Nel giorno dell'Epifania, è arrivata una brutta notizia: è morto Gianluca Vialli.
L'ex attaccante non c'è l'ha fatta a vincere la sua battaglia contro il cancro che lo tormentava da oltre cinque anni. Aveva soltanto cinquantotto anni. Una carriera vincente negli anni d'oro della Sampdoria e poi le sue esperienze a Torino con la maglia della Juventus e nell'oltremanica a Londra, dove ha giocato per il Chelsea.
Oggi vogliamo ricordare un vero uomo dal sorriso di chi non voleva mollare mai.

Sei partito dall'oratorio Cristo Re nella natia Cremona, poi al Pizzighettone tra le giovanili, ma con qualche intoppo burocratico non hai potuto esordire nei biancoazzurri. 
Con i grigiorossi hai cominciato dalle serie minori. Un grazie va a Guido Vincenzi che ti ha lanciato nel calcio professionistico. Avevi contribuito alla promozione in Serie A nella tua annata migliore.

A Genova tutti hanno amato, nella massima categoria avevi indossato la maglia della Sampdoria. Il primo trofeo della tua carriera: la Coppa Italia. Boskov è stato un allievo nel farti diventare una stella.
Qui conosci Roberto Mancini, uno dei tuoi più grandi amici; il tuo gemello del goal. La Sampdoria scoprì un tandem d'attacco che fece innamorare tutta la città di Genova. Arrivarono nel corso della tua carriera altre due coppe nazionali e la centesima rete che tra l'altro arrivò nelle coppe europee.

Il mancato trasferimento al Milan, il patto di ferro con Vierchowod e Mancini per farti rimanere nei blucerchiati. E la stagione della consacrazione perchè vincerai il tuo primo trofeo europeo: la Coppa delle Coppe.
Sei ancora capocannoniere e il calcio italiano scoprì in quell'epoca un grande campione dal cuore vincente.
E poi lo scudetto del 1990-91. Il primo per la Samp. Una gioia incontenibile per la città di Genova. Una stagione dominata. L'ho detto all'inizio: sono gli anni d'oro della Lanterna blucerchiata.

Infine quella maledetta Coppa dei campioni del 1992. Lo stadio di Wembley a Londra resterà un ricordo amaro e dolce. Amaro perchè hai perso il trofeo dalle grandi orecchie. Dolce perchè nelle vesti di capo delegazione della nazionale in mano a Mancini vincerai l'Europeo 2021.
Quell'abbraccio fraterno seguite dalle lacrime, è una rivincita grossa quanto una lotteria.
Un esempio per la squadra azzurra e nel nostro calcio, ma soprattutto una figura di spicco dello spogliatoio.
Torino ti chiama e tu rispondi con un "Sì." La Juventus ti accoglie a braccia aperte. Conoscerai il Divin Codino Roberto Baggio, la Penna Bianca Fabrizio Ravanelli e Alessandro Del Piero. Il reparto offensivo più bello che ci sia per la Vecchia Signora.

Le prime difficoltà e poi la rigenerazione con un altro allievo di successo: Marcello Lippi. Altri trofei arrivano in bacheca: la Coppa UEFA, la Champions League, il secondo scudetto, la quarta Coppa Italia e la seconda Supercoppa Italiana.
Anche Londra ti ha voluto bene. Sei ancora un vincente, sia da giocatore e niente di meno da allenatore. La cosiddetta "prima volta." Niente male per un attaccante come te. Fuori dal campo ti hanno portato rispetto, onore e orgoglio.
Il 2017 è un anno da ricordare in maniera triste. In una intervista annunciavi al mondo del calcio di aver contratto una sorta di tumore al pancreas. Molti ricordano le tue parole che ci avevano fatto rabbrividire:
"Ho paura di morire. Non so quando si spegnerà la luce che cosa ci sarà dall'altra parte. Però mi rendo anche conto che il concetto della morte serve per capire e apprezzare la vita."

Per te il cancro era un compagno di viaggio indesiderato, sei andato avanti a testa bassa senza mollare mai. 
Durante le vacanze di Natale, acquistai il libro scritto da te e Mancini "La Bella Stagione." Era il mio desiderio e finalmente arrivò alcuni giorni più tardi questo capolavoro tra le mie mani.
Gianluca la tua storia mi ha commosso.

Un mese esatto fa se ne è andato un altro guerriero: Sinisa Mihajlovic. 
Ora te ne sei andato anche tu nel paradiso degli angeli. Proteggi dall'alto la tua splendida famiglia, il tuo migliore amico Roberto Mancini, compagno di mille avventure.
Intelligenza, orgoglio e rispetto per quest'uomo. Stradivialli come disse Gianni Brera. 
Da Cremona a Wembley nel ricordo ora e per sempre.

Pasqui