Vasco Pratolini è nato a Firenze il 19 Ottobre 1913, da una famiglia comune di quel tempo e nei luoghi che andranno a formare lo sfondo di molte sue opere: Via de' Magazzini, Via del Corno, Quartiere di Santa Croce. All'inizio si esercita in vari mestieri, ma poi proseguirà per la sua vocazione letteraria.

"La mia fortuna è che non sono stato un autodidatta confusionario, non ho mai letto male. La mia università, le edizioni di storia; svaligiavo gli scaffali di Ottone. Avevo due passioni, strane, l'una accanto all'altra: Dostoevskij e Döblin. E negli intervalli che mi concedeva il lavoro, scrivevo raccontini. Così, a una certa età, dopo tutto quel poligrafismo, cominciai a chiedermi seriamente perché scrivevo, e, con tutte le mie letture, mi accorsi di essere ignorante. Presi una decisione, lasciai il lavoro e mi misi a studiare".

Fece sacrifici, si impegnò molto, tanto da portarlo a una malattia. Poi nel '38 collaborò in una rivista, "Letteratura", dove pubblicava anche alcune sue recensioni. Nel solito anno collaborò, con Alfonso Gatto, nella fondazione di un quindicinale "Campo Di Marte", rivista ermetica a cui collaborarono i migliori critici del tempo. Dopo la soppressione del rione, Pratolini lascia Firenze e si trasferisce a Roma dove farà parte del Ministero della Pubblica Istruzione. 
Ha vinto molti premi letterari: Libera Stampa nel 1947, Viareggio nel 1955 e, nel 1957, gli fu conferito il Premio della Fondazione Antonio Feltrinelli.
Si è occupato anche nel campo cinematografico e teatrale, lavorando con personaggi come Rossellini, Visconti e Bolognini; grazie a queste conoscenze sono stati realizzati quattro film tratti dai suoi romanzi. Inoltre Pratolini ha tradotto molte opere straniere e infine è diventato uno dei romanzieri italiani più tradotti all'estero.
Lo scrittore è scomparso nel gennaio 1991 a Roma, all'età di 77 anni.
Ha scritto il libro "Il Quartiere" nel 1943-1944 a Roma, pubblicato l'anno successivo. Il titolo deriva semplicemente dal luogo dove i giovani protagonisti abitavano e costruivano una loro vita, piena di errori, gioie e questioni che ogni giovane adolescente manifestava a quel tempo.
Il quartiere comprende il rione di Santa Croce di Firenze e, quindi, tutte le vie che lo circondavano. Una difficoltà, nel riconoscimento di queste vie, è che sono descritte come se il lettore fosse "padrone" di Firenze. Pratolini, partecipando attivamente alla Resistenza, incorpora l'elemento politico nella sua opera non solo come circostanza, ma come elemento intimo all'interno della compagnia.
Siamo negli anni '30 e questo libro ci descrive, con il passare del tempo, ogni cambiamento delle persone e soprattutto dei luoghi racchiusi come in un perimetro immaginario. Pratolini si rivela molto descrittivo nei luoghi che conosce alla perfezione e che forse, anche per un fiorentino come me, non esistono più.
Vediamo un gruppo di giovani, Giorgio, Valerio, Carlo, Arrigo e Gino, alle prese con la vita che ogni adolescente dovrebbe passare e, quindi, con i primi approcci con le ragazze, Maria, Luciana, Olga e Marisa, e con le prime discussioni per portare i pantaloni lunghi.
È proprio l'Italia di quel tempo, ma vista dai giovani.
Ragazzi che, alla loro descrizione, l'autore ci fa intuire quanto fossero maturi all'età di quindici anni: già con un lavoro, con molte idee per il futuro e con la voglia di costruirsi una propria famiglia. Ci vuole trasmettere, in prima battuta, la vita che il quartiere, il suo Quartiere, aveva in quegli anni.
Cosa rimane di tale identità?
Giugno sta arrivando e quando Firenze celebra il suo patrono, San Giovanni, Piazza Santa Croce diventa il campo del "Calcio Storico Fiorentino", la cui tradizione, forza e orgoglio non sono state cancellate dai tempi moderni. È davanti alla Basilica che il 17 febbraio 1530, durante l’assedio dell’Imperatore Carlo V, il quale mirava a sottomettere la breve Repubblica Fiorentina al ritorno della famiglia dei Medici, si giocò la più importante partita di quello che adesso è noto come "Calcio in costume". Ed è nella stessa piazza che ancora oggi si continuano a giocare le due semifinali e la finale del 24 giugno, festa cittadina, su un campo artificiale di rena (sabbia), come accadeva all’epoca. Ventisette giocatori per parte si contendono in tre gare a eliminazione un singolare premio tangibile, una vitella di razza chianina, oltre al più significativo trono sportivo di Firenze. 
Si gioca così suddivisi: 5 Sconciatori, 4 Datori innanzi, 3 Datori addietro e "quindici corridori in tre quadriglie: tutti per combattere nei luoghi e ordini soliti, e consueti del Giuoco". Anche tutta la parata del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina, composta per l’occasione da 530 figuranti in costume rinascimentale, fa riferimento allo stesso periodo, rievocando i costumi e le Armi della Repubblica, quando Firenze era governata dal popolo. 
Il tutto per cercare di segnare una caccia (l’equivalente del gol) o anche una mezza caccia (quando la squadra che attacca, al momento del tiro, non inquadra la porta viene riconosciuto un mezzo punto agli avversari). 
Si deve quindi a Firenze, e al suo Calcio, l’origine di alcuni sport che, a oggi, sono tra i più famosi nel mondo. Il Football, il Rugby e il Football Americano traggono origine o spunto da questo storico e primordiale "giocare con la palla".
I Quartieri di Firenze sono quattro: i "Bianchi" di Santo Spirito, gli "Azzurri" di Santa Croce, i "Rossi" di Santa Maria Novella e i "Verdi" di San Giovanni. Ma cosa significano questi colori? Le squadre rappresentano Firenze, per come è stata suddivisa, con i suoi distretti.

SANTA MARIA NOVELLA: Caratterizzato dal colore Rosso, si trova nel quadrante nord-ovest della città, che comprende l’Arno, Ponte Vecchio, Porta al Prato fino alla metà della Fortezza da Basso. Porta il nome dalla chiesa di Santa Maria Novella. Il quartiere, durante la manifestazione del Calcio Storico, è difeso dagli agguerritissimi calcianti "Rossi" il cui stemma è uno scudo "nel quartier franco d’azzurro al sole raggiante d’oro". La loro squadra, dalla ripresa ufficiale del torneo, nel 1930, ha conosciuto alterne vicende ma anche grandi vittorie. Nel 2008, dopo alcune modifiche al regolamento per garantire un agonismo più leale, senza risse gravi (i calcianti non devono aver riportato condanne penali gravi), i Rossi sono andati direttamente in finale per ritiro volontario dei Verdi. La finale fra Azzurri e Rossi fu largamente vinta da quest’ultimi per 9½ (nove cacce e mezzo) a 4. Al termine dell’incontro ci fu persino una specie di "terzo tempo", coi giocatori che si scambiarono abbracci e strette di mano.

SANTA CROCE: Qui il colore è l’Azzurro e il quadrante è il sud-est della città, che comprende da Porta Pinti all’Arno sul lato della Zecca e a ovest le Vie di Calimala e Por S. Maria fino al Ponte Vecchio. Il nome, come si può immaginare, proviene dalla chiesa di Santa Croce. Gli Azzurri di Santa Croce sono, da secoli, i gloriosi difensori del loro quartiere.

SAN GIOVANNI: Caratterizzato dal colore Verde, si trova nel quadrante nord-est della città, che comprende il lato occidentale di Borgo Pinti, la parte settentrionale del Borgo degli Albizi, il Corso, la parte orientale del Mercato Vecchio, fino a Porta Nord S. Gallo. Prende il nome dal Battistero di San Giovanni. Gonfalone del quartiere, raffigurazione della chiesa in campo azzurro, viene difeso dai combattivi Verdi che però, nei 42 tornei disputati fino a oggi, hanno vinto una sola volta, nel 1996.

SANTO SPIRITO: Il colore del quartiere, di cui sono tifoso, è il Bianco e si trova in Oltrarno, il quadrante sud-ovest della città. Il nome, ancora, proviene dalla Basilica di Santo Spirito. A difendere il quartiere, nel Calcio Storico, ci pensano i suoi agguerriti Bianchi. Il simbolo del gonfalone di quartiere è la colomba bianca che rappresenta la discesa dello Spirito Santo sulla terra. Per chi non ha troppa dimestichezza con le "faccende fiorentine", ricordo, come abbiamo visto, che il "calcio in livrea", è un tipo di calcio ante litteram, giocato con le mani e coi piedi, e veniva quotidianamente praticato, specialmente in questo rione, coi palloni dell’epoca. 

A ogni comando, viene scandito un rullo di tamburo per cadenzare i movimenti:
1 - State attenti al comando, tocco di tamburo e posizione di attenti;
2 - Badate a voi, le armi in pugno, tocco di tamburo e posizione d'ordinanza;
3 - Presentate le armi, salutate!, tocco di tamburo e ogni arma impugnata dai militi del corteo viene presentata alle autorità;
4 - Rimettetevi, armi a terra, tocco di tamburo e posizione di attenti;
5 - Riposatevi sulle vostre armi, tocco di tamburo e posizione di riposo.

Qui finisce la cerimonia, ma dopo la grande guerra, consuetudine volle che a questa cerimonia pronunciata con ordine militare venne addolcinata da lunghi comandi intonati e cantati, per renderla piacevole e scenografica, venne successivamente aggiunto un ultimo aspetto che rende tutto questo molto suggestivo esprimendo l'orgoglio di appartenenza: "Gridate con me, Viva Fiorenza!".
Quando l'arena del Calcio grida a squarciagola la frase, le emozioni si esprimono nella loro pienezza e ogni volta nasce, soprattutto per i turisti, un profondo affetto per Firenze.
Per "noi cittadini" l'identità!

Da allora, in onore della tradizione, il calcio in costume non è cambiato affatto. Ogni giugno un multicolore corteo sfila per le vie del centro indossando le antiche "monture" dei calcianti, le cinquecentesche divise dei nobili fiorentini (scelti tra i discendenti delle famiglie storiche cittadine) e dei fanti, le armi e le bandiere dell’epoca rinascimentale.
In sostanza, e spero di aver acceso la curiosità e non l'ilarità di chi non è fiorentino in cosa si può riassumere lo status gigliato?
Tradizione. Il Gioco del Calcio Fiorentino è, insieme allo Scoppio del Carro, la Tradizione più importante della città di Firenze.
Identità. È originale, unico, inimitabile nella sua essenza e patrimonio storico-culturale demoetnoantropologico della città di Firenze e dei suoi abitanti. 
Orgoglio. È espressione dell'orgoglio cittadino. Attraverso la tradizione del Gioco del Calcio i fiorentini sentono un forte senso di appartenenza alla città e al proprio Quartiere.
Consapevolezza. Nella propria rappresentazione tradizionale è formato da uomini consapevoli che si impegnano volontariamente alla realizzazione della partita, questo lo differenzia da tutte le altre manifestazioni storico-rievocative che perlopiù utilizzano animali.
Amore. L'attaccamento alla nostra tradizione, la passione e l'emozione del Corteo Storico, e delle partite, è la vera forza del Calcio Storico Fiorentino. Non esiste Calcio senza Corteo, non esiste Corteo senza Calcio. Una vera dichiarazione d'amore.

Dopo cena, alle 22 circa, si può godere dello spettacolo dei fuochi d’artificio in onore di San Giovanni Battista. Non capita tutti i giorni di ammirare il Ponte Vecchio illuminato da mille luci e colori!

Il mio non vuole e voleva essere uno spot per la mia città anche se, una "capatina", unita a un po' di ciccia accanto a un bel fiasco di vino non... si nega a nessuno. Ho cercato di trasmettere le origini che ognuno di noi possiede e che, purtroppo, siamo sempre più propensi ad accantonare se non addirittura a dimenticare.
Ma davvero siamo consapevoli di correre senza aver presente la meta? E poi per andare dove? Del resto, un popolo senza la conoscenza della propria storia, origine e cultura è come un albero senza radici.
Non bisognerebbe mai dimenticare che un tempo, nemmeno troppo lontano, quelli che ballavano erano visti come pazzi da quelli che non sentivano la musica.
In fondo, quando il sole della cultura è basso, i nani hanno l'aspetto dei giganti.