Storie di calcio - III stagione - X episodio

"Ho giocato con Gigi Riva, un mito per un ragazzino sardo, e con il grandissimo Van Basten. Con Zico: un 10 puro. Ho vissuto con il fantastico Causio, ma pure con Gullit. Franco Baresi era tutto carisma, gli bastava uno sguardo per parlare. Scirea era grande nella semplicità."

Pietro Paolo Virdis ha scritto una delle pagine più belle della sua carriera calcistica. Ha giocato accanto a grandi campioni in ogni parte d'Italia, da Cagliari, passando per Milano, Torino e Udine. Il suo grande rimpianto resta la Nazionale. Oggi viene considerato il più forte centravanti sardo della storia. 

La decima puntata la dedichiamo a Pietro Paolo Virdis "il bomber di Sindia."

Nato a Sassari il 26 giugno 1957 da una famiglia originaria di Sindia, il ragazzo trascorre la sua infanzia nel nuorese. A soli sette anni si trasferisce a Cagliari, città dove si stava vivendo un boom economico, sociale e sportivo. Il motivo? Il Cagliari divenne campione d'Italia per la prima volta nella sua storia nel 1970.

Cresciuto nelle giovanili dei Vigili Urbani Cagliari, il giovane debutta in Serie D con la maglia del Nuorese agli inizi degli anni settanta. I verdeazzurri sognarono la Serie C e Pietro, nonostante le sue difficoltà iniziali per via della giovane età, inizia ad esplodere, realizzando undici reti in venticinque presenze. Un giorno ricorderà:

"Avevo 16 anni, c’erano il fascino e la difficoltà di essere fuori casa. Era la prima esperienza lontana dalla famiglia, che abitava a Cagliari. A Nuoro stavo in casa con gli altri giocatori, ero così determinato a emergere che tutto passava in secondo piano".

Però, il ragazzo aveva un sogno: ripercorrere le orme di Gigi Riva. Lo si capisce perchè era un suo idolo e aveva qualcosa in più degli altri:

Era il mio idolo, che incrociavo per strada ma non avevo il coraggio di fermare. Con mio papà da piccolo andavo all'Amsicora per vederlo giocare".

Durante la sua militanza con la Nuorese, il giovane realizza il suo desiderio di incontrare Gigi Riva, infatti i Barbaricini giocarono un'amichevole contro il Cagliari:

"Non dimenticherò mai la prima volta in cui l’ho affrontato: io giocavo nella Nuorese, lui nel Cagliari. Finì 2-2, con due goal suoi e due miei e di quel giorno conservo gelosamente una foto".

La sua vita sta per cambiare. Pietro segna una rete di testa su uno spiovente in area, schiacciando con forza a terra il pallone che supera Albertosi appena fuori dai pali. Quel goal vale quanto una vincita alla lotteria. Virdis fece una bellissima figura davanti a Riva e detto ciò riceve la tanto attesa chiamata del Cagliari. Per Pietro è un po' un desiderio che si realizza.

"Il Cagliari a quel punto fu costretto a ricredersi e mi comprò spendendo molti più soldi".

L'esordio ufficiale avvenne il primo settembre del 1974 in Coppa Italia nella gara contro il Torino, mentre il debutto in Serie A arrivò il 6 ottobre 1974. Virdis giocò con la maglia numero undici al posto di Riva. Ad un certo punto, la situazione in casa rossoblù inizia a cambiare inaspettatamente. Gigi Riva si infortunia al polpaccio e il Cagliari in quel periodo stava iniziando la sua parabola discendente all'indomani del primo tricolore del '70.

Luigi Radice prese il posto di Chiappella nell'annata 1974-75 e il Cagliari piano piano risale fino alla decima piazza, fondamentale per la salvezza, dopo esser stata nelle retrovie nel girone di andata. Però, la storia d'amore tra il Cagliari e Virdis non è tutto rose e fiori, arrivano solamente dei fischi. 

Nell'estate del '75, i sardi ricevono una brutta notizia. I grandi finanziatori dell'industria si tirano indietro e per il Cagliari è difficile restare competitivi e far quadrare i conti. Virdis inizialmente si ritrova a far coppia con Gigi Riva che ritorna in campo. L'annata 1975-76 sarà maledetta. 

La scelta di puntare sull'ex centrocampista nerazzurro Luis Suarez (uno dei pilastri della Grande Inter di Herrera), si è rivelata un disastro con la dirigenza che annuncia il suo esonero, perchè non aveva raccolto nessuna vittoria in dodici partite. Al suo posto, subentra Mario Tiddia allenatore in seconda ed ex roccioso difensore rossoblù che porta alcuni giovani dalla Primavera. E come se non bastasse, ecco la ciliegina sulla torta: Gigi Riva ebbe di nuovo un grave infortunio. Per lui stagione finita con grande anticipo. 

La sua assenza peserà tantissimo, l'eredità verrà raccolta da due giovanissimi: Virdis e Piras. Tra i due nascerà un feeling speciale dentro e fuori dal campo, ma non basterà per salvare il Cagliari che maledettamente retrocede in Serie B all'ultimo posto.

I nuovi gemelli del goal avevano fatto innamorare i tifosi rossoblù, la scalata verso il ritorno in massima categoria ripartì proprio da questi ragazzi. Il nuovo Cagliari targato Delogu-Toneatto finirà per mancare l'obiettivo del ritorno immediato nel massimo campionato.

Tuttavia, accade un episodio raccapricciante in quel 20 marzo 1977. Il centrocampista del Lecce Cannito viene colpito da un'arancia da parte un tifoso sardo. Il ragazzo si sentì male e viene trasportato d'urgenza all'ospedale per ulteriori accertamenti. Il Giudice Sportivo decise di assegnare lo 0-3 a tavolino dopo che i rossoblù erano in vantaggio per 1-0.

Nell'estate del 1977, il Cagliari decide di fare cassa e la scelta ricade su Virdis che disputò una stagione sontuosa. La Juventus si intromise, ma a condurre la trattativa fu il presidente Giampiero Boniperti, che incassò il sì del Cagliari. L'affare si pensava concluso, ma invece ecco la beffa. Virdis rifiutò la maglia bianconera e non aveva nessuna intenzione di lasciare la Sardegna. La società prova in tutti i modi ad indurre l'attaccante ad accettare il trasferimento e alla fine ci pensarono Gigi Riva e il consiglio della madre. 

"Il presidente Delogu mi disse: Pietro, ti abbiamo ceduto alla Juve. Io non ci volevo andare alla Juve, e il motivo era molto semplice: giocavamo in B, avevamo perso gli spareggi per la serie A, volevo rimanere nella mia squadra, nella mia città. Ero l’unico maschio della famiglia. Poi quando babbo è morto non me la sentivo di andar via. Fu mia madre a convincermi: Pietro, vai, vaiAltrimenti non ti fanno più giocare". 

"L'avvocato Delogu, il padrone del Cagliari, mi fece anche sapere che i soldi erano finiti. La gente del petrolio, Moratti e gli altri, non finanziava più. Se avessi rifiutato rischiavo di non giocare più, di essere prigioniero della società. La mia cessione era diventata una dolorosa necessità".

A soli vent'anni, Virdis si trasferisce alla Juventus. Al debutto, partecipa alla goleada contro il Foggia che si giocò l'undici settembre del 1977. In Coppa dei Campioni, segnerà il suo primissimo goal contro l'Omonia Nicosia. I risultati per Pietro sono straordinari, aveva tutte le carte in regola per sfondare, dalla tecnica passando al fiuto del goal, un bel tiro e un tempismo e un'elevazione da grande attaccante. In Europa è sempre più protagonista, segna ancora contro i ciprioti del Madama e degli nordirlandesi del Glentoran. Non male per un ventenne che ha siglato già quattro reti.

In Serie A però le cose non vanno meglio, le sue prestazioni sono un mistero e ci si mette in mezzo anche la sfortuna. Il 5 gennaio del 1978 venne ricoverato d'urgenza per una"mononucleosi infettiva da virus." Tornato a febbraio, Virdis è costretto ad un'altro stop per dolori reumatici. La sua stagione è finita in anticipo, ma riesce comunque a conquistare il primo scudetto della carriera.

Nella seconda annata, Virdis si rivela come miglior assistman per il compagno e realizza alcuni goal decisivi contro Verona e Atalanta. Con i bianconeri conquista la Coppa Italia (secondo trofeo in carriera), contribuendo al goal in zona Cesarini nella semifinale di ritorno con il Catanzaro. 

Però nello spogliatoio, i rapporti con i compagni saranno controversi, ancora non si tolgono dalla testa quel rifiuto iniziale che in tanti non avevano compreso. La terza stagione a Torino non regala tante soddisfazioni, ottiene solamente diciassette presenze un goal segnato. Troppo pochi per chi era arrivato con la nomea del bomber.

Virdis fece ritorno al Cagliari nell'estate del 1980. In quell'anno, si formò così un tridente esplosivo nel quale Pietro agisce accanto allo stesso Selvaggi e al 'gemello' Piras, con Gattelli primo rincalzo dalla panchina. Il ritorno in Sardegna si rivelò avvincente, mette a segno cinque reti in ventidue presenze, più 3 partite in Coppa Italia. Le sue marcature sono tutte particolarmente significative e non banali. 

Grazie al suo apporto, il Cagliari raggiunse inaspettatamente il sesto posto, un risultato storico per i rossoblù ottenuto con una formazione tutta italiana. 

Tornato alla Juventus nel 1981, l'annata è stravolta dalla squalifica di Paolo Rossi per lo scandalo sul Totonero e l'infortunio di Bettega, tanto meno che Trapattoni decide di scommettere su di lui con un ruolo di centravanti. La scelta viene ripagata e Virdis disputerà una grande stagione vincendo il suo secondo scudetto della carriera con nove centri in campionato.

"Fu la migliore stagione a Torino. L’anno sabbatico mi fece bene. L’attacco si poggiava su di me, specie dopo l’infortunio a Bettega. Credevo nella riconferma."

Dopo il mondiale spagnolo del 1982, Pietro passa all'Udinese giocando al fianco di Franco Causio. Un'avventura ambiziosa per una provinciale che cercava di essere protagonista tra le big del calcio italiano. Però, la sfortuna non lasciò stare il povero Virdis. In una partitella di allenamento al Moretti, l'attaccante ebbe uno scontro con il portiere della Primavera Leonardo Cortiula, si procura la lesione del legamento crociato anteriore del ginocchio. 

Rientra in campo solamente il 19 dicembre 1982 nella partita contro il Catanzaro finita per 1-1. Il suo primo goal con l'Udinese arriva di nuovo contro l'Avellino, ormai sua vittima preferita. A fine stagione, i friuliani si piazzano al sesto posto mancando di soli tre punti la qualificazione alla Coppa UEFA.

La svolta arrivò clamorosamente nella stagione 1983-84, l'Udinese acquista a sorpresa il fuoriclasse brasiliano Zico. Il campionato dei bianconeri è esaltante, con Virdis che agisce da centravanti in un tridente offensivo spettacolare con Causio e Zico. Tutto stava andando per il verso giusto, infatti l'Udinese si trovava al terzo posto in classifica nel mese di marzo grazie alle prodezze di Zico, ma l'infortunio del fuoriclasse costrinse i friuliani ad alzare bandiera bianca, passando dalla zona Europa al nono posto finale.

Gianni Rivera nell'ammirare la prestazione di Virdis all'ultima di campionato, decide a tutti i costi portarlo con sè alla corte del Milan. Il vicepresidente rossonero affonda così il colpo nell'estate del 1984. Il bomber di Sindia si ritroverà a far coppia con altri grandi giocatori come: l'inglese Mark Hateley e campioni come Gullit e Van Basten. 

Al primo anno trova una grande continuità sottoporta. La prima rete con i rossoneri arriva il 16 settembre 1984 contro l'Udinese sua ex squadra. I tifosi si esaltano nel vedere Virdis segnare reti fondamentali contro Juventus e Roma, mentre con l'Inter entra ufficialmente nel cuore dei supporters milanesi. Il suo goal di testa consente di battere Zenga sul primo palo su assist su punizione di Wilkins. La stagione per i rossoneri si concluderà al quinto posto che vale l'accesso alla Coppa UEFA, mentre in Coppa Italia, il Milan si deve arrendere alla Sampdoria che vincerà il trofeo.

Nella seconda stagione, Virdis si rende sempre più protagonista nelle competizioni europee. In Coppa UEFA, i rossoneri vengono eliminati a sorpresa dal Waregem, mentre in campionato arriva un mediocre 7° posto. Un momento importante arriva il 20 febbraio 1986 quando Silvio Berlusconi acquistò il Milan.

Confermato insieme agli altri giocatori, nell'annata 1986-87, Virdis è il grande protagonista del nuovo Milan targato Berlusconi. Con diciassette centri, l'attaccante vincerà la classifica marcatori davanti a Gianluca Vialli e diventando il primo giocatore sardo a riuscire nell'impresa. I rossoneri partirono bene, ma rallentano molto in primavera e costarono caro a Liedholm che venne così esonerato a causa di una crisi di risultati. Grazie alle reti di Virdis, i rossoneri vinsero lo spareggio per un posto in Coppa UEFA contro la Sampdoria.

La vera svolta arrivò nella stagione 1987-88. Berlusconi affida la panchina ad Arrigo Sacchi (colui che darà al via il cosiddetto credo zonista), mentre sul mercato arrivarono Carlo Ancelotti e due giocatori olandesi, Ruud Gullit e Marco Van Basten. Il duello per lo scudetto era tra Milan e il Napoli campione d'Italia uscente capitanata da Diego Armando Maradona.

Virdis è sempre più incisivo, segnea dodici goal pesanti in venticinque gare di campionato. Il tutto a soli trent'anni. Fra i suoi goal decisvi, alcuni sono particolarmente significativi. Una di queste è contro il Verona, che consentì ad Arrigo Sacchi di portare avanti il suo progetto tecnico.

Nel girone di ritorno, Virdis aiuterà i rossoneri a conquistare lo scudetto, segnando tre reti d'oro: prima contro l'Inter il 24 aprile 1988 e a sorpresa arrivò una clamorosa doppietta nella sfida scudetto contro il Napoli il primo di maggio. Con questa vittoria, il Milan vincerà il tricolore, mentre Pietro Paolo Virdis diventerà una vera leggenda rossonera.

"Quei due goal firmarono la rimonta sul Napoli e, di fatto, vollero dire Scudetto. Maradona alla vigilia, caricò da par suo l'ambiente: Oggi voglio vedere solo bandiere azzurre, disse. Ricordo che alla fine la gente ci applaudì, la cosa più bella fu l'omaggio di quel grande stadio a noi rossoneri". 

Ma non è tutto. L'attaccante ormai ultratrentenne, accumulerà in bacheca anche la sua prima Coppa dei Campioni, riuscendo a giocare alcuni minuti nella finalissima contro lo Steaua Bucarest. 

"Entrai dopo un'ora al posto di Gullit, anche se non stavo bene. Furono i miei compagni a volere che io andassi in campo, per far parte di quel trionfo. E devo ringraziare il mister e Ruud. Ero entusiasta, ma venivo da uno stiramento, e dopo pochi minuti, su una palla in profondità di Rijkaard, mi sono rifatto male. I compagni mi servivano cercando di farmi segnare ma i miei movimenti era condizionati. Però l'importante era esserci. Non lo dimenticherò mai."

Infine, l'ultimo capolavoro con i rossoneri arriverà in quel 14 giugno 1989. Pur essendo infortunato, fa in tempo a vincere la Supercoppa Italiana contro la Sampdoria per 3-1. Si chiude un bellissimo capitolo durato cinque anni con una bellezza di 76 goal e 29 assist in 186 partite giocate. 

Ceduto al Lecce nell'estate del 1989, sotto la guida di Carlo Mazzone, l'attaccante farà coppia con l'argentino Pedro Pablo Pasculli, con cui si svilupperà una grande intesa. A San Siro, viene accolto dai suoi ex tifosi rossoneri con uno striscione a lui dedicato, strappandogli una lacrima di commozione.

"Il tempo che passa distrugge, il mondo che resta dimentica, immortale resta un eroe: Pietro Paolo."

Pietro Paolo Virdis si ritira dal calcio giocato a soli 34 anni dopo una grande carriera calcistica in varie parti del nostro paese. Per lui era meglio smettere e fare altro. 

In seguito, ha cercato di fare l'allenatore tra le file dell'Atletico Catania, Viterbese e nella Nocerina.

Oggi, matura una grande passione per la cucina il vino. Insieme alla moglie Claudia, ha inaugurato il suo nuovo ristorante "Il Gusto di Virdis." Il menù è particolarmente sardo, il tutto offerto dal "Bomber di Sindia." 

Il suo cuore è diviso tra il Milan e il Cagliari.

Un attaccante che ha dato tantissimo nella sua terra sarda.

Cagliari, Torino, Milano ed Udine. 

Quattro città dove ricorda con piacere i bei tempi in cui era un attaccante temuto dai difensori.

Un abbraccio Pasqui.