La Juventus è stata spesso criticata da parte dei suoi detrattori per i suoi risultati internazionali inferiori a quelli ottenuti sul suolo nazionale, in cui ha invece dominato in maniera incontrastata.
Spesso gli  stessi "rosicatori" hanno insinuato maliziosamente che il fenomeno doveva attribuirsi al favoritismo degli arbitri in Italia, che invece non si registrava all'estero. Nulla di più falso! Infatti la nostra affascinante Signora non solo è stata la prima a vincere tutte le competizioni internazionali (Coppa delle Coppe,  3 Coppa UEFA, 2 Coppa dei Campioni, 2 Supercoppa UEFA, 2 Coppe Intercontinentali, senza contare quelli minori, Coppa Intertoto e Coppa delle Alpi) ma ha partecipato a ben nove finali di Champions League e, anche se ne ha perso sette, tutto ciò dimostra che anche a livello internazionale ha ottenuto risultati molto brillanti, e che la forza della squadra non dipende dal favore degli arbitri sul terreno casalingo.Se si facesse una classifica a punti sui risultati ottenuti, sicuramente risulterebbe nelle prime tre, anche a livello europeo. Nella finale del 2006 contro la Francia nelle due nazionali erano schierati quasi 20 giocatori della Signora del Calcio Italiano , ed hanno avuto il coraggio di affermare che aveva vinto il Campionato grazie ai favori arbitrali.

Comunque il punto che volevo fare oggi è un altro.
La Juventus, forse per politica aziendale, oltre che per sincero amore ed orgoglio per la nostra Italia, ha sempre adottato una politica che privilegiava i giocatori italiani senza affidarsi, nel suo nucleo centrale, agli stranieri, come Milan ed Inter.
La società ha sempre cercato una sinergia nella trilogia Juventus, Italia, Fiat, per cui i successi dei tre "marchi" si sostenevano a vicenda  arrivando a convogliare l'idea, a mio parere, almeno fino a qualche tempo fa corretta, che si esprimeva nell'espressione  "quello che va bene per la Fiat , va bene anche per l'Italia", anche se Fiat di per se non è forse mai stata lo sponsor prevalente della Juventus.
Comunque a livello inconscio la cosa funzionava per cui l'operaio emigrato meridionale emarginato si prendeva la rivincita verso l'operaio specializzato o caposquadra consolidato torinese, e spesso torinista, in una strana, ma non troppo, alleanza tra la classe più debole e l'élite culturale ed economica, ben riflessa nello stesso nome di origine latina datole dai  suoi fondatori del Liceo d'Azeglio.

Recentemente però mi sembra che tutto sia cambiato: la Fiat ha spostato il suo baricentro negli USA, il marchio Fiat è diventato trascurabile, ormai il marchio trainante è il marchio JEEP, forse in questo momento il marchio con più appeal nel mercato automobilistico mondiale e la Juve non si affida più a Vialli, Del Piero, Ravanelli, ma a Dybala, Mandzukic, Higuain e da ultimo, come gradita e spettacolare esaltazione di questo trend, CR7.

Speriamo che i risultati vengano anche sul piano europeo e mondiale; anzi in parte sono già venuti con le due ultime finali di Champions League e lo spettacolare, anche se amaro 3 a 1 a Madrid, dove nessuno è riuscito ad osare tanto negli ultim anni.
Rimane un po' di rimpianto per la nostra amata nazionale, che rimane un po' orfana della Juve. Ma tant'è. Il mondo cambia anche se per me l'amore per la Nazionale è comunque sempre superiore a quello della Juve, per quell'azzurro del cielo dove volavano le rondini bianconere, come quando mi sono fatto 72 ore di treno per fare tre viaggi di andata e ritorno in una settimana da Milano a Monaco e Stoccarda nel '74.