"Non siamo ancora pronti per competere su due fronti. La proprietà ha chiesto di costruire un progetto prendendo talenti che devono crescere come De Ketelaere, anche Tonali al primo anno era in difficoltà. Potevamo prendere Dybala ma ci siamo chiesti se sarebbe stato giusto. Abbiamo voglia di costruire un progetto, di prendere talenti, è stato così per Tonali e lo è ora per Charles. E' un progetto condiviso con la proprietà e serve un po' di tempo rimanendo consapevoli di essere il Milan, un club che ha una storia grandissima".

La stampa ha dato larga enfasi a queste dichiarazioni di Paolo Maldini nel postpartita dell'Euroderby di ritorno ed ha, come sempre, voluto vederci una frattura tra l'area tecnica del Milan e la proprietà che, in seno alla società, ha la sua espressione da qualche mese nell' AD Furlani, rampante bocconiano nonchè milanista dichiarato.
Il ragionamento più o meno è il seguente: Maldini è stufo di fare le nozze con i fichi secchi, costretto ad impostare il calcio mercato su parametri zero o giovani da lanciare e far maturare. E' stufo perchè se questa politica era doverosa quando la società agonizzante è stata presa da YonghongLi e bisognava evitare di portare i libri in tribunale ora il Milan è una squadra con una sua fisionomia ed una "storia" recente che vanta uno scudetto ed una buona esperienza europea. Il direttore tecnico con onestà ammette che il gap con l'Inter è netto e non può esser colmato nel breve proseguendo nella campagna dei piccoli passi.
Dall'altra parte Cardinale e Furlani che impersona la sua politica nel Milan vede una gestione caratteristica non più dipendente dai ricavi da stadio e dai diritti televisivi ma lo sviluppo di un "media business", che svaria su settori anche diversi rispetto a quello sportivo come il merchandising e l'entertainment. In questa visione è centrale l'operazione stadio che deve essere funzionale alle esigenze di club e di proprietà per competere con le realtà estere. L'aver sviluppato questo business plan già da tempo ha consentito alla Premier League ed alle sue squadre di vantare mediamente ricavi tre volte superiori a quello dei rossoneri.
La ricaduta sul calciomercato è evidente. Il Milan non può più competere con i grandi club come City e Liverpool ma è in difficoltà anche rispetto a società emergenti come Brighton e Newcastle a dimostrazione che la carenza è di sistema.

Come conciliare queste due visioni antitetiche e a quale dei due modelli di sviluppo si sente più vicino l'utente che è pur sempre, non dimentichiamolo, il tifoso?
La mia opinione è che deve esistere una via di mezzo: costruire una squadra giovane ma innervarla di campioni esperti. I Giroud e gli Ibrahimovic hanno fatto il loro tempo. Ci sono altre figure che possono dare al Milan ciò che oggi manca... a condizione di voler investire.