C'era un legame speciale tra il Milan e Ibrahimovich, un feeling che durava dalla stagione 2010/11, chiusa con quello scudetto che il calciatore svedese aveva promesso ai tifosi nel giorno della sua presentazione nel tempio di San Siro.
Anche nella stagione seguente, benchè fattori esterni (gol di Muntari non concesso contro la Juve) e interni (Berlusconi padre e figlia, Galliani e Allegri...crollo fisico della squadra...) impedirono il bis in campionato, Ibra confermò la sua statura di leader e top player.
Fu per questo feeling che i tifosi lo rimpiansero per 10 anni e lui stesso ammise sempre l'esistenza di questo particolare rapporto con il club rossonero.
Quando il Milan disperato lo ha cercato a Natale, IBRA fu considerato il vero e proprio salvatore della patria milanista, altrimenti avviata al disfacimento del post 5-0 di Bergamo; era lui e solo lui che poteva salvare la stagione dei rossoneri da un memorabile tracollo, che ai tifosi più longevi, riportava alla memoria quello dell'anno della retrocessione.
E IBRA, professionista irreprensibile, animato dal suo amore per il Milan e motivato dalla sua inarrivabile smania di vittoria, ha salvato quel Milan, aiutandolo, persino più fuori dal campo che non dentro, a uscire da quella cappa di negatività e a risalire almeno parzialmente la classifica, in soli due mesi di partite.
Che cosa sarebbe successo senza il caos portato dal Coronvirus nessuno lo può dire; ma fino a quel momento il Milan era tornato in lizza persino per il quarto posto, sopravvanzando il Napoli e portandosi a tiro della Roma: alla 22esima il Milan era a 7 punti da Roma e Atalanta appaiate al 4° posto! Inoltre il Milan si è inserito brillantemente tra le 4 finaliste della Coppa Italia.
Stiamo parlando del mese di febbraio, prima che il Covid e i relativi provvedimenti a tutela della salute portassero alle partite non disputate, agli stadi vuoti, all'incertezza sul seguito del campionato, circostanze che di sicuro hanno inciso su tutte le squadre, Milan compreso.

Oggi la classifica è meno promettente, ma lascia comunque speranze di ottenere almeno la partecipazione il prossimo anno alla seconda coppa europea per importanza; un merito cui Ibra ha indubbiamente contribuito, riuscendo a migliorare il rendimento di tutti i suoi compagni.
La storia post Lookdown è sotto gli occhi di tutti: la ripresa calcistica ha anteposto le semifinali e la finale di Coppa Italia alla ripresa del campionato, che avverrà la settimana successiva alla disputa delle partite di recupero, che uniformeranno la classifica a quota 26 partite giocate per tutte le squadre.
Ibra aveva già dato avvisaglie di un certo malessere psicologico nell'inaspettata sconfitta casalinga col Genoa, ossia l'ultimo incontro prima della interruzione per il virus; pur segnando l'inutile gol della sua squadra, lo svedese giocò una partita assolutamente insufficiente; svogliato, persino impacciato, non riuscì non solo a essere utile all squadra, ma addirittura neppure ad entrare in partita.
Sembrava un episodio legato allo specifico momento e comunque superato dopo il lungo stop; invece, alla ripresa si sono verificati in rapida successione il suo infortunio al polpaccio, il suo viaggio in Svezia per osservare il conseguente riposo, il ritorno con il diverbio con Gazidis, il suo blitz negli spogliatoi dell' Hammarby con elusione del divieto sulla quarantena. Per giungere alle notizie di oggi con la positiva risonanza magnetica, che accelera il suo rientro in squadra post infortunio, ma soprattutto le prime trattative di rinnovo caratterizzate dalla sua richiesta di 8 milioni di ingaggio, che sostanzialmente chiude a ogni sviluppo.
Ora lungi da noi da dare al calciatore responsabilità per il suo infortunio, ci pare strano, molto strano e lontano dall'Ibra pensiero tutto il resto. L'Ibra che conosciamo noi, non avrebbe lasciato il Milan per le terapie post infortunio, tanto più dopo che era stato tutto solo a Milanello a fare quarantena... Chissà forse in quei giorni Ibra ha sperato di incontrare Gazidis per il rinnovo del contratto e forse questa vana attesa lo ha frastornato; fatto sta che dopo essersene andato è ritornato aggressivo al punto di arrivare al diverbio con il numero 1 dei dirigenti e mettere in dubbio la sua permanenza al Milan.
Non basta, Ibra commette una palese violazione delle regole sulla quarantena andando nello spogliatoio dell'Hammarby, la squadra svedese che lo vede azionista di riferimento, circostanza peraltro che non può giustificare il suo operato. Il paradosso è che il Milan - che non ha assunto provvedimenti dopo la sua sparata con Gazidis - finalmente gli tende una mano per parlare del contratto: per offrirgli la possibilità di chiudere la carriera al Milan, che non sarà più il top club che era, ma che in Italia rappresenta ancora con Juve e Inter l'eccellenza.
Sembra che nel nostro Paese, al calciatore siano interessati solo Bologna (ma il DS Bigon ha smentito) e in serie B la neo-promossa Monza, del duo senza Berlusconi/Galliani; nomi al momento ancora non concorrenziali al Milan per Ibra. Addirittura all'estero nessuno sembra interessato allo svedese, se non appunto il "suo"Hammarby.
E lui che fa? Dice al Milan che per restare vuole 8 milioni! Come se avesse chiaramente voglia di andare via. Una ripicca? Un eccessivo atto di superbia?
Comunque sia, comportarsi come il bimbo che - proprietario del suo pallone - se lo porta via per andare a giocare nel suo cortile, non ha senso, anche se questo cortile è in Svezia e si chiama Hammarby...
Ai tifosi del Milan non resta che il rimpianto del "... ci eravamo tanto amati...".