Infatti, un allenatore non si giudica dai particolari, ma da come riesce ad organizzare la squadra al meglio al netto delle assenze; dalla la capacità di trasmettere il DNA vincente, l’orgoglio di una maglia; dal carattere e l’equilibrio; dall’abilità con cui sa leggere una partita, gestire uno spogliatoio, far migliorare i giocatori, sia sotto il profilo umano che sportivo; dalla competenza con cui prepara atleticamente, e tatticamente la squadra, anche scegliendo i collaboratori giusti.
Cose così insomma… non particolari.
E anche stavolta le giustificazioni si sprecheranno, il nostro ProdeCondottiero, sorridendo amaro e sornione, come chi sa di sapere e di avere un asso nella manica, ci dirà che:
- L’uomo in meno… Da uno esperto come Di Maria non me lo sarei aspettato.
- Giochiamo ogni 3 giorni e questa è la rosa che ho a disposizione…
- Il nostro è un programma di 4 anni e andremo avanti insieme, parlando poco e  lavorando molto. Siamo  tutti responsabili, io, la società e i giocatori.
- Ci vuole tempo per sistemare una situazione come questa, dopo la sosta, finalmente avrò qualche giocatore in più a disposizione.
- Questa non è la squadra che avevo in mente.
- Nei momenti difficili ci vuole halma, restare uniti e avere la lucidità per trovare le soluzioni. Adesso umiltà, chiarezza e determinazione.
Peccato che:
- Il 1° tempo, giocato 11 contro 11, aveva già ampiamente riconfermato le capacità involutive dei singoli e dell’insieme, dimostrando ancora una volta, come questa squadra e questo modo di non giocare, siano poco salutari.
- Giochiamo ogni 3 giorni… come tutto in Europa, ma gli altri corrono, sputano sangue e veleno quando serve, arrivano per primi sulla palla e non durano 20 minuti. E con la rosa, seppur ridotta a disposizione, il ProdeCondottiero su 9 partite è riuscito a perdere con Real Madrid, Liverpool, Bayern… Ah no, in effetti con Monza, Benfica, e PSG, e pareggiare con Sampdoria, Fiorentina, Salernitana e Roma, vincendo solo con Sassuolo e Spezia. 2 su 7, una bella media salvezza…
- Un programma di 4 anni può avere un senso quando è un programma che segue un’idea  concreta. Ma parlare per mesi di giovani promettenti in rampa di lancio, per virare improvvisamente su parametri zero dal rendimento discontinuo perché ex-campioni o irragionevoli egoisti cavalli di ritorno… Non è un programma, sembra proprio una scelta contraddittoria, incoerente con le premesse.
- ALLEGRI allena (si fa per dire) la Juve da 16 mesi… Precisamente di quanto tempo ha bisogno per riuscire ad organizzare una squadra, scegliendo un modulo, spiegando ad ognuno quello che deve fare, siano titolari che sostituti? Basteranno 4 anni o sarebbe il caso di prolungargli il contratto così andiamo sul sicuro?
- E se questa non è la squadra che aveva in mente, quale sarebbe, sempre precisamente? Quella con Pogbá, Rabiot, Paredes e Di Maria? E, soprattutto, quando l’avrebbe pensata visto che Paredes è arrivato a campionato iniziato, e Rabiot non è stato venduto per le pretese assurde della mamma-manager". E già che ci siamo Di Maria che lo ha mandato in campo ancora mezzo rotto, e Pogbá ancora non pervenuto? Ma dove sono gli acquisti campioni in prospettiva? Qualcuno tipo De Ketelaere o Kvaratskhelia, o un paio di laterali bassi in grado di correre? Dov’è lo scouting, dove sono gli osservatori?
- EH NO! Non ci vuole “halma”, basta “halma”, se calma è intesa come attesa senza fine, quella non è “halma”, è inutile, reiterato stillicidio, partita dopo partita. Vergogna dopo vergogna.

ALIBI, attenuanti, pretesti che sanno di vecchio, spiegazioni futili per mancanza di argomenti: l’arroganza di certi atteggiamenti, mal dissimulata da semplicità dialettica, è pari solo alla presunzione di chi millanta un credito ampiamente scaduto, accusando il destino, l’ineluttabilità dello sport, la fatalità degli episodi negativi. In una sola parola: SCUSE.
Ha ragione anche il già mitico ARRIVABENE (chi non arriva ultimo), lui è uno dei RESPONSABILI principale, dovrebbe avere la dignità professionale per esonerare # BASTALLEGRI e poi rassegnare rapidamente le dimissioni. Una dirigenza attiva avrebbe già preteso una condotta del genere. Purtroppo AGNELLI, cotto anche lui a fuoco lento, non è più in grado di timonare controcorrente, ma solo di seguire la corrente del disastro senza fine.

Risultato? A settembre campionato e Champions del tutto compromessi o quasi, ulteriori 250 milioni di rosso in bilancio, una programmazione sportiva amatoriale che privilegia ex-campioni e parametri zero capricciosi e viziati, un mercato raffazzonato basato sulle indicazioni di un allenatore amico di famiglia e bollito, una squadra con gli occhi spenti che non ci pensa nemmeno a seguire le (dis)indicazioni del ProdeCondottiero, l’Europa e l’Italia che ridono per come la Juve si spaventa anche di fronte alla Pergolettese B, e un esercito di tifosi increduli e delusi. Complimenti!
Dov’è finito il Presidente decisionista dei 9 scudetti, il presidente dell’ECA, quello lungimirante, intuitivo, che tuonava ed imponeva, quello che tutti avevano imparato a rispettare, che parlava e spiegava, che difendeva la squadra, che era l’orgoglio della tifoseria tutta? Perso in una notte di Superlega? Pare di sì, anche perché le coincidenze non sono quasi mai incontri casuali con la sorte, buona o cattiva, ma conseguenza di decisioni affrettate, scellerate, incomprensibili e, già da un po’, indifendibili.

E ADESSO? Un allenatore... che non sa come venirne fuori, una dirigenza assente che non sa come venirne fuori, un pubblico attento, appassionato, sportivamente educato che saprebbe benissimo come venirne fuori.
Nell’attesa che in primavera Agnelli & Company vengano accompagnati onorevolmente all’uscita, per adesso #BASTALLEGRI!