È stata la visione, in replica, di Report, sabato scorso nel pomeriggio, ad aprirmi gli occhi su uno dei casi più eclatanti di "raccomandazione" per l'assegnazione dell'Evento.
Ci fosse stata l'Italia, sarei stato il primo a sedermi sul divano e a soffrire per la maglia azzurra. Non farò la volpe con l'uva, ma quando questo genere di competizione viene svolta in continenti... dall'altra parte e, soprattutto, senza i nostri, sono meno coinvolto. 
Non farò retorica su tutti i problemi che la sede prescelta si è portata appresso, anche perché lo sappiamo da tanti anni e sarebbe sciocco accorgersi solo adesso della stoltura, ma quello che ho potuto vedere su Rai 3 mi ha aperto gli occhi in maniera incontrovertibile.
Per avere un quadro ancora più completo, non ho voluto perdermi su Nove, la stessa sera, il documentario "Chi ha venduto la Coppa del Mondo?", l'inchiesta, in prima visione, in cui si racconta il periodo più buio del calcio e le influenti figure coinvolte.
È stata una indigestione davvero difficile da digerire.
Sappiamo che ci sono state molte discussioni non soltanto per ragioni sportive. Il paese ospite, un ricchissimo emirato che si affaccia sul Golfo Persico, è stato citato e criticato per il suo stile di governo autoritario, per le colossali spese affrontate nell'organizzazione, per lo sfruttamento dei lavoratori impiegati nelle costruzioni e per le violazioni dei diritti umani che avvengono al suo interno, tra le altre cose.
Fin da quando sono usciti dalle origini puramente animalesche e hanno cessato di vivere come in un branco, gli esseri umani hanno riflettuto sul modo di stare tra di loro in società. Queste riflessioni formano la filosofia politica. Ogni epoca storica ne ha prodotta una, adeguata alle esigenze del momento.
Una vera e propria poté svilupparsi solo quando gli uomini si appropriarono delle loro istituzioni e iniziarono a considerarle opera loro, determinate dalla loro volontà e non imposte da una divinità, quale che fosse. Da quel momento, si pose il problema del modo migliore di organizzarle e si sviluppò perciò una riflessione filosofica sulle forme di governo.
La successione degli argomenti è caratteristica: un circolo. Da uno si passa a un altro, da questo a un terzo e da quest'ultimo si ritorna al primo. Questa struttura di pensiero, secondo una teoria (dovuta soprattutto a Platone), corrisponde al ciclo naturale delle forme di governo le quali, tutte, nascono, si sviluppano, si corrompono e vengono sostituite da un'altra delle tre.
La democrazia si corrompe in governo della folla violenta e irresponsabile, ed allora sorge il bisogno di un re; ma la monarchia si corrompe diventando tirannia, ed allora i cortigiani prendono il potere al suo posto, instaurando l'oligarchia; ma gli oligarchi finiscono per opprimere il popolo che, ribellandosi, ritorna alla democrazia. 
Così sempre, in eterno. 

Nel 2009 l'allora presidente svizzero della FIFA, il potentissimo Joseph Blatter, annunciò l'apertura della gara per l'assegnazione dei Mondiali di calcio del 2018 e del 2022. Fu una decisione particolare con precedenti "particolari" quella di assegnare due edizioni dei Mondiali di calcio, il più grande accadimento sportivo globale dopo le Olimpiadi, in una volta sola. 

Inciso. La pratica delle assegnazioni multiple dei Mondiali era già stata fatta in passato, con le decisioni relative a quelle di Germania 1974, Argentina 1978, Spagna 1982 e Colombia 1986. Fu abbandonata quando ci si rese conto che a distanza di così tanto tempo un paese poteva anche diventare "molto diverso" rispetto a quello che sarebbe potuto essere. Grazie a un reciproco scambio di voti, Germania e Spagna si assicurarono l'organizzazione dei Mondiali "Europei" di quel periodo (all'epoca vigeva la prassi di organizzarli una volta nel Vecchio Continente e una in America). Nel frattempo l'Argentina diventava una dittatura, ma su questo la FIFA è sempre stata tollerante; anche la Spagna lo era nel momento in cui le fu assegnato il mondiale. In conclusione, a fine 1982 la Colombia dovette rinunciare per carenze organizzative e fu rimpiazzata dal Messico, l'unico paese americano già attrezzato in quanto aveva ospitato il mondiale nel 1970 e rifarlo in Argentina sarebbe stato troppo...
Si decise, per cui, da quel momento di procedere con assegnazioni singole.
Blatter la giustificò inizialmente spiegando che in quel modo la FIFA avrebbe potuto accontentare subito almeno due paesi dei tanti che avevano manifestato interesse, tra i quali Inghilterra (favorita per il 2018), Stati Uniti (super favoriti per quelli del 2022), Russia, Giappone e Qatar.
Per altri, quella decisione fu dettata soprattutto da interessi economici, dato che l'assegnazione congiunta di due edizioni avrebbe raddoppiato all'istante i proventi dalla vendita dei diritti televisivi del torneo. Quello fu l'inizio dei tanti problemi avuti dalla FIFA nell'ultimo decennio, i quali non solo minarono profondamente l'immagine dell'organizzazione, ma portarono all'edizione più controversa e criticata di sempre. 
La decisione, come si evince dalla trasmissione, era già stata presa: il Qatar non avrebbe avuto nessuna possibilità di aggiudicarsi la competizione. Solo una telefonata di Platini a Blatter, poco prima delle elezioni, sparigliò le carte in tavola...
Il Comitato esecutivo oggi è composto da una trentina di membri e nell'ultimo decennio è stato quasi completamente stravolto da scandali legati alla corruzione. Il problema principale è ancora costituito dal grande peso delle confederazioni, all'apparenza piccole e poco influenti, che però racchiudono al loro interno numerose associazioni, e quindi molti voti. Anche prima del 2010 c'erano state voci e sospetti più o meno fondati su assegnazioni pilotate dalla corruzione.

Per i Mondiali del 2018 e soprattutto del 2022, però, si andò oltre. Le pratiche di compravendita si erano ormai radicate all'interno del Comitato esecutivo e nel 2010 l'assegnazione in un solo momento fu vista come un'occasione unica per guadagnare somme di denaro mai viste prima. Questa disponibilità alla corruzione fu talmente evidente che due membri dell'esecutivo FIFA (un delegato nigeriano e uno tahitiano) vennero sospesi e accusati di aver messo in vendita il proprio voto al miglior offerente: gli elettori furono quindi 22 su 24 iniziali.
Nessuno avrebbe pensato al Quatar per le questioni, non solo morali, che si portano dietro. Mentre sto scrivendo, e come ha anche riferito Marchisio, ospite in Rai, sembra che sia volato qualche fischio in tribuna durante il "Ringraziamento ai lavoratori per l'attività svolta negli anni e per aver profuso tutti gli sforzi per il bene dell'umanità". L'ennesima inchiesta giornalistica, questa volta d'oltremanica, ha reso noto che ci siano state più vittime nella costruzione di otto stadi che per l'innalzamento delle Piramidi in Egitto. Buona parte dell'economia si basa sul lavoro di operai migranti, che non hanno diritti e spesso vivono in condizioni terribili. Gran parte delle infrastrutture è stata costruita proprio da loro, con enormi sacrifici (i turni vanno dalle 5 alle 17) e molti morti a causa delle scarse, quasi assenti, condizioni di sicurezza e dei ritmi di lavoro massacranti (dodici ore di lavoro per una manciata di spicci).

In Qatar, il potere della famiglia al Thani è praticamente assoluto. L'attuale regnante, l'emiro Tamim bin Hamad al Thani, ha 42 anni e prese il potere quando suo padre abdicò nel 2013: è il primo sovrano qatariota di quattro generazioni a non aver fatto ricorso a un colpo di stato contro un membro della famiglia per ottenere il potere.
L'emiro nomina e può licenziare il primo ministro e tutto il governo, è il capo delle forze armate e controlla il sistema giudiziario. In teoria sarebbe affiancato da un'assemblea consultiva che detiene alcuni poteri, come quello di porre il veto sulle leggi. In realtà, l'assemblea non si azzarda a contraddire l'emiro, che comunque sceglie un terzo dei membri del corpo consultivo.
In Qatar i partiti politici sono banditi, ed è vietato formare un sindacato. La stampa è censurata. L'omosessualità è un reato che può essere punito con la pena di morte. Al contrario dell'Arabia Saudita, il consumo di alcol sarebbe legale per gli stranieri (non per i qatarioti); la cosa tuttavia sta provocando non poche contraddizioni a questi Mondiali (singolare lo striscione dei tifosi ecuadoriani che richiede le lattine di birra...).

Ritornando a noi, successivamente, Blatter ammise pubblicamente che "forse assegnare due Mondiali nello stesso momento non era stata la scelta migliore", e fu la prima volta che il potente presidente della FIFA ammise un errore, peraltro così evidente. Ma il processo di assegnazione era ormai iniziato: "Ora ci troviamo nella situazione di dover andare avanti", aggiunse. 
La candidatura del Qatar non era la migliore, anzi: i giudici che la esaminarono la ritennero peggiore di quelle proposte da Stati Uniti, Corea del Sud, Giappone e Australia, perché il piccolo paese non solo non aveva un solo stadio adatto, ma neanche le infrastrutture necessarie all'organizzazione. Fra tutte le candidature, la migliore era di gran lunga quella statunitense, dato che non aveva punti deboli ed era mossa dalle rinnovate ambizioni calcistiche del paese.
Il giorno dell'assegnazione, nella sede della FIFA a Zurigo, gli Stati Uniti si presentarono con l'ex presidente Bill Clinton, con un messaggio dell'allora presidente Barack Obama, con l'attore Morgan Freeman (vederlo oggi nel nuovissimo stadio parlare di qualità della vita e giustizia sociale mi fa sorridere visto che poi sarà passato all'incasso...) e con la certezza di vedersi assegnata l'edizione del 2022. Arrivò però il momento degli annunci: dopo aver assegnato l'edizione del 2018 alla Russia (e non all'Inghilterra, come previsto), la FIFA diede la competizione al Qatar. In sala si creò una certa tensione: gli Stati Uniti non credevano di poter perdere, così come non se l'aspettavano tutti gli altri presenti.
Blatter voleva evitare l'assegnazione al Qatar a tal punto che prima della votazione disse esplicitamente ai membri dell'esecutivo di votare per gli Stati Uniti. Ma quest'ultimi videro probabilmente anche un'occasione per danneggiare la sua presidenza, fin lì incontestabile. Su 22 membri, 14 votarono per il Qatar, alcuni dei quali senza nemmeno studiare i rapporti realizzati dagli ispettori.
Sigfrido Ranucci, in piena suspence degna di un film giallo, ha staccato dalle immagini andando a focalizzare sulla trama che fece saltare il banco. 
Blatter, nell'ennesima intervista, ha dato una sua versione all'accaduto, spiegando: "Una settimana prima del Congresso della FIFA l'allora presidente della UEFA Michel Platini mi chiamò e mi disse che il nostro piano di assegnare i Mondiali alla Russia (che nel frattempo aveva preso il posto dell'Inghilterra che si sarebbe "accontentata" degli europei) e Stati Uniti non avrebbe funzionato. Mi disse che l'allora presidente francese Nicolas Sarkozy, in contatto con il principe ereditario del Qatar, gli aveva chiesto di fare il possibile per assegnare il torneo al paese arabo. Sei mesi dopo, il Qatar acquistò aerei da caccia francesi per 14,6 miliardi di dollari".
Nessuna autorità qatariota è mai stata riconosciuta colpevole di corruzione, ma la giustizia americana ritiene che il paese si sia garantito i Mondiali trattando ai più alti livelli della politica internazionale, offrendo per esempio partnership a lungo termine sulle forniture di energia, in particolare di gas, che costituisce la fonte della sua grande ricchezza.  

Apro una piccola parentesi per sottolineare che la data più importante della storia recente del Qatar è probabilmente il 1997, quando il paese cominciò a esportare gas naturale nel mondo. I giacimenti erano stati scoperti poco prima, e attualmente si ritiene che il paese detenga le terze riserve più grandi del mondo e ne ha fatto un paese ricchissimo (in termini di prodotto interno lordo pro capite).
Negli ultimi trent'anni, gli enormi introiti ottenuti grazie al gas naturale hanno permesso al Qatar e al suo regime di realizzare progetti ambiziosi e ottenere influenza nel mondo.
La mancata assegnazione dei Mondiali ebbe come maggior effetto la reazione degli Stati Uniti, da cui iniziarono le indagini sulla corruzione dilagante all'interno della FIFA che a partire dal 2014 portarono alle dimissioni di Blatter, di altri dirigenti e di numerosi membri del Comitato esecutivo, alcuni dei quali successivamente condannati dalla giustizia.
L'assegnazione "alla cieca" al Qatar costrinse, per la prima volta nella storia, il rinvio del torneo dall'estate all'inverno (quanti infortuni per la strada...), data l'impossibilità di giocarlo con le altissime temperature di luglio, che anche a novembre raggiungono, comunque, i 30 gradi. Mise poi in atto un enorme processo di urbanizzazione di un paese che all'epoca era abitato da meno di due milioni di persone e non aveva una sola opera pubblica adeguata: né per disputare un evento così importante, né per accogliere milioni di turisti. Per oltre un decennio il Qatar ha avuto quindi bisogno di manodopera, fatta arrivare in massa, e a basso costo, da alcune delle zone più povere del mondo (soprattutto Nepal e Bangladesh). In questo modo migliaia di operai sono stati ridotti di fatto in condizione di schiavitù.

A livello sportivo non si ricordano mirabolanti prestazioni, mentre, a livello politico istituzionale, di recente, il Qatar ha ospitato i negoziati tra gli Stati Uniti e i talebani che hanno portato nel 2021 al ritiro delle truppe americane dall'Afghanistan; tuttora è il principale interlocutore del nuovo governo che ha preso il potere.
In molti casi, però, questa vicinanza a gruppi islamisti è stata ambigua e sospettosa, spesso sfociando in sostegno a gruppi terroristici. Una delle questioni più discusse fu la decisione della tv "Al Jazeera" di trasmettere i discorsi di Osama bin Laden, il leader di al Qaida, responsabile degli attacchi dell'11 settembre del 2001 a New York e Washington.

Nel frattempo, poco dopo la mezz'ora, l'Ecuador è in vantaggio di due gol, uno gli è stato annullato per... un'unghia incarnita in fuorigioco e ha un predominio assoluto. I tifosi con la maglia rossa con la scritta Qatar, battono ritmicamente le mani incitando e sorridendo non rendendosi conto, o forse sì, che può finire con una scoppola sul groppone. Ma poco importa, forse perché obbligati.
Il calcio, in fondo, è un'altra cosa...
Ieri l'altro, 19 novembre, Kurt Hamrin ha compiuto 88 anni. Vera e propria leggenda e bandiera viola: con 208 reti su 362 gare ufficiali disputate, lo svedese è il miglior marcatore della storia della Fiorentina e, fino all'avvento di Batistuta, era anche il miglior goleador viola in Serie A. Proprio Batigol, con i suoi 152 gol, lo superò per una rete.
Quando lo conobbi, in una cena da una collega-amica scandinava, mi venne spontaneo chiamarlo con il suo soprannome: "Onorato, Uccellino". Mi interrogò per sapere se conoscevo la motivazione; ovvia fu la risposta: "Il suo modo di correre ricordava quello di un uccellino che volava".

Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio. Che fine ha fatto la semplicità? Sembrano tutti messi su un palcoscenico e si sentono tutti in dovere di dare spettacolo.
Ah, dimenticavo: al mondiale farò il tifo per tutte quelle squadre che non hanno mai vinto... Niente.

P.s. La Rai ha detto no alla Figc: l'amichevole Austria-Italia, che si è tenuta ieri sera, è andata regolarmente in scena nello stesso giorno del debutto del mondiale. La Federazione Italiana Giuoco Calcio aveva, infatti, avanzato alla tv di stato la richiesta di anticipare il match a sabato 19 novembre, ma avrebbe ricevuto il niet della Rai, che voleva difendere la collocazione in palinsesto di "Ballando con le Stelle".
Vista l'importanza della partita, nulla, e il gioco espresso, penoso, ha fatto bene a non sconvolgere la disposizione. Non dobbiamo però poi meravigliarci se il circo mediatico sia composto da acrobati e nani.
Oltre alle ballerine.