Oggi si parla di due centrali con caratteristiche e ruoli intercambiabili mentre in realtà dovrebbero essere distinti come lo erano lo stopper ed il libero, anche se tali ruoli comunque devono essere gestiti in maniera dinamica. La loro equiparazione ha però nascosto grossi problemi difensivi. Prima di passare ad analizzare come si è arrivati alla adozione di due centrali nella difesa è utile ed interessante un breve excursus sull’evoluzione nel tempo delle tattiche, e quindi del gioco del calcio.

Dal sistema “piramidale” costruito su tre linee, due terzini (cioè appartenenti alla terza linea), 3 mediani e cinque attaccanti, si è passati al primo vero tentativo di organizzare il gioco in maniera professionale e sistematica con il METODO, imperniato sull’assegnazione ai difensori di zone di competenza e sul ruolo del centromediano metodista, che costituiva il motore della squadra, avendo il compito di presiedere sia alla fase difensiva, marcando il centravanti, sia di sviluppare la fase offensiva costruendo il gioco. Il METODO richiedeva, oltre a specifici allenamenti, meccanismi di gioco sincronizzati per cui esponeva anche a pesanti sconfitte.

Nacque così il sistema WM, (chiamato semplicemente SISTEMA) incentrato sulla marcatura a uomo dei tre attaccanti avversari , mentre i due mediani si occupavano delle mezze ali avversarie che sostenevano l’azione delle tre punte (centravanti ed ali).
Speculare poi era la disposizione dell’attacco per cui sul campo si formava uno schieramento che ricordava le due lettere W ed M, anch’esse speculari.

I due sistemi (metodo e sistema) convissero in diverse zone geografiche e cominciò il dibattito tra marcamento a uomo ed a zona. Un’analisi completa , interessante e critica , con risvolti anche economici e sociali del tema tattico è stata fatta da Eros Tarditi nel suo articolo: Tattica nel calcio ieri e oggi pubblicato sul sito http://www.voxnova.altervista.org/tattica.html, da cui ho ripreso i concetti fondamentali ed a cui rinvio per approfondimenti.

Il WM fu poi superato dal 4-2-4 del brasiliano Feola, con la esaltante dimostrazione data ai mondiali del 1958. Questa tattica si rifaceva alla corrente “Metodista”, che era più adatta alla mentalità sudamericana, lontana dal marcamento a uomo. In pratica consisteva nel disporre i giocatori su tre linee: una prima di 4 attaccanti, la seconda di 2 centrocampisti e la terza con 4 difensori, disposti a zona. Feola ovviava alla debolezza difensiva con l’arretramento delle ali a dar man forte ai difensori, in alcuni casi liberandone uno che poteva quindi trasformarsi in libero per cui si passava dal 4-2-4 al 4-4-2, che si diffuse in tutto il mondo.

Mentre il METODO subiva queste evoluzioni il SISTEMA si evolveva in senso difensivistico , con il “verrou”, di matrice Svizzera. In pratica compariva per la prima volta il libero , un difensore aggiunto, che veniva in soccorso del difensore messo in difficoltà dall’attaccante avversario, permettendogli di recuperare. Nasceva così la coppia di centrali: uno in prima battuta, l’altro pronto ad intervenire se il primo fosse stato saltato. Ovviamente questo richiedeva il ripiegamento di un attaccante che doveva in pratica sostenere un doppio ruolo. Nasceva così il Vianema, dal nome di Gipo Viani che, partito dalla Salernitana, trovò e fece, il successo nel Milan. Il suo modulo prevedeva un uomo aggiunto alla difesa ed in particolare allo stopper centrale, un centrocampo folto di giocatori dotati di buona corsa ed un attacco limitato a due, tre punte. Con questo modulo il Milan vinse anche la Coppa dei Campioni ed il gioco detto all’italiana, tanto gradito al grande Gianni Brera, che ne fu il cantore, si impose all’attenzione generale , soprattutto dopo l’ulteriore successo di Coppa ottenuto dall’Inter di Helenio Herrera, che esprimeva lo stesso concetto.

Partendo da queste basi gli allenatori moderni hanno potuto sperimentare diversi moduli di gioco, che richiedevano sempre più sforzi ai giocatori , che dovevano attivarsi durante tutta la partita partecipando attivamente sia alla fase difensiva che offensiva: il centrocampo assumeva un ruolo fondamentale e la fortuna delle difese dipendeva anche dalla capacità dei mediani di fare da argine (vedi per tutti Desailly del Milan) mentre gli attacchi potevano beneficiare dell’apporto dirompente di terzini fluidificanti come Cabrini , Gentile a Maldini. Particolare importanza inoltre hanno assunto le ali tornanti decisive nel loro doppio ruolo (vedi Domenghini e Del Vecchio). Si è sviluppato così il calcio totale olandese, che ha portato i calciatori a sfiorare i loro limiti fisici. Ciò ha comportato un dispendio di energie che richiedeva una preparazione atletica da distribuire nel corso dell’anno, la necessità del turnover, l’importanza degli staff dei preparatori atletici, spesso in team con l’allenatore, di cui dividono la buona e la cattiva sorte, l’importanza degli staff medici, che cercano di sfruttare al massimo il potenziale fisico, con trattamenti , talvolta al limite del lecito e della pericolosità sul lungo periodo per la salute dei giocatori.

Le tattiche sono diventate sempre più sofisticate con variazioni sul tema, anche nel corso della stessa partita e secondo gli avversari da affrontare.
Tra questi moduli il più interessante per me è il 4-2-3-1. Facendo giocare una sola punta con due ali “larghe” si tolgono i punti di riferimento ai difensori avversari e si permette alle ali di inserirsi negli spazi centrali, lasciati liberi dal centravanti che torna indietro per ricevere la palla.

Interessanti esempi di applicazione di questa tattica sono: la Roma di Luciano Spalletti dal 2005 al 2009, vincendo 2 Coppe Italia (2007-2008) e una Supercoppa italiana (2007); il Bayern Monaco di Jupp Heynckes, che nella stagione 2012-13 vinse il campionato tedesco, la coppa di Germania e la Champions League e la Juventus di Massimiliano Allegri, che nella stagione 2016-17 ha vinto il campionato italiano e la coppa nazionale oltre a conquistare l’ingresso in finale di Champions League.

In particolare questo ultimo allenatore ha dimostrato una particolare abilità nello sfruttare la versatilità del modulo, trasformandolo , anche in corso di partita addirittura in 2- 3- 5 , come potrebbe interpretarsi la tattica nella partita vittoriosa per 3 a zero con l’Atletico Madrid del 12.3.2019, in cui i due difensori esterni sono stati lanciati quasi permanentemente all’attacco, sfruttando anche il fatto che il gioco avversario non si sviluppava sulle ali ma finiva ad imbuto verso il centro dell’attacco ben presidiato da Bonucci e, soprattutto da Chiellini.

A contribuire al successo tattico è stata la prestazione eccezionale di Bernardeschi che ha svolto quasi un doppio ruolo, abbinando all’incisività offensiva un faticoso lavoro di sacrificio nel ripiegamento difensivo
Il vantaggio di questo modulo è la sua versatilità, che lo rende adattabile alle varie situazioni di gioco, anche se la difficoltà è che i giocatori devono imparare bene i movimenti da compiere senza palla.
La linea difensiva non si discosta da quella di altri moduli (come il più elementare 4-4-2), contando infatti su due terzini ed altrettanti centrali.
A proposito dei due centrali credo che non si debba dimenticare lo scopo per cui sono nati: uno per contrastare l’avversario in prima battuta e l’altro per intervenire in soccorso della difesa .
Oggi invece si tende ad identificare i due ruoli accomunati dallo stesso termine; quasi ci si vergogna di nominare il nome del libero.

A questo proposito mi sembra di attualità, soprattutto se portato nel mondo juventino, l’articolo di Davide Martini del 20 APR 2015 in cui riferendosi al ruolo di libero afferma:

Il ruolo è più vivo che mai, ma nessuno ha il coraggio di ammetterlo.
Non saranno pochi metri a fare la differenza.
Un tempo il libero come è universalmente riconosciuto se ne stava ben staccato dietro gli altri due marcatori, per proteggere loro le spalle, e impostare, non oberato dal peso di controllare attaccanti avversari.

Oggi la linea è unica, c’è un centrale in meno, ma la musica è la stessa.
Dietro ogni squadra vincente c’è un grande difensore.
L’Italia ha fatto scuola esportando campioni leggendari, tra i primi a interpretare il doppio ruolo dell’ultimo difensore-primo regista. Lo stesso che occupa oggi Bonucci, il miglior libero occulto del mondo…”.

Su quest’ultima affermazione non sono d’accordo. Purtroppo Bonucci ha le qualità per fare il primo regista ma non quella di fare l’ultimo difensore, l’ultimo baluardo, una funzione determinante.

Dei due centrali uno deve avere le caratteristiche di anticipo (ed in questo Bonucci è bravissimo) l’altro deve avere la mentalità di estremo difensore, saper leggere tempestivamente da dove può venire la minaccia, prima di individuare l’opportunità di attacco, per disporsi in maniera tale da poter rimediare anche alle defaillances dei propri compagni, magari dovute alla bravura dell’avversario, essendo sempre in grado di dare la “zampata” decisiva in modo da evitare le palle che attraversano l’area , o essere in posizione di ostacolare l’avversario lasciato libero di colpire di testa , o impedire con una scivolata che l’attaccante , liberatosi con un dribbling stretto del difensore, tiri in porta.

Per questo ruolo ci vogliono delle capacità diverse da quelle necessarie per contrastare in prima battuta l’uomo, soprattutto in situazioni in cui la difesa non è stata opportunamente protetta dal centrocampo e ci vuole una particolare mentalità difensiva da ultimo baluardo.

L’esempio più eclatante è quello di Cannavaro e Nesta, la coppia di centrali migliore mai esistita: il primo doveva giocare davanti , il secondo dietro, non erano intercambiabili. Non solo ma al libero deve essere data la responsabilità di essere l’uomo di ultima istanza e ne deve essere consapevole sia lui che tutta la squadra.

Caso tipico è quello di Samuel, che ha risolto i problemi difensivi della Roma e dell’Inter. Senza ritornare ai mostri del passato (Picchi, Scirea, Baresi) che hanno segnato i grandi cicli delle rispettive squadre, alla Juve è stato forse sottovalutato il ruolo di Barzagli.

Proprio l’avvento di questo giocatore ha sistemato i problemi difensivi della Juve dando stabilità alla coppia Bonucci e Chiellini, che prima del suo arrivo era stata spesso messa in difficoltà e purtroppo con il suo abbandono (ormai in pratica effettivo) i problemi sono tornati.

Sicuramente Rugani non è all’altezza di questo compito e neppure gli altri compagni; l’unico è forse Chiellini, che negli ultimi tempi ha sopperito al calo di Barzagli ed ha maturato una visione difensiva più globale ; purtroppo però anche lui ha dei limiti fisici e deve essere dosato con il contagocce. Comunque per quel ruolo non è all’altezza di Barzagli: non dimentichiamo che quest’ultimo è stato in grado di sostituire Nesta agli ultimi mondiali vinti dall’Italia , senza farlo rimpiangere e ciò dà le dimensioni del suo valore e del “vuoto” che ha lasciato.

Conclusione operativa per Paratici e c.: la prima priorità assoluta della campagna acquisti è trovare un libero, sarà poco esaltante ma è quello che serve. A tutti i costi. Non basta avere 4- 5 centrali di valore, ci vuole un altro Barzagli o un Samuel, tanto per capirci.