnare palloni al Milan, giocando con personalità. Nel primo tempo l'abbiamo fatto in modo davvero egregio, mentre nel secondo non abbiamo chiuso la partita quando dovevamo. Bisogna crescere e maturare perché non è la prima volta che ci capita. Non mi è piaciuto quando ci siamo allungati, ma giocavamo contro il Milan. È chiaro che quando hai occasioni li devi castigare, altrimenti alla prima palla gol che subisci va a finire così".
Sul gioco viola di oggi: "Con il trequartista il nostro attaccante è spesso costretto ad attaccare la profondità, è ciò che sto chiedendo spesso alle punte. Attaccare gli spazi, cosa che facevamo anche prima ma non con questa frequenza. Spesso tenevamo palla ma non arrivavamo ad avere occasioni, cosa che invece adesso accadde: qualcosa è migliorato. Oggi tutto ciò è stato fatto bene, soprattutto mi è piaciuto Barak. Rispetto a un mese fa siamo un'altra squadra come atteggiamento".
Gli episodi arbitrali hanno condizionato la gara. "Non ho nulla da dire su questi episodi, perché non ho voglia di sporcare una prestazione straordinaria dei ragazzi; ho visto una squadra mettere alle corde il Milan nel primo tempo, poi nel secondo tempo abbiamo avuto occasioni nitide clamorose. Perdiamo l'ennesima volta nel recupero, dobbiamo migliorare: non è possibile lasciare punti per strada. Penso che non sia giusto: dopo una prestazione del genere non portare via punti non è giusto".
Quanto queste 23 partite hanno fatto crescere "lo guardo tantissime partite, il calcio si evolve ogni giorno: c'è da imparare e rubacchiare a quelli più bravi, mettendo nelle condizioni i calciatori di rendere secondo le proprie caratteristiche. C'è stato un mese in cui tutto si stava complicando ed è responsabilità dell'allenatore cercare di sistemare. Giocavamo palla tra piedi, adesso attacchiamo più gli spazi andando oltre le linee difensive. Bisogna credere in quel che si fa: crescita mia e crescita dei ragazzi. Giocare ogni tre giorni è un altro sport, preparare le partite così non è facile". L'Europa è ancora possibile? "Ancora è lunga, mancano 4 partite al giro di boa. Può accadere di tutto, lo dimostra la Serie A. ci sono squadre che partono bene e poi hanno flessioni".
La sottolineatura finale è su Gonzalez che, secondo il mio punto di vista, con il suo comportamento, si è già messo alle porte da solo. "Condivido il fatto che quando un calciatore quando non è a disposizione non è solamente per un problema fisico, se qualcuno non se la sente mentalmente è come se fosse infortunato".

Prima dei voti, una simpatica statistica.
Nella storia, quanti e quali sono stati i giocatori Viola convocati nelle proprie Nazionali? 
2022 (5): Gonzalez (Argentina), Jovic e Milenkovic (Serbia), Amrabat (Marocco), Zurkowski (Polonia).
2018 (2): Badelj (Croazia), Milenkovic (Serbia).
2014 (2): Cuadrado (Colombia), Rebic (Croazia).
2010 (4): Montolivo e Gilardino (Italia), Kroldrup (Danimarca), Bolatti (Argentina).
2006 (2): Toni (Italia), Ujfalusi (Repubblica Ceca).
2002 (2): Di Livio (Italia), Gomes (Portogallo).
1998 (5): Cois e Toldo (Italia), Edmundo (Brasile), Oliveira (Belgio), Batistuta (Argentina).
1994 (2): Batistuta (Argentina), Effemberg (Germania).
1990 (3): Baggio (Italia), Kubik (Repubblica Ceca), Dunga (Brasile).
1986 (2): Passarella (Argentina), Galli (Italia).
1982 (6): Bertoni (Argentina), Galli, Graziani, Massaro, Vierchowod e Antognoni (Italia).
1978 (1): Antognoni (Italia).
1970 (2): Ferrante e De Sisti (Italia).
1966 (1): Albertosi (Italia).
1962 (2): Albertosi e Robotti (Italia).
1954 (5): Costagliola, Gratton, Segato, Cervato e Magnini (Italia).
1950 (2): Pandolfini e Magli (Italia).
1934 (1): Pizziolo (Italia).


PAGELLE
TERRACCIANO
- Battuto da Leao sulla prima occasione rossonera, ringrazia Venuti nell'occasione di Diaz. È straordinario nei riflessi su Giroud in apertura di ripresa. Tanti, troppi dubbi sull'episodio chiave: 6.
DODÒ - Subito dopo la prima chiusura su Leao è costretto a uscire: 6 (dal 17' Venuti - Contro Theo e Leao si vedevano all'orizzonte gli spettri e invece si sovrappone a dovere su invito di Ikonè e mette dentro un bel pallone da destra nell'occasione che vale il pari. Ancora più prezioso il salvataggio sulla linea sul finire di primo tempo dopo il tocco di Diaz. Fa buona guardia nel secondo tempo. Ritrovato: 6,5).
MILENKOVIC - Tenta un anticipo poco fortunato sull'uno due Giroud-Leao che vale l'uno a zero del Milan. A conferma di una domenica sfortunata devia, nel recupero, nella propria porta il gol vittoria del Milan: 5.
IGOR -  Anche lui finisce in mezzo agli attaccanti di Pioli in occasione del gol di Leao, mentre più tardi un retropassaggio killer mette i brividi a Terracciano. Più sicuro nella ripresa anche se alla fine si fa superare dal cross che porta alla sconfitta: 5,5.
BIRAGHI - Sarà che per lui è un derby visto il tifo e la militanza nell'Inter, va molto vicino al pareggio, su invito di Barak, trovando solo il palo dopo una sventola da dentro l'area. Resta qualche dubbio nello scontro con Kalulu anche se per l'arbitro non è rigore. Nel finale un po' in bambola visto che è dalla sua parte che arriva il cross del gol del Milan: 6.
AMRABAT - Obbliga Diaz al primo giallo della sfida dopo una ventina di minuti e successivamente si vede respingere un tiro da fuori. E' tra i più mobili seppure nel finale non riesca a interrompere l'azione del Milan: 6,5.
MANDRAGORA - Una buona iniziativa, dalla sinistra, con cross basso per Cabral che trova Tătărușanu pronto alla respinta. Si vede al tiro, senza precisione, dopo una decina di minuti nel secondo tempo poi rimedia l'ammonizione e Italiano lo richiama in panchina. Si nasconde sempre troppo: 5,5 (dal 66' Duncan - Aggiunge forza fisica in mezzo e sul gol prende una legnata per un fallo che subisce a metà campo. Non rilevato: 6).
BARAK - Titolare dell'ultimo minuto, si ritrova in campo dall'inizio per sostituire Bonaventura e dopo un quarto d'ora si accende confezionando l'occasione del palo di Biraghi. Reattivo sul pallone vagante dentro l'area che gira in porta per il gol del pari. Cala alla distanza ma è tra migliori: 6,5 (dal 74' Kouamè - Una sponda per Jovic e molto movimento nella fascia di appartenenza: 6).
IKONÉ - Comincia con dinamismo e conferma il buon momento confezionando la manovra sulla destra che porterà Barak al gol. Nel secondo tempo subisce un intervento da Tomori in area che non  lascia dubbi sul penalty, poi non trova il tempo per concludere su invito di Barak. Sul suo tiro a botta sicura si vede negare la gioia del gol ancora da Tomori. Arriva comunque alla sosta in crescita: 6,5.
CABRAL - Una deviazione sotto misura, in avvio, e poco altro. Nel resto del primo tempo si vede poco perchè è spesso troppo lontano dall'area di rigore e anche nella ripresa la musica è la stessa: 5 (dal 66' Jovic - Chiama al triangolo Kouamè ma senza riuscire a tirare, poi di lì a poco rimedia l'ammonizione e non riesce a lasciare il segno: 5,5).
SAPONARA - Ci prova dal limite dell'area alzando troppo la mira. Resta nel vivo di molte ripartenze del primo tempo poi dopo poco nel secondo rimedia il giallo e forse per questo Italiano lo sostituisce, 6 (dal 74' Terzic - Da un suo traversone per poco Ikonè non trova la via del gol anche se sbaglia un contropiede colossale andando al tiro di destro: 6).

ITALIANO - Rispetto alle previsioni risparmia Jovic e conferma Cabral al centro dell'attacco, a sinistra va Saponara con Kouamè in panchina mentre a ridosso del fischio d'inizio è costretto a inserire Barak al posto dell'acciaccato Bonaventura. Preso il gol a freddo, perde anche Dodò, ma il pari di Barak è più che meritato in un primo tempo di buona fattura. Dopo una ventina di minuti nella ripresa, e il brivido su Giroud, richiama Mandragora e Cabral per Duncan e Jovic poi Terzic e Kouamè per Saponara e Barak ma il risultato finale, al termine di una buonissima prova, ha il sapore della beffa: 6,5.
PUBBLICO: Buona rappresentanza in uno stadio dove, visibilmente in minoranza, non fa mai mancare l'incitamento a squadra e... città!

Con la sosta il Pagellino andrà momentaneamente a riposo ma... non vi libererete dei voti.
Con l'inizio del mondiale che tutti, nazionale di Mancini compresa, vedremo in televisione, ci potrebbe essere una sorpresa.

Al 4 gennaio, sperando che Babbo Natale possa portare occhiali da vista a chi la vista non lascia possibilità di vedere...
Non c'è niente da mangiare in fondo alla tana del coniglio della mia amarezza forse perché il dubbio è l'inizio della conoscenza e con essa l'arrivo della verità.
Amara, come spesso accade.
Alla prossima; tanto garrisce sempre...