Il cerchio si è chiuso, dopo 3 anni, a malincuore, ma si è chiuso. E, per quanto grandi siano, i cerchi sono sempre meno dello spazio che c’è intorno e, per quanto 3 anni sia un tempo sufficiente per fare programmi e cercare di realizzarli, rimangono comunque una doppia parentesi che nella storia della Juventus hanno un valore relativo.
Ma questo non vuol dire che non si possano fare due conti, assegnando meriti e responsabilità, anzi, a maggior ragione adesso, a giochi fatti, possiamo e dobbiamo capire cosa è successo, quando e perché.

CR7 se n’è andato, magari senza commuoversi, perché scarsamente empatico, perché troppo concentrato sui suoi successi personali, che però hanno sempre coinciso con quelli delle squadre per cui ha giocato, ma è voluto andarsene a tutti i costi… E non per soldi ma per gloria, per voglia di vincere, quella stessa voglia di vincere che sembra abbia abbandonato la Juve. Nonostante il suo motto.

Era arrivato 3 anni fa in una squadra top che avrebbe dovuto lottare stabilmente per la Champions, e invece si è ritrovato in una società che, da allora, ha commesso solo errori, che ha impoverito il patrimonio tecnico della rosa con operazione astruse, come se avere il giocatore più forte del mondo fosse sufficiente, come se nessuno sapesse come costruire una squadra che potesse valorizzare al meglio le qualità, infinite, di CR7. E nonostante questo 101 gol solo in campionato. In 3 anni. Un fenomeno.

E’ chiaro che se ne sia andato, la cosa strana è che non l’abbia fatto già lo scorso anno con l’improvvisato Pirlo in panchina. Una fatto demenziale. Ma perché sarebbe dovuto restare a fare da chioccia a un gruppo di sparuti giocatori, spesso mediocri, non in grado di (com)battere formazioni decisamente più deboli? Per spirito caritatevole? Lui è uno che vuole vincere e sa come si fa. Cosa avrebbe dovuto fare, aspettare a 37 anni? Siamo stati noi, la Juve, a non mantenere i patti, gli avevamo assicurato una squadra top, e si ritrova senza ricambi, con giocatori demotivati, scarsi, rinforzi improbabili e progettualità zero. Chi ha deluso? Pensateci bene.

Indubbiamente “l’operazione Ronaldo” ha significato un prima e un dopo, quando è stata decisa la Juve era arrivata ad un passo, anzi a pochi centimetri, dall’eliminare il Real Madrid in Champions, tutto aveva un senso compiuto: se a questa squadra capace di far tremare il Real a casa sua aggiungiamo il migliore che c’è in giro, prendiamo anche Cancelo e Can (gratis), l’anno prossimo è fatta. Tutto vero, tutto giusto, ma… ma a volte le cose non vanno come dovrebbero andare e un’Ajax qualsiasi ci sbatte fuori. Pazienza, l’anno prossimo sarà quello “sì”.
Ma proprio in quell’estate del 2018, da Ronaldo in poi, la dirigenza, nel senso di tutta la dirigenza, non ne ha imbroccata più una. Abbandonata la strada della programmazione per l’improvvisazione creativa, abbandonato Marotta al proprio destino (adesso sappiamo con certezza chi fosse quello bravo, guardate cosa è riuscito a fare in un’Inter disastrata in meno di 3 anni), promosso Paratici a fenomeno del calciomercato, il meccanismo si è prima inceppato e poi rotto. Fragorosamente.

Riconsideriamo gli ultimi anni, intanto le operazione “dubbie”, quelle che potevano anche avere un senso, allora:
- Spinazzola in cambio del mediocre (e mi tengo largo) Pellegrini, mandato in giro per 2 anni e reintegrato per mancanza di alternative; adesso riserva per forza;
- Danilo x Cancelo, una bella plusvalenza sì, ma un giocatore che sembra forte solo perché gli altri sono più scarsi, e tra l’altro ci ha messo 3 anni per crescere il minimo indispensabile;
- Mandragora che la Juve prese dal Pescara, mandato in prestito, ceduto e ricomprato, poi rivenduto. Visto il risultato non mi sembra inferiore ad un Ramsey o ad un Arthur, signor “tocco la palla sei volte e poi la do al compagno più vicino“.
- Rinnoviamo un Khedira, rotto, ultimo anno passato in infermeria, e Mandžukić, hai visto mai che vada a scadenza, per metterli fuori rosa e perderli a zero. Anzi, finanziandone l’uscita.
- I vari Rugani, De Sciglio, Perin, lo stesso Bernardeschi fanno parte del contorno di idee non andate a buon fine. In effetti, ad oggi, li abbiamo tutti sul groppone, impossibili da vendere per via di prestazioni imbarazzanti e ingaggi fuori mercato.

Nel frattempo, è vero, sempre in questi ultimi 3 anni, abbiamo anche comprato qualche ottimo giocatore, che, forse, diventerà un campione, e mi riferisco a De Ligt, 86 min., e Chiesa 60/70?, non è dato di saperlo con precisione… Che però, a quei prezzi, non è che siano state operazioni di mercato frutto di intuizioni clamorose, ma piuttosto di giocatori pagati a peso d’oro per quello che Ajax e Fiorentina chiedevano…
Morata ha fatto benino, diciamo il suo: nulla di che, Frabotta è finito al Verona in prestito con diritto di riscatto (ma non si capisce per quanto), perché la Juve l'obbligo non riesce proprio ad ottenerlo mai. E poi c’è Rovella, che visto che i centrocampisti li stiamo cercando col lanternino, lo lasciamo al venditore per due stagioni. A maturare, ti spiegano, perché tanto abbiamo Arthur (rotto), Ramsey (sempre rotto), Rabiot, che fenomeno non è, Bentancur confidando che si riprenda e speriamo addirittura nel ritorno di Pjanić cacciato a malo modo per una super plusvalenza sì, ma anche perché da 2 anni non si alzava più dalla poltrona di casa sua con pantofole e sciarpetta. E poi c’è Locatelli, 35 min. in tempo di pandemia, un vero affare!

Quando la dirigenza, area tecnica, funzionava, senza fare voli pindarici, né scommesse azzardate, prendevamo gratis o a prezzi equilibrati, Khedira, Vidal, Matuidì, Comàn, Tevez, Mandžukić, Morata1°, Cuadrado, Alex Sandro, Dybala, Leminà, Benatià, non tutti fenomeni ma tutti giocatori che, a parte qualche rinnovo astruso, hanno fatto il loro e sono stati rivenduti in modo ragionevole. Fino all’estate del 2018. Poi? Cosa è successo al bravo responsabile dell’area tecnica che senza Marotta ha fatto danni su danni?
Adesso però passiamo alla vera galleria degli orrori firmata PARATICI, agli affari che hanno un senso (forse), solo nella testa di chi li ha voluti e realizzati. Iniziamo…

- Nel 2019, in vista del declino fisico di Chiellini (a cui ci aggrapperemo quest’anno), acquistiamo non 1 ma 3 difensori centrali: De Ligt 86 min., Demiral 18 min., e Romero 26 min., che però lasciamo al Genoa, a maturare, per 2 anni, salvo poi cederlo all’Atalanta, prestito biennale (sic!) con diritto a 20 min., che l’Atalanta, chiaramente, eserciterà per rivenderlo allo stesso PARATICI, Totthenam, a 55 min. Bonus compresi… Il senso dell’operazione? Pensar male non si deve ma insomma, strana è strana…
- E Higuaín? Fuggito in tempo di Covid a casa sua e regalato con minusvalenza accertata al campionato MLS? Altro affare?
- E Douglas Costa? Frettolosamente riscattato per 40 min. (+ 6 per il prestito dell’anno precedente) che adesso sverna in Brasile pesando ancora in bilancio? Altro che minusvalenza…
- L’accoppiata Ramsey-Rabiot a parametro zero – commissioni di decine di min. di euro a parte – con contratti di 7/8 min che non ne permettono la rivendita, dovrebbe essere citata a pagina 2 del “Manuale del perfetto Mediocre Direttore Sportivo”.
- Infine l’operazione regina, a pagina 1, l’indigeribile strategia di mercato di gennaio 2020! Perché per Kulusevski qualche riflessione va fatta (sempre di Atalanta si tratta: prima Romero poi Kulusevski, adesso Demiral… mah!), 45 min, per un giocatore con mezzo buon campionato alle spalle (e che lasciamo comunque a maturare per altri 6 mesi), trascurando un certo Haaland che per 35 min. + commissioni a Raiola si poteva prendere… Vogliamo parlarne caro PARATICI?
Brutti pensieri vengono in mente… Bruttissimi! E io un po’ preso per il culo mi ci sento…

Adesso è iniziato (male) il nuovo cerchio, l’epoca di Cherubini.
Donnarumma al PSG è una bestemmia con il portiere che ci ritroviamo, la gestione del “caso Ronaldo” è quanto di più provinciale ci sia, e lo stucchevole tira e molla per Locatelli fa pensare alla Pergolettese (con rispetto), parliamo di Scamacca e Raspadori, quando non basterebbe neanche Pogbà a risollevare, almeno un po’, stima, orgoglio e gerarchie.
Del ritorno di Allegri non so che dire, non sono mai stato un allegriano, adesso men che meno, non mi è mai piaciuto troppo, ho sempre pensato che in Italia facesse il suo, che sarebbe stato difficile non vincere con quelle squadre lì, e in Europa il non avere un gioco, bello o brutto che sia è uguale, alla lunga non paga, e, a parte il periodo del 4-2-3-1, non mi sembra che il gioco sia stato il giocatore in più che altri allenatori invece spendono. E, soprattutto l’anno di Ronaldo, con quella rosa lì, il braccino corto ce l’ha avuto. Sì, lo so, le due finali, ma le finali bisogna pure vincerle…

Quindi cara dirigenza, Agnelli, Nedved, Arrivabene, Cherubini, prendete esempio da Marzullo, fatevi una serie di domande e datevi una qualche risposta, condividendola con chi, noi tifosi semplici ma per nulla stupidi, non può e non deve poter pensare che da 3 anni siete diventati degli incapaci. Avete già sbagliato, o permesso di sbagliare abbastanza. Non essere intervenuti in tempo per frenare la deriva tecnica è una corresponsabilità evidente; aver permesso a Paratici di sperperare centinaia di milioni è una colpa grave assai. Le incertezze sugli allenatori, la saga di Pirlo da Under 23 a prima squadra in una settimana è significativa, hanno fatto il resto, e non sono altro che una dimostrazione ulteriore di approssimazione e mancanza di una chiara progettualità. Sì, la pandemia avrà complicato le cose, anche parecchio, ma la mancanza di buone idee arriva da molto prima, da quel 2018, dall’affare Ronaldo in poi, non ne avete più imbroccata una. In questo momento la Juventus sembra una società confusa, provvisoria, disorganizzata, senza un programma chiaro, e non è da Juventus.
E’ chiaro che nessuno dimentica i meriti per i 9 anni di vittorie, né il valore di una striscia positiva, probabilmente irripetibile come quella. Nessuno minimizza la qualità di certe intuizioni di PARATICI (quando c’era Marotta), Pogbà, Barzagli e Dybala su tutte, ma, come insegna proprio la storia della Juventus, quello che abbiamo vinto non può compensare quello che non vinciamo, nessuno juventino si accontenta del passato, il presidente per primo, perché la vittoria più bella sarà la prossima!
La Juve è la Juve, e proprio perché è la Juve, non si merita di finire sul lettino di uno strizzacervelli, anche molto bravo, per capire perché.
Anche questo è il senso di “fino alla fine”.

 

Francesco Proietti