Per decidere su quando e come riprendere il campionato è forse utile un’analisi sullo sviluppo del coronavirus e sulle strategie per superarlo e venirne fuori, di cui la decisione sul campionato è una componente abbastanza importante, trattandosi di importante tema economico che coinvolge anche enormi raggruppamenti di persone.
Tralascio l’analisi delle cause e delle colpe per esprimere quella che secondo me è la dinamica dei fatti e le conseguenze per il Nord e l’Italia e quindi le azioni future.

1) Il virus si è diffuso a partire almeno da fine gennaio.
2) I contagiati in parte sono guariti spontaneamente (almeno il 90%) e un 10% è andato al ps e poi una % di questi è stata ricoverata.
3) I medici, le infermiere li hanno curati come malati normali, colpiti da influenza o polmonite senza nessuna cautela, al di là che non avevano l’equipment adatto.
4) c’è stato un effetto di contagio reciproco sanitari /pazienti nelle corsie che ha creato uno tsunami a cui le strutture non hanno retto. Conclusione: al nord e soprattutto in Emilia e Lombardia abbiamo adottato nei fatti la strategia di Boris Johnson; solo che anziché dire “lascateli contagiare“, li abbiamo lasciati contagiare nei fatti (movida, metropolitana, partite di calcio, in primis Atalanta vs. Valencia, discoteca ecc. ecc.) ed anzi il sistema sanitario anziché proteggerli ha esasperato il contagio, sia nel numero che nella gravità, aggravandoli.
5) Da metà /fine gennaio all’8 marzo i contagiati sono cresciuti al livello esponenziale ed adesso il 99% dei contagiati (i sopravvissuti) sarà negativizzato e, presumibilmente, immune. Non mi sorprenderei se, a Pasqua, al Nord ci fossero almeno il 20/30% di immuni sulla popolazione.
6) I medici deceduti ieri erano 64 e arriveranno a circa 80 a Pasqua. Per ogni medico/infermiere deceduto ci sono almeno 100 contagiati per cui si può stimare circa 10.0000 medici contagiati, ed un numero altissimo che non so stimare di infermieri ma probabilmente il 90% di quelli operanti nei reparti interessati a malattie respiratorie ed influenza, e tutti concentrati nel nord.
7) I medici e gli infermieri contagiati non deceduti diventeranno più o meno immuni, per cui gli ospedali del Nord saranno bonificati nel giro di due settimane, ci sono già buoni segnali; le terapie intensive saranno gradualmente meno intasate perché i deceduti non saranno rimpiazzati dai nuovi ingressi, anche perché i malati non gravi saranno curati meglio da medici non più contagianti.
8) Nel frattempo arriveranno un po’ di mascherine, di respiratori e di personale, oltre che di strutture più idonee e la popolazione sarà più protetta.

Se l’analisi è corretta al Nord ci dovremmo aspettare un drastico calo anche dei deceduti nel giro di meno di due settimane da 500, media ultimi 4gg in Lombardia a meno di 100 al giorno, con un aumento del rapporto guariti/deceduti in grado di smaltire con meno perdite lo stock di positivi ricoverati con sintomi e quindi disintasare le terapie intensive, grazie anche ai nuovi apporti.

Al nord, nel giro di un paio settimane ci sarà una % di immuni dal 20 al 30%, se non di più. In questa situazione penso che, una strategia di tipo israeliano possa essere adottata senza grossi rischi o comunque con svantaggi minori dei vantaggi (per l’esame delle varie strategie v. l’articolo coronavirus: le diverse strategie su voxnova altervista).
Purtroppo in assenza di cure e di vaccino, non prevedibili nel medio periodo, per vincere l’epidemia si dovrà arrivare, almeno nelle zone geografiche a temperatura e/o latitudine idonea al coronavirus ad una popolazione di immuni del 50/60%). Non si può continuare per mesi a tenere le persone in casa perché, appena allentata la morsa, saremo daccapo e magari abbiamo lasciato passare la stagione estiva, favorevole.

Da cui la formula seguente:
obiettivo: 1) avere 50% di immuni (e quindi contagiati). Purtroppo nessuno ha fatto indagini epidemiologiche a campione e si è dato retta solo ai virologi. Comunque è importante conoscere, almeno in maniera approssimata la % degli immuni, che è il dato chiave, e questo si può fare solo con gli esami sierologici.
2) Con il minimo di vittime possibile e 
3) nel minor tempo possibile. Quest’ultimo obiettivo è per minimizzare i disagi della popolazione, in termini anche di problemi salutistici, fisici (sedentarietà, assenza di cure” normali”) e psicologici (la depressione è un malattia grave) e la sospensione delle attività economiche, sportive e produttive, in cui rientra anche il campionato di calcio.

Ovviamente la velocità di uscita deve essere bilanciata con l’obiettivo 2 e tale bilanciamento dipende
1) dalla solidità delle strutture sanitarie, inclusa la salute e l’esperienza del personale sanitario e le procedure di gestione dei contagiati;
2) dalla capacità degli under 60 di isolare familiari a rischio, over 70, almeno per due, tre mesi (strategia israeliana).

Secondo me oggi siamo pronti. Per gli ospedali v. sopra, per il punto 2, bisogna tener conto che la popolazione anziana più a rischio e più predisposta, sia per le condizioni di salute individuale sia per le condizioni ambientali (locali di convivenza ecc.) è stata, purtroppo, già contagiata dalla prima massiccia ondata; per gli altri bisognerà rimettersi alle cure dei familiari e, in caso di situazioni, difficoltose , i comuni dovranno attrezzarsi, requisendo alberghi, bonificando strutture per anziani rese sicure con tamponamenti ed isolamenti.
Tutto ciò per il Nord. Per il Centro Sud dipenderà da come si evolve. Credo che la latitudine e la temperatura aiuteranno molto, anche se non ci sono evidenze. Dipenderà anche dal fatto che sappiano “salvare” dal contagio il personale sanitario, che è la vera struttura portante, al di là degli equipaggiamenti.

Dopo questa lunga premessa possiamo affrontare il problema della ripresa del campionato.
Quando? Come? I due problemi sono legati. Seguendo la strategia israeliana, oggi secondo me applicabile anche in Italia, e che prevede di mandare fuori i giovani fino a 55 anni per massimizzare i contagiati, futuri immuni, con il minimo di vittime, e di proteggere gli anziani, si potrebbe ricominciare al più presto, anche verso la fine di aprile, magari dopo aver fatto una ricerca sierologica campionaria (3-5000 casi) per determinare la % degli immuni e dei contagiati in tre macro regioni (Nord, Centro, Sud). Per immuni si intende, anche se non c’è certezza assoluta, i contagiati negativizzati.
Si dovrebbe giocare a porte aperte, comunque limitando l’accesso agli stadi ai minori di 45- 50 anni, favorendo magari l’afflusso di giovanissimi (sotto i 25 anni) con mega sconti.
La prenotazione dei biglietti dovrebbe essere fatta solo per internet e possibilmente con una autocertificazione di non convivere con over 65-70.
Una decisione potrebbe essere presa abbastanza presto per organizzarsi e riprendere gli allenamenti.
Contrattualmente si dovrebbe dare la possibilità ai giocatori di non scendere i campo, rinunciando allo stipendio, in % da determinarsi. Gli addetti ai lavori, allenatori, dirigenti ecc. over 60 dovrebbero astenersi o comunque dotarsi di tutti gli equipaggiamenti di sicurezza. Tutte le persone coinvolte direttamente dovrebbero ovviamente fare i tamponamenti.

Ma queste sono solo idee non da esperto né di medicina né di virus né di epidemie, anzi tutto quanto scritto è solo uno stimolo per chi è più in grado di me di valutare e decidere.

 



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