"Come si scrive Pelé? D-I-O"
Il Sunday Times ha raccontato certamente la partita tra Brasile e Italia nei mondiali messicani del 1970. Quella rete gettò delle spartiacque alla rivista statunitense, che aveva elogiato un attaccante straordinario.
Oggi ci ha lasciati un fenomeno che ha dato l'anima nei Verdeoro, nel Santos e nei New York Cosmos.
Obrigado Pelè.

La storia parte da Três Corações, un comune brasiliano situato nello Stato del Minas Gerais. Il 23 ottobre del 1940 nasceva Edson Arantes do Nascimento, per molti Pelè. Figlio dell'ex giocatore Dondinho e di Maria Celeste Arantes, il giovane a soli cinque anni si trasferì con la famiglia a Bauru. Nonostante le grandi doti calcistiche, il padre, dato che era in povertà, non potè comprare il suo primo pallone, ma giocò solitamente con un calzino o degli stracci riempiti con carta e legati con un laccio, oppure con un frutto di mango.
Un giorno, nel lontano 1956, Waldemar de Brito fece passaparola ai dirigenti del Santos dove dissero che quel quindicenne brasiliano sarebbe diventato il più forte di tutti i tempi. Passato nelle giovanili della SeleSantos, Pelè giunse in prima squadra dove esordì il 7 settembre del 1956 in amichevole contro il Corinthians de Santo André.
A soli sedici anni vinse per la prima volta la classifica marcatori del Campionato Paulista. Questa vittoria gli consentì di essere convocato nella selezione brasiliana.
Il Real Madrid, la Juventus, il Manchester United e soprattutto l'Inter, che fecero a gara nel portare in Europa la Perla Nera. I sogni di gloria da parte della società nerazzurra si infrangono quando nel 1958 Angelo Moratti si vide costretto a stracciare un contratto regolare, in seguito a un'aggressione subita dal presidente del Santos a opera di un tifoso.
Da allora Pelè rimase sempre nella sua patria. Tre anni più tardi il governo del Brasile dichiarò Pelé "Tesoro nazionale" per evitare qualsiasi possibile trasferimento.

La data da incorniciare è il 19 novembre 1969.
O Rei segnò la rete numero mille nel match tra Edgardo Andrada del Vasco da Gama su calcio di rigore allo Stadio Maracanã. Quel goal gli valse un quarto soprannome: O Milésimo (Il Millesimo).
Il Santos tra gli anni sessanta e settanta stava vivendo la sua epopea d'oro, tanto che girava i continenti disputando amichevoli con innumerevoli squadre, una sorta di Harlem Globetrotters del calcio.
In Colombia, l'arbitro espelle Pelè e il pubblico andò su tutte le furie a tal punto che O Rei rientrò in campo e fu il direttore di gara stesso a dover abbandonare il rettangolo verde.
Un altro fatto importante avvenne nel 1967. Durante la guerra civile in Nigeria, siglarono una tregua di 48 ore per poter vedere giocare Pelé in amichevole a Lagos.
La storia tra Pelè e il Santos dura fino al 1974, quando l'attaccante annunciò il ritiro dal calcio giocato.
In teoria ha collezionato:

  • 10 titoli paulisti,
  • 5 Taça Brasil consecutive dal 1961 al 1965.
  • 3 Tornei Rio-San Paolo.
  • Una Taça de Prata.
  • 2 Coppe Libertadores.
  • 2 Coppe Intercontinentali
  •  Una Supercoppa dei Campioni Intercontinentali.

Rientrato un anno dopo sui campi da calcio, Pelè ripartì dai New York Cosmos. La Warner Communications, proprietaria del club, acquistò l'attaccante brasiliano. Oltre che per le sue doti tecniche, la società voleva promuovere il calcio nell'America del Nord e mise insieme una parata di giocatori d'eccezione quali, oltre a Pelé, Carlos Alberto, Beckenbauer e Chinaglia.
Il secondo ritiro avvenne il primo ottobre del 1977 durante l'amichevole tra i Cosmos e il Santos. Tutto il mondo trasmise nelle televisioni l'addio al calcio di O Rei
Nell'intervallo gli statunitensi ritirarono la maglia numero 10 di Pelé. 

 Pinheiro, ambasciatore brasiliano presso l'ONU, dichiarò:
"Pelé ha giocato a calcio per ventidue anni e durante quel periodo ha promosso l'amicizia e la fraternità mondiali più di qualunque ambasciatore."

Anche con il Brasile, l'attaccante divenne un simbolo per il paese.
Il primo goal arriva ai mondiali del 1958 (disputati dalla Svezia) contro il Galles. I Verdeoro conquistarono l'accesso alle semifinali. Con la Francia, Pelè segnò una storica tripletta divenendo tra l'altro il più marcatore nella storia della Coppa del Mondo (17 anni e 239 giorni) e anche il più giovane a realizzare tre gol (17 anni e 244 giorni).
In finale contro i padroni di casa, a 17 anni e 249 giorni fu il più giovane calciatore a giocare una finale di Coppa del Mondo. Pelè segnò uno dei goal più belli di tutta la carriera, con un pallonetto (dopo aver superato il difensore svedese. Il Brasile vinse la sua prima Coppa del Mondo (all'epoca Jules Rimet).
Dopo aver saltato alcune partite nel mondiale cileno del 1962, i Verdeoro trascinati dall'astro nascente Garrincha, conquistarono per la seconda volta consecutiva la Coppa Jules Rimet.
In Inghilterra, la rosa che era saldamente in mano al rientrante Feola, crearono un gioco duro. La Perla Nera aveva segnato una splendida punizione contro la Bulgaria. L'attaccante diventò il primo giocatore a segnare in tre diverse edizioni dei Mondiali. Il cammino sarà deludente e il Brasile venne eliminato al primo turno dei mondiali (complice l'infortunio di Pelè)

Nel frattempo, Pelè aveva annunciato di ritirarsi dalla nazionale. La rassegna iridata "Mexico '70" sarà l'ultimo per la Perla Nera. L'avventura è avvincente tantomeno, che Pelè contribuisce i suoi delle prestazioni da vero campione e porta per la terza volta il Brasile in finale, dove affronterà l'Italia uscita vincente in maniera sofferta nella sfida contro la Germania Ovest.
Pelè porta subito avanti i Verdeoro al minuto diciotto con colpo di testa su assist di Rivelino. Alcuni istanti dopo, Boninsegna trovò il pareggio azzurro. La squadra brasiliana dilaga con gli assist di Pelè che serve i goal di Jairzinho e Carlos Alberto. Gerson chiude i conti, andando a segnare il quarto goal. 
Il Brasile vinse la terza ed ultima edizione della Coppa Jules Rimet e Pelè venne portato in trionfo da parte dei tifosi stessi.
Tarcisio Burgnich, difensore italiano che ebbe il compito di marcare O Rei in finale, dopo la partita dichiarò:
"Prima della partita mi ripetevo che era di carne ed ossa come chiunque, ma mi sbagliavo."

Dopo aver appeso le scarpette al chiodo, l'ex calciatore prese parte a varie autobiografie, nel cinema, nella musica, nel calcio come presidente onorario e soprattutto nella politica. Venne nominato, agli inizi degli anni novanta, ambasciatore delle Nazioni Unite per l'ecologia e l'ambiente, poi nella Goodwill Ambassador dall'UNESCO. Un anno dopo verrà ministro straordinario per lo sport da parte del governo Cardoso.

Ma allora chi è il più forte tra Pelè e Maradona? Secondo me O Rei, perché era un giocatore leggendario, mentre il Diez a Napoli ha contribuito a delle vittorie straordinarie.
I goal più belli erano: la Mano de Dios e la punizione contro la Juventus.
La città partenopea ha sognato tanto. La droga, la battaglia con il fisco italiano, l'obesità hanno contribuito all'addio al calcio.
In questi giorni, mi ha commosso la figlia di Pelè, che vicino al papà ha lanciato segnali di speranza per vincere un altro trofeo: la lotta tra la vita e la morte.
Mio padre morì proprio con un cancro al colon e la mia tristezza risuona ancora nel mio cuore.
Pelè incontrerà Maradona in paradiso e siamo sicuri che la sfida tra due leggende deciderà chi è il migliore di tutti tempi.

"Il calcio è musica, danza e armonia. E non c'è niente di più allegro della sfera che rimbalza."
Buon viaggio O Rei.
Pasqui