La notizia del l’arrivo di Mandzukic nella nostra “casa” non è stata accolta in maniera così eclatante come altre ma sono bastate poche partite perché, battaglia dopo battaglia, Mario entrasse nel cuore degli juventini interpretando molti valori fondamentali della nostra squadra: la forza (nel suo caso dirompente), la consapevolezza di essere i migliori, ma senza arroganza e mantenendo il senso dell’umiltà di chi si conquista ogni giorno le proprie posizioni grazie al duro lavoro, il senso della collettività, il distacco dalle polemiche mediatiche.

Purtroppo in Italia i media sono piuttosto ostili alla Juve: la Rai è romano/napoletano centrica, come il Corriere dello Sport, Mediaset è milanocentrica così come la Gazzetta. Quando uno va alla Juve sa che sarà subito nell’occhio del ciclone e quindi deve imparare un certo distacco.

I meriti di Mandzukic però vanno molto al di là del suo carattere guerriero: in questi quattro anni è stato sicuramente uno degli uomini determinanti, se non il più determinante, assieme a Barzagli, per i successi della Juve.
Basti pensare a come ha trasformato una squadra da undici in dodici, dopo la famosa svolta di Allegri della partita con la Lazio di tre anni fa , facendo contemporaneamente il ruolo di attaccante puro e di argine davanti alla difesa, permettendo così alla squadra di giocare con tutte le sue “stelle”.

E’ stata forse la Juventus più bella degli ultimi anni ed il primo tempo della finale con il Real Madrid a Cardiff è stato forse il momento più alto, e forse il canto del cigno, di quella Juventus. Ricordo il suo goal in quella partita come uno dei momenti più belli e commoventi sia per noi tifosi che, credo, anche per lui, in una sinergia di emozioni in cui la gratitudine reciproca si fondeva con l’amore per la squadra , in una completa unità di sentimenti.

Purtroppo dopo l’infortunio subito proprio nel primo tempo della finale di Cardiff, è diventato un po’ meno brillante nel gestire contemporaneamente i due ruoli in maniera eccellente.

Di questo grande giocatore tutti hanno ammirato la forza, la potenza dirompente ma non vanno assolutamente sottovalutate né l’intelligenza tattica né le notevolissime capacità tecniche, che gli hanno permesso di fare assist smarcanti di tacco e lanci precisi in veloci rovesciamenti di fronte.

Bisogna infatti ricordare che Mandzukic è nato come centrocampista e non ha certo perso le sue qualità, perchè, come diceva G.B. Vico, “ natura è nascimento”, regola che vale anche nel calcio e che spesso aiuta anche a capire il valore di molti giocatori: basti pensare a Gentile , che nato centrocampista, aveva modi rudi nella difesa ma piedi molto buoni (non sbagliava mai un cross dal fondo).

In quest’ultimo anno, pur avendo ancora molto da dare, forse è stato sacrificato dalla politica delle plus-minusvalenze di bilancio, politica necessaria, fino ad un certo punto e che ha portato la società sia ad avere giocatori a parametro zero ma con ingaggi fuori mercato, per cui è poi difficile realizzare le vendite che ad avere la necessità di un turnover continuo, che mina l’attaccamento dei giocatori alla squadra e dei tifosi ai giocatori. Forse l’attuale dirigenza sta esagerando su questa squadra.
Per Mandzukic la professionalità non ha ucciso l’amore per la squadra e per i tifosi, che è sempre stato è e sarà, fortissimo e reciproco.

Grazie grande guerriero, per la tua potenza, la tua tecnica e il tuo attaccamento.