Mente spudoratamente a tutti: alla dirigenza, ai giocatori, ai tifosi, ai giornalisti, e soprattutto a se stesso.
Mente sapendo di mentire, mente sapendo di non avere, ormai, nessun argomento per patteggiare foss’anche uno straccio di autodifesa. Mente perché non può più spacciare la scusa delle assenze, di chi c’è e chi non c’è, al Milan ne mancavano 5; mente perché non può lamentarsi degli errori di giocatori fortemente voluti da lui, imbarazzante l’approssimazione tecnica di Locatelli e Kostic; mente perché non è vero che quando mancano 20 minuti alla fine e sei sotto di due gol inviti alla calma tanto “la partita è ancora lunga”; mente perché se sai che per almeno 3 mesi dovrai fare a meno di Pogbá e Chiesa, e continui a sostenere che non è la squadra che avevi in mente, vuol dire che non sei in grado di trovare un’alternativa che sia una, e ti nascondi dietro la sfortuna, gli infortuni e le poche capacità che abbiamo di reagire alle situazioni complicate; mente perché se gli altri corrono meglio, arrivano prima sui palloni, hanno voglia di sbattersi e di soffrire per quei 10 centimetri in più, non è merito loro, ma incapacità di chi li allena durante la settimana, cioè lui; mente perché non è vero che il campionato è ancora lungo e si può recuperare, la qualificazione in Coppa è ancora raggiungibile; mente perché predicare “halma” vuol dire che non ha più l’autorità per essere credibile e fargli sputare il sangue a 15 minuti dalla fine; mente perché se sostituisce Vlahovic con Kean, e non li fa giocare insieme, almeno per provarci, vuol dire non solo non ci crede più nemmeno lui, ma ha il terrore di prendere un’imbarcata ancora più pesante e quindi meglio accontentarsi dello 0 - 2; mente quando parla di tempo necessario per capire, imparare a gestire, ragionare, maturare, ecc. ecc., perché sta lì da 16 mesi, e in 16 mesi un progetto doveva essere già bello che realizzato; mente perché quando parla dei suoi giocatori, dicendo che hanno bisogno di assimilare certi (quali esattamente?) meccanismi, trascura di spiegare come mai dopo 4/6 settimane sotto il suo completo controllo, regolarmente tutti, ma proprio tutti, peggiorano incomprensibilemte sotto ogni punto di vista: atletico, tecnico e caratteriale, a prescindere dal ruolo, dall’esperienza, dalla provenienza e dall’età.
Quel povero Miretti, discreto giocatore da questa stagione stabilmente in prima squadra, è irriconoscibile, peggiora di partita in partita e, per piacere, non parliamo di stanchezza, Paredes, brutta copia del giocatore del PSG, ha imparato a dare la palla indietro e di lato, adesso sembra il gemello di Arthur, Bonucci gioca bene solo quando non gioca con la Juve, Locatelli si guarda inebetito intorno e sembra un suo cugino che di mestiere fa l’idraulico, Kostic non ha ancora capito in che parte del campo deve giocare, avanti, dietro, a metà, fatto sta che sceglie sempre il posto sbagliato. Su Vlahovic caliamo un velo pietoso, per giocare come sta giocando, andava benissimo anche Lapadula, eppure quando è arrivato era un fenomeno, è durato 5/6 partite appunto, poi si è iscritto al rapido processo di regressione che pare coinvolgere tutti i giocatori che capitano per le mani al nostro fenomenale Mister.
I famosi ”giovani”, che avrebbero dovuto essere l’orgoglio aggiunto, sono miseramente scomparsi dai radar, mentre gli scarti allegriani, Kulusewsky, Bentancur, corrono, non si rompono e giocano sempre e bene, per non parlare di Dybala che sta facendo la differenza e segna che è una bellezza. Ma si sa il nostro prode stratega, che di calcio capisce assai, gli faceva fare il centrocampista, anzi, come diceva lui, “lo vedo tuttocampista”, a 50 metri dalla porta.

Mente perché insegnare calcio non vuol dire praticare il bel gioco, vuol dire organizzare il gioco, uno qualsiasi, un gioco che si adatti ai giocatori che hai, a quelli che hai scelto, a quelli che alleni tutti i giorni. Si può vincere o perdere ma con la consapevolezza di essere all’altezza delle proprie aspettative, di quello che dovresti essere, di quello che profumatamente ti pagano per essere. Non si può aspettare che qualcosa succeda, perché se dopo 9 giornate hai fatto 13 punti in campionato e sei quasi fuori dalla Champions, non è perché Pogbá ha un ginocchio a pezzi e Chiesa chissà quando torna, semplicemente hai miseramente fallito nel ruolo e nelle competenze che ti sono state (improvvidamente) assegnate.

Allegri mente a tutti, soprattutto a se stesso, perché se avesse la considerazione necessaria per la società, per la squadra e per i tifosi, semplicemente ammetterebbe di non essere più in grado di essere utile alla Juventus. Noi per questo lo rispetteremmo, molto di più di quando va in conferenza a cercare scuse e, come direbbe il buon Guccini, “a sparare cazzate”.