Venerdì 21 marzo 2003. L'autunno lascia spazio alla primavera come in qualunque altra parte dell'emisfero boreale. Ventiquattro ore prima, il mondo si sveglia con una brutta notizia scioccante: gli Stati Uniti sotto l'ordine di George Walker Bush danno il via all'invasione dell'Iraq. L'obiettivo era quello di disintegrare il regime di Saddam Hussein che nel frattempo rifiutò di lasciare il potere e andare in esilio. L'escalation venne appoggiata da alcune nazioni tra cui l'Italia, mentre alcune città d'Europa hanno risposto con delle proteste contro la guerra. Nel frattempo un uomo di ritorno dal Vietnam viene ricoverato all'ospedale per un virus misterioso. Tutti questi sintomi porteranno alla Sars, una nuova epidemia esplosa a novembre nel continente asiatico.

A Milano, la temperatura era emotiva perchè a Nyon si dovevano sorteggiare il tabellone della fase ad eliminazione diretta. Il Milan ha una sola possibilità di evitare il derby, beccherà sicuramente o l'Inter, la Juventus e niente di meno l'Ajax. Tutte le italiane fanno il loro dovere. I nerazzurri eliminano il Valencia dopo novanta minuti di sofferenza e con un Toldo in stato di grazia, la Juventus sbanca il Camp Nou con un goal di Marcelo Zalayeta nei tempi supplementari e infine il Milan che dopo aver pareggiato zero a zero in casa dell'Ajax, segna un goal pesantissimo, quello del 3-2 allo scoccare del novantesimo. Una combinazione di Inzaghi, anche in virtù del tocco di Tomasson, mandano i rossoneri in paradiso. Pellegatti non le manda a dire su quel goal che secondo lui valeva già una finale. Sotto la Madonnina, iniziava la settimana peggiore della vita calcistica di Milano. Un lungo thriller scandite dalle scritte bianche su uno sfondo nero come Shining.

La prima semifinale si giocherà il sette maggio, il Milan gioca in casa e non si capisce se questo sia un vantaggio e approfittando della tensione, i rossoneri se riuscissero a tenere la porta inviolata anche un solo goal in trasferta potrebbe avere degli effetti devastanti in vista della qualificazione. Hector Cuper, oltre a perdere lo scudetto con l'Inter nel famoso 5 maggio, perse tre finali europee: una col Maiorca nel 1999 in Coppa delle Coppe e due con il Valencia in Champions League. Carlo Ancelotti, arrivò due volte secondo con la Juventus, prima dietro alla Lazio che incredibilmente conquista il suo secondo ed ultimo scudetto nel 2000 e l'anno dopo dietro alla Roma che non lo vinceva da diciotto anni. L'estate del 2003 sarà la più calda degli ultimi duecento anni. Un tripudio di afa, condizionatori e ascelle pezzate che farà compagnia alle milanesi fino a settembre e ha incoraggiato centinaia di milanisti a passare la notte del sei maggio all'aperto, accampati in tenda sul marciapiede davanti al Milan Point per acchiappare gli ultimi biglietti rimasti per assistere ad una semifinale che si preannunciava infuocata. I sentimenti dominanti erano due: la paura e la speranza. Sta agli allenatori decidere da quale parte andare, quale stato d'animo abbracciare o sfidare.

I cancelli di San Siro si aprirono alle 17.30, perchè il club rossonero ha dato a disposizione di controllare i biglietti in modo accurato. In 72.000 mettono piede allo stadio in un clima mai respirato prima. A Milano il derby era ovunque.

La Curva Nord nerazzurra si presentava con Ligabue:

"Certe notti Milano ha colori meravigliosi."

La Sud rossonera rispose con un classico:

"Milan. A Milano, in Europa, ovunque...."

Cuper ripropone a sorpresa il 3-5-2, finito in cantina da ottobre. Toldo tra i pali, Cordoba, Cannavaro e Materazzi in difesa per contrastare Inzaghi e Shevchenko, Zanetti e Coco sulle fasce, Emre e Conceiçào improvvisate mezz'ali accanto al regista Di Biagio. In attacco, il malconcio Hernan Crespo e il Chino Alvaro Recoba. Ancelotti risponde con un annunciato 4-3-1-2. Dida in porta, in difesa Costacurta, Nesta, Maldini e Kaladze, Brocchi inserito come regista al posto dell'infortunato Andrea Pirlo, Gattuso e Seedorf ai suoi lati e Rui Costa dietro Inzaghi e Shevchenko. I rossoneri si giocano lo zero a zero nella parte sinistra del risultato, l'Inter parte meglio ma dai piedi e dalla testa di Recoba non escono che due carezze per Dida. Gattuso sfiora il goal dal limite, ma l'anello debole del Milan era Shevchenko l'uomo da nove goal in otto derby, che stava vivendo un periodo di crisi macchiata solamente da una notte di gloria contro il Real Madrid nel novembre scorso, dove segnò una rete su un assist celestiale di Rui Costa. L'attaccante ucraino arriva tardi e male sull'invito di Kaladze, riuscendo appena a toccare il pallone tra le braccia di Toldo. 

Cuper torna al 4-4-2 con Guglielmi Pietro al posto di Conceiçào e con Zanetti arretrato in difesa. Ancelotti manda dentro Redondo e Rivaldo come segnale di belligeranza. A cinque minuti dalla fine, quando Pasquale prende il posto di Coco, Materazzi completamente ciucco di fatica, scappa in direzione dalla panchina per avvertire di fermarsi, perchè aveva sentito lo speaker annunciare l'ingresso di Martins e ha avuto paura che l'Inter stesse per fare quattro cambi. Quando il risultato è ancora fermo sullo 0-0, al minuto 89:40 secondi, con un lancio a sorpresa, pesca Crespo sfuggito la guardia di testa, gli ha preso il tempo forse in posizione sospetta, gli è richiesta una grande coordinazione acromatica, tenta un difficile pallonetto e la palla si perde sul fondo. Al minuto 81, Seedorf entra durissimo su Coco col ginocchio sul perone del difensore, l'arbitro nemmeno l'ammonisce e Coco è costretto ad uscire zoppicando e le sue possibilità di vederlo al ritorno sono nulle. A complicare le cose ci si mette il fine settimana più inutile della storia del calcio milanese. Sabato dieci maggio, la Juventus vince aritmaticamente il suo ventisettesimo scudetto, le basta semplicemente un pareggio contro il Perugia per mantenere il vantaggio di otto punti sull'Inter. A San Siro, i nerazzurri non vanno oltre il pareggio col Parma. Cuper ha mandato in tribuna Recoba e Emre e ha mandato in panchina Crespo, Di Biagio, Cannavaro, Materazzi e Zanetti. Intanto, nella sponda milanese si parlano già dei possibili sostituti se nel caso dovessero fallire l'obiettivo Champions. Per l'Inter si parla di Roberto Mancini (arriverà nell'estate del 2004) oppure Fabio Capello, mentre per i rossoneri, Mauro Tassotti, Mancini e niente di meno Gigi Delneri dal Chievo.

Per il ritorno, Ancelotti progetta di inserire il recuperato Andrea Pirlo. Abbiati prende il posto di Dida che ha subito un'infrazione al pollice nella mano destra. Cuper fece di tutto nel recuperare Vieri, ma non c'èra nulla da fare, non partecipa nemmeno Batistuta, perchè in Champions League ci ha giocato già con la Roma. In quattro rimangono per due posti e tra questi ci sarà un diciottenne nigeriano: Obafemi Martins per tutti "Oba Oba." L'attaccante si rese decisivo nel match contro il Leverkusen per passare la seconda fase a gironi. La sua esultanza dalle mille capriole non fece impazzire gli allenatori, perchè gli rovinano le ginocchia, ma piano piano inizia ad entrare nel cuore dei tifosi nerazzurri a cominciare da Moratti. Il Milan ci mette un pò a raccapezzarsi a prendere le misure, ma l'Inter non ha il coraggio e nemmeno la qualità per partire all'attacco. L'unica fonte sono i lanci lunghi di Materazzi, con Crespo che non riesce a tirare molto facilmente e Abbiati può stare tranquillo. La partita diventa violenta. Gattuso entra a forbice su Conceicao, Di Biagio scalcia da dietro Seedorf e viene ammonito. Quando tutto lo stadio aspetta l'intervallo, ecco la prima ciliegina sulla torta: Seedorf sbilancia Zanetti e si avvicina ai 30 metri dalla porta sotto la Nord, servendo l'assist a Shevchenko che col piede sinistro sterza bypassando Cordoba che si ritrova inevitabilmente tagliato fuori e infila sotto la traversa il goal dell'uno a zero. 

Nella ripresa, Cuper inserisce Martins e la squadra è solo un fascio di nervi, nemmeno troppo reattiva. Al minuto 82:40, le cose prendono di colpo una piega completamente diversa: Emre appoggia su Kallon che non controlla bene il pallone, ma Costacurta alza un campanile inaudito all'indietro con la gamba destra anchilosata dalla tensione, Martins prende posizione, schizza davanti e con un piatto di sinistro è un gioco da ragazzi. E 1-1. A San Siro qualcosa aleggia la netta sensazione che qualcosa deve ancora succedere. Toldo rinvia un lancio lungo, Pirlo ed Ambrosini si scontrano lasciando strada libera ad Emre che punta centralmente Kallon con costui che calcia di prima intenzione, ci vuole un super intervento di Abbiati alla sua seconda grandissima parata della sua vita milanista. Conceiçào batte il calcio d'angolo, Abbiati smanaccia, Martins svirgola il sinistro e ritrova Conceiçào dalla parte opposta che si accentra, crossa sul secondo palo e Cordoba di testa si mangia il goal della vita. Abbiati è ancora decisivo anche grazie all'aiuto del palo. L'assedio dell'Inter verso i minuti finali è altissima, sull'estremo calcio d'angolo si inserisce anche Toldo, ma Abbiati smanaccia ancora una volta.

E ufficiale: a Manchester ci andrà il Milan che sfiderà la Juventus. Per i rossoneri è una scarica di adrenalina sotto la curva, mentre dall'altra parte, i tifosi nerazzurri sono affranti per non aver raggiunto la finalissima e lo sa benissimo Javier Zanetti. Vent'anni dopo, la storia si ripete. Sarà una semifinale ad altissima tensione e ad Istanbul ne uscirà solamente una. L'emozione più bella che aspettavo da tantissimo tempo. Milano torna ad essere sulla scena internazionale e ne sono fiero.

Un abbraccio Pasqui