Nasciamo un po’ tutti di sinistra, viviamo di destra e moriamo democristiani.
Questo è come potremmo brevemente, in sintesi, descrivere le tre fasi della vita, quella della gioventù, quella della “maturità” e quella della vecchiaia.

Non per forza di cose queste tre fasi sono uguali per tutti e soprattutto hanno la stessa durata per tutti.
C’è chi diventa uomo a vent’anni e chi non lo diventa mai, c’è chi è già vecchio a quarant’anni e chi è ragazzo a settanta, ma quello che accomuna tutti gli esseri umani è il cambiamento, l’invecchiamento, l’evoluzione non solo del corpo ma anche della mente, del pensiero, dell’approccio alla vita. Più si invecchia di testa, di corpo e di spirito, e più si tende a diventare equilibrati, moderati.
Solitamente da teenager ci si veste “male”, qualcuno compra e indossa di proposito abiti usati, porta orecchini, collane e capelli lunghi, frequenta i centri sociali, fuma marjuana e legge Marx, Sartre e i Poeti maledetti, e si fidanza con una laureanda in filosofia o storia moderna fiera di salire sulla Citroen 2CV.
Finite le scuole superiori o l’università, si inizia a lavorare, ci si taglia i capelli, si buttano gli orecchini, si va in centro a comprare cravatte, abiti rigorosamente sistemati dalla sarta, e si adornano i polsini della camicia con lussuosi gemelli. La ragazza non è più quella della tesi sul socialismo scientifico di Hengels, ma una laureata in economia aspirante manager e figlia di uno dei più importanti avvocati della città, che ovviamente ama le vacanze nei resort cinque stelle e le macchine tedesche.
Così, improvvisamente, si incomincia a sentire la puzza sotto il naso, si comincia a diventare insofferenti, intolleranti a tutto ciò che è diverso dal nuovo mondo in cui si è stati catapultati, a tutto ciò che non corrisponde ai gusti, alle abitudini, agli ambienti, alle nuove persone che sono entrate nella nostra vita. Qui tu non entri! Via di qua! Vattene! Queste sono le frasi che si pensano, che si dicono, che si urlano.
Poi, una volta diventati magari genitori, si incomincia a pensare al plurale, si incomincia a diventare altruisti, ad aver paura che i propri figli siano vittima delle droghe, della vita sbandata o comunque poco produttiva, si ha paura che essendo loro “diversi”, perché nessuno è uguale all’altro, possano essere discriminati, offesi, esclusi, presi di mira, picchiati, e così ci si accorge che tutto quello in cui si aveva creduto, tutto quello che si aveva  pensato e vissuto, erano, sono un mucchio di stronzate.

Gli estremi non vanno mai bene, la storia, la vita, ci hanno insegnato che la verità sta nel mezzo, che ogni pensiero, che ogni stile di vita che ripudiamo è come se stessimo ripudiando noi stessi, perché noi siamo composti da tante piccole parti degli altri. Questo purtroppo lo capiamo spesso tardi, quando la lancetta dell’orologio ha superato le prime dodici ore della giornata, quando gli errori verso noi stessi e gli altri sono stati molteplici, quando, magari, i buoi sono ormai scappati dalla stalla, ma questo non importa, perché c’è sempre tempo per fare meglio, per fare bene.
Evoluzione significa migliorarsi, o almeno così dovrebbe essere. L’evoluzione della specie umana ha portato sicuramente dei benefici, dei vantaggi a sé stessa, almeno apparentemente.

L’evoluzione avrebbe dovuto portarci piano piano (e di tempo ne è passato dalla nascita dell’Uomo ad oggi) a nascere, vivere e morire “democristiani”, tolleranti, equilibrati, in pace con noi stessi e con il mondo che ci circonda, e invece no, l’Uomo non cambia, continua a voler vivere agli estremi, quegli estremi che la storia, la vita insegnano, hanno portato solo distruzione, fame, povertà, oppressione e morte ovunque.
La guerra è l’estremo per definizione.
Evoluzione... parola ricca di mistero
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