Partita di cartello all'Artemio Franchi contro la squadra nerazzurra di Milano guidata da Simone Inzaghi.
Una volta finita la partita, da circa 46 anni (mese più mese meno...), la prima telefonata che ricevo è da parte di mia madre, malata di Fiorentina come il sottoscritto. Andava in Maratona con mio nonno quando era poco più di una bimbetta; il tempo passa ma la passione, indubbiamente, resta. Ieri sera non lo ha fatto; mi ha inviato un WhatsApp che rispecchiava certamente il suo stato d'animo. "Meglio non dire niente, ci sentiamo domani. Notte".

Essere viola è, ahimè, una malattia; ci vuole molta pazienza alle persone vicine per comprendere, più che capire, cosa si provi. Ieri sera ho chiuso gli occhi verso le una perché "dovevo" dormire altrimenti sarei andato a... "dritto"!
Cercherò di scindere prestazione agonistica e tecnica dei ragazzi rispetto alla sciagurata serata di Valeri. Quando ero molto giovane, e la Fiesole era il mio regno, molte, troppe volte, ho scaricato la colpa delle sconfitte a fattori esterni: l'arbitro, come succede da ogni dove, era sempre sulla graticola come imputato principe.
Adesso non più.
Quello sparuto e sfrontato gruppo di "afacionados" che segue il Pagellino avrà ampiamente percepito che il mio dito inquisitore non è mai rivolto verso la terna arbitrale. Sparare sulla Croce Rossa, in una sorta di tiro al piccione, non porta a crescere, non solo a livello calcistico, adducendo pericolosi alibi a tutto il pianeta calcio.
Oggi, vivaddio, mi è impossibile!
Leviamoci subito il dente così, una volta vomitata tutta la bile accumulata, potrò ragionare sulla prestazione più serenamente.
La giacchetta nera di Roma (ogni riferimento al periodo storico istituzionale è assolutamente fuori discussione) ha fatto una serie di errori che hanno imbruttito, innervosito e falsato una partita davvero scoppiettante che, nell'ultimo quarto, ci ha riportato a quando eravamo ragazzi e andavamo al luna park sull'ottovolante.

Direttamente da FcInterNews (almeno non vengo tacciato di imparzialità).
"Al 29' episodio chiave: Federico Dimarco entra in ritardo in piena area sul ginocchio di Giacomo Bonaventura, che riesce comunque a calciare al volo (fuori). Il VAR richiama Valeri che rivedendo le immagini non ha dubbi. Decisione corretta, l'esterno nerazzurro sbaglia il tempo. Sarebbe giusto anche il cartellino giallo (per la dinamica, non sarebbe stato fuori luogo anche un rosso) che però non viene estratto. Pessimo il fischietto romano in questa occasione".
Medesima fonte:
"Al 95' in occasione della rete decisiva di Mkhitaryan, c'è un contatto aereo tra Dzeko e Milenkovic che potrebbe essere sanzionato con un fischio ai danni del bosniaco, troppo energico nella spinta. Valeri lascia correre e il VAR non lo richiama. Decisione al limite".
Rimanendo oltre i nostri confini, anche la Gazzetta dello Sport, la cosiddetta "Rosea di Milano", analizza i due fatti.
"Di Marco: manca il rosso. Il primo penalty arriva al 32': cross dalla sinistra di Biraghi per l'inserimento di Bonaventura, su cui interviene in ritardo Dimarco. Valeri assegna il rigore dopo essere stato richiamato al monitor della Var. L'intervento del terzino dell'Inter è anche pericoloso e avrebbe meritato il cartellino rosso". Idem sulla trattenuta per la maglia e gomito sulla schiena nei secondi finali.
"Dzeko su Milenkovic. Succede di tutto nei minuti di recupero, con l'Inter che segna il 4-3 all'ultimo respiro. Prima dell'azione di Barella, poi conclusa in rete da Mkhitaryan dopo un rimpallo fortuito sul rinvio di Venuti, è molto sospetto il modo in cui Dzeko si libera di Milenkovic, usando il gomito. Valeri fa un ampio cenno con cui fa capire che vede l'episodio e lo giudica come un normale contatto di gioco: a quel punto il Var non può intervenire".
A ragion del vero, nell'azione del gol del pareggio di Jovic, si nota come il serbo si liberi in area con una evidente spinta nei confronti del diretto avversario. La televisione, e in particolare Dazn, rileva che anche il difensore nerazzurro avrebbe attuato la medesima "tattica" cercando di arginare il centravanti viola.
Stop. Ognuno, con la propria mano sul cuore e una sul portafoglio, come si usa dire, faccia le proprie considerazioni e giudichi come meglio crede.

La partita è stata vibrante emozionante e cancella, in un colpo solo, le convinzioni di Italiano. Il mister in Sala Stampa Manuela Righini ribadisce alcuni concetti.
"Mi dispiace più di tutto non aver fatto punti in una partita che nonostante qualche errore eravamo riusciti a recuperare. Abbiamo messo in difficoltà una grande squadra, iniziando anche a fare gol. Il che era un problema enorme. Ogni tiro preso prendiamo un gol e dobbiamo stare più attenti. Abbiamo bisogno di punti in campionato e non è la prima volta che lo facciamo per qualche errore arbitrale. Però mi sono piaciuti i ragazzi, sono molto rammaricato. Dobbiamo iniziare a trovare l'equilibrio che non riusciamo ad avere: puntualmente stecchiamo quando dobbiamo fare punti, mentre con le squadre di alto livello facciamo sempre prestazioni ottime. Dobbiamo ritrovare quello, l'equilibrio: abbiamo meno punti di quanto meritiamo".
Sulla classifica. "C'è tempo per migliorarla e per riprenderci quello che meritavamo. Per quanto riguarda il giudizio sull'arbitro, non punto il dito su stasera. Udine, Bologna... Sono punti che mancano e la serenità manca anche per quello. Oggi l'obiettivo era quello di muovere la classifica". La posizione di Jovic? "Ci vuole anche un po' di equilibrio. Dobbiamo avere dinamismo e corsa in ripiegamento, con quattro attaccanti solo lavorandoci possiamo limare qualcosa. Stiamo provando tante situazioni. Oggi abbiamo dovuto forzare la partita ed è andata bene, dobbiamo però archiviare".

Ci sono evidenti scricchiolii all'interno del gruppo e non si riescono a capire i motivi. Anche l'allontanamento del preparatore dei portieri, Porracchio, è stato un fulmine a ciel sereno. Non si riesce a capire quali pressioni facciano andare in tilt uno spogliatoio.
Troppe attese? Molte disattese? Rancori non sbolliti?
È chiedere troppo, in una città come la nostra dove molti ex giocatori vengono per stabilirsi vita natural durante, un bel gioco, una maglia da onorare e risultati consoni a quanto dichiarato dai giocatori medesimi fin dal ritiro a Moena?

PAGELLE
TERRACCIANO
- Battuto due volte nel primo quarto d'ora, può far davvero poco o nulla sulle conclusioni di Barella e Lautaro. Esce con tempismo su Di Marco poco dopo il rigore di Cabral. Si supera alla grande prima sul colpo di testa di Lautaro e poi sul diagonale di Barella che si presenta in area di rigore da solo. Resta qualche dubbio sull'uscita che costa il rigore (poco reattivo? Ma se tocca la palla?). Tiene sempre in partita la Fiorentina: 6,5.
DODÒ - Poca spinta (paga ancora la lunga assenza dai campi di gioco a causa della guerra?) e un nervosismo non comprensibile che paga con il cartellino giallo per l'entrata su Di Marco. Poco valido nella fascia di appartenenza: 5. (dal 82' Venuti - La prima regola ai primi calci: su un cross insidioso, di testa allontanare sempre sulla fascia, di piede mettere in calcio d'angolo. Appunto: 3).
MILENKOVIC - Preso d'infilata da Barella, è sorpreso sul vantaggio interista anche se risulta troppo morbido nel contrasto. Nel secondo tempo, in contropiede, l'Inter crea più di un'occasione soprattutto dalla sua parte. Subisce fallo sull'ultima azione che consente all'Inter di vincere: 5.
QUARTA -  Sorpreso sempre da Barella in occasione del primo gol, fa ancora peggio sul secondo perdendo prima palla e poi consentendo a Lautaro di "uccellarlo" con una finta. Che non sia in serata lo si capisce con gli altri due gol incassati nella ripresa: 5.
BIRAGHI - Il primo pallone lo spedisce su un avversario e sul rimpallo Terracciano è costretto a uscire in presa bassa, sul secondo osserva Lautaro mandare in porta Barella per il gol del vantaggio. Si riscatta con il cross per Bonaventura in occasione del rigore e con una punizione sul finire di primo tempo. Dalla sua parte onnipresente Barella si presenta a tu per tu per con Terracciano nell'azione che poteva sancire il game over: 5. (dal 82 Terzic - SV).
BONAVENTURA - Sfiora il gol all'inizio, ma soprattutto propizia il calcio di rigore per l'entrata di Di Marco. Dico la verità: ho temuto per il ginocchio e la carriera; subito dopo, infatti, si mette in mezzo più per cercare la rissa che per placarla. Qualche imprecisione di troppo seppure non venga meno la consueta disponibilità al sacrificio in mezzo al campo: 6,5.
AMRABAT - Fatica non poco a interrompere le ripartenze avversarie e sul secondo gol non fa in tempo a chiudere su Lautaro arrivando inesorabilmente in ritardo. Tiene in gioco Lautaro di un niente che si procura il rigore del 2-3: 5. (dal 82' Barak - SV).
DUNCAN - La diga nei primi minuti funziona poco, e con due passaggi si ritrova spesso in inferiorità numerica venendo superato dal centrocampo avversario molto tecnico e fisicamente di livello: 5,5. (dal 52' Jovic - Italiano lo butta nella mischia e lui si piazza alle spalle di Cabral. Non si vede praticamente mai fino al gol del momentaneo pareggio. L'esultanza polemica sotto il nostro tempio è da sciocchi, per non dire altro: 6,5).
GONZALEZ - Sei minuti di gioco e stile Jovic lascia il campo con i suoi già sotto di un gol. Non sarà mica che qualcuno pensa più al Quatar che non al Viale dei Mille? SV. (dal 6' Ikoné - Entra e subito prova il tiro ma alza di poco sopra la traversa, poi su un bel cross di Kouamè dalla sinistra sceglie di concludere di ginocchio, anziché di testa, e spreca malamente. Stupisce tutti nel secondo tempo con la splendida cavalcata e la traiettoria che vale il pareggio: 6,5).
CABRAL - Pochissimi palloni toccati fino a quando dal dischetto trova la giusta freddezza per riaprire la sfida. La battaglia prosegue nella ripresa, spostandosi addirittura sulla fascia, senza grandi occasioni: 6.
KOUAMÈ - E' l'unica anima davvero viva dell'attacco viola nel primo tempo con più di un'iniziativa. Nella ripresa un suo tiro cross dalla sinistra mette i brividi alla difesa interista. Indovina, dopo aver ripreso un pallone nella nostra metà campo, un bel lancio che chiama al tiro il francese per il 2-2. Resta il più positivo: 6,5.
ITALIANO - L'avvio, come contro il Lecce, è disastroso perchè, oltre ai due gol incassati, perde una delle punte di diamante. Dalla reazione, abbastanza confusa, ne nasce il rigore che Cabral firma limitando il passivo prima di tornare negli spogliatoi. Dopo sei minuti nella ripresa toglie Duncan e si sbilancia inserendo Jovic a ridosso di Cabral, passando di fatto al 4-2-3-1. Prima del rigore di Lautaro, con la partita rimessa in carreggiata, lascia l'uno contro uno in difesa da suicidio collettivo. Bene la reazione, soprattutto di nervi, al doppio svantaggio, molto molto meno il gioco: 5,5.

PUBBLICO: Spettacolare la coreografia che ha presentato la Curva Fiesole. Qualche minuto prima del fischio d'inizio è stato esposto uno striscione che recitava: "Nessun sacrificio fu ritenuto inaccettabile di quella dolce libertà". Il riferimento è all'assedio di Firenze (ottobre 1529 - agosto 1530) da parte delle truppe di Carlo V. La "dolce libertà" è quella per cui combattè la città. Un riferimento dotto e alto alle radici di Firenze che nelle coreografie della Fiesole è spesso comparso.
Poi la curva, che si è colorata di viola e giallo per raffigurare le mura della città, srotola uno striscione con immagini di combattenti del XV° secolo e una frase a incitare la squadra: "Giunto sulle nostre sponde il nemico getta scudo e spada e s'arrende". 

Chi dice che la miglior vendetta è il perdono non ha mai subìto un torto. Chi perde ha sempre torto, chi vince ha sempre ragione.
Io dico che uno vince perché ha avuto ragione, ma dico insieme che, appena ha vinto, ha finito di avere ragione. Ha torto.
Ieri lo abbiamo constatato...
Alla prossima; tanto garrisce sempre...