L’Epifania regala ai tifosi un’altra giornata di campionato vecchia maniera dopo quella appena vissuta la scorsa domenica. Di nuovo tutte le partite della Serie A concentrate in un unico giorno e ben sette programmate alle 15. Il rischio per i tifosi è quello di faticare ad accettare il ritorno, già dal prossimo fine settimana, di un calendario spezzettato, più in linea con le esigenze imposte dal calcio moderno. E’ andato in scena un altro bel pomeriggio calcistico, con la diretta gol al posto della radio e le immagini ad accompagnare le voci che hanno raccontato la passeggiata della Roma a Crotone, la vittoria della Lazio sulla Fiorentina, il carbone trovato dall’Inter nella calza blucerchiata.
La sorprendente sconfitta del Napoli, impegnato nella partita casalinga contro lo Spezia, ha concluso al meglio il lungo pomeriggio che ha condotto spettatori e tifosi al calcio d'inizio di Milan - Juventus.

La partita più attesa della giornata si presenta come una sfida già decisiva, almeno per i bianconeri. Il campo di San Siro dirà se la squadra di Pirlo sarà in grado di recitare un ruolo da protagonista nella corsa allo scudetto fino alla fine oppure se dovrà così presto rinunciare alla possibilità di raggiungere il decimo titolo consecutivo. Non voglio nemmeno pensare all’ipotesi di una resa tanto anticipata. Non appartiene alla storia della nostra società. Non appartiene alla nostra storia. Noi siamo quelli che andarono a rimontare tre gol al Real Madrid al Bernabeu, prima che il fischio di un inglese pavido ed emaciato stroncasse una grande impresa.

Il solito brutto super spot dello sponsor della Lega Serie A, ancora più brutto di quello della stagione passata e, in tutta sincerità, ero convinto fosse impossibile fare peggio, apre il collegamento.
La solita orribile coreografia virtuale, maldestro e malriuscito tentativo di mascherare in qualche modo l’assenza del pubblico, accompagna le due squadre in campo. Se possibile riesce perfino a far pesare ancora di più la tristezza di tutti quei seggiolini vuoti. La Juventus, già priva di Morata, alle prese con un risentimento muscolare che già lo aveva costretto a saltare l’Udinese, deve rinunciare a Cuadrado ed Alex Sandro, entrambi risultati positivi al tampone anti covid. In Italia, come abbiamo visto, soltanto una ASL ha il potere di bloccare una squadra in procinto di partire per la città sede della partita, ma non è quella di Torino. Milan-Juventus va dunque in scena regolarmente. Come del resto è sempre accaduto in questa stagione. Un protocollo sempre applicato in ogni occasione in cui qualcuna delle squadre si è ritrovata priva di giocatori risultati positivi al coronavirus. In tutte le occasioni tranne naturalmente una. E ancora aspettiamo di capire il perchè.

Pirlo preferisce non stravolgere l’assetto difensivo e sceglie Frabotta per sostituire Alex Sandro. Danilo sulla destra e la solita coppia centrale Bonucci - De Ligt completano la difesa. In mezzo al campo Bentancur e Rabiot, con Chiesa sulla destra e Ramsey nel solito ruolo a metà tra l’esterno e la trequarti. In avanti Ronaldo e Dybala, chiamato a confermare i segnali positivi arrivati nella scorsa giornata con il gol segnato contro l’Udinese. Sorprende almeno in parte l’esclusione dall’undici iniziale di McKennie, reduce da una serie di prestazioni vigorose e brillanti e che sembrava essere uno degli uomini più in forma e più determinanti per la squadra. In panchina, a Pinsoglio è affidato il solito compito di non far sentire l’assenza di tutti quei tifosi che, come in ogni occasione, avrebbero colorato di bianconero una porzione importante di San Siro.
Tante assenze anche nel Milan. Oltre a quella già prevista di Ibrahimovic, arriva anche la defezione di Rebic. Pioli si affida a Leao, schierato al centro dell’attacco rossonero e supportato ai lati da Castillejo e Hauge, con Calhanoglu ad agire come al solito sulla trequarti. In mezzo al campo, viste le assenze di Tonali, Bennacer e Krunic, tocca a Calabria scoprirsi centrocampista ed affiancare Kessie. La linea difensiva davanti a Donnarumma è composta da Diogo Dalot ed Hernandez sugli esterni con Kjaer e Romagnoli coppia centrale. Con tutto il rispetto per il lavoro di Pioli e per l’ottimo campionato disputato fin qui dal Milan, confrontando rose e  formazioni, fatico a giustificare i tanti punti di ritardo che abbiamo fin qui accumulato.

La partita inizia con un’occasione per parte. E’ prima Frabotta a saltare Dalot sulla sinistra e a servire Dybala al centro dell’area. Il sinistro dell’argentino viene smorzato da Kjaer e termina innocuo la sua corsa tra le braccia di Donnarumma. Un minuto dopo è Castillejo, smarcato da un colpo di tacco sciagurato e mal riuscito di Bentancur all’interno della propria area, ad impegnare Szczesny in una parata a terra. La partita viaggia su ritmi alti, inevitabili alcuni contrasti al limite. Il protagonista è Theo Hernandez che al quinto minuto colpisce con i tacchetti il polpaccio di Chiesa. Irrati fischia il fallo ma dimentica di estrarre il cartellino giallo. Pochi minuti dopo, sempre il terzino rossonero piazza una ginocchiata nella schiena sempre a Chiesa. Stavolta non arriva neppure il fischio. Kessie sembra libero di mettere le mani addosso a chiunque. Nel momento di irritazione mi viene incontro la saggezza di papà con un consiglio prezioso ma purtroppo premonitore: “Cerchiamo di restare calmi perchè questo oggi ne farà di tutti i colori.”
La prima grandissima occasione è per la Juventus. Sugli sviluppi di un calcio d’angolo il pallone viaggia pericolosamente dentro l’area di rigore milanista senza che la difesa riesca a trovare il rinvio definitivo. In questo strano palleggio irrompe Chiesa che, appena dentro l’area, controlla e scaglia un destro violento. La palla si schianta contro il palo alla sinistra di Donnarumma. Una dinamica identica  ad un altro palo, colpito in quell’occasione da Ronaldo nella partita di Roma contro la Lazio. Non conosco il numero preciso dei pali colpiti dalla Juventus in questa stagione ma ho la netta sensazione che sia molto più alto rispetto alla media. L’avvio della squadra di Pirlo mostra una squadra molto determinata, il pallone si muove velocemente, la squadra occupa con efficacia la metà campo avversaria. Il gol arriva poco prima del ventesimo minuto. E’ Chiesa dalla fascia destra ad innescare l’azione servendo Dybala al limite dell’area. L’argentino protegge egregiamente il pallone dalla pressione di Romagnoli e poi con il tacco traccia la rotta per lo stesso Chiesa, lanciato a tutta velocità nello spazio che si è aperto. Theo Hernandez capisce in ritardo l'azione e non può far altro che assistere all'inevitabile. Chiesa controlla il pallone e con il destro lo piazza in diagonale sul palo più lontano. Donnarumma è battuto, la Juventus è avanti. Il gol però, come troppo spesso accade, sembra quasi addormentare la squadra bianconera, fino a quel momento protagonista di una frazione di tempo decisamente di buon livello. Con la partita che sembrava saldamente in pugno, la Juventus inizia a sbandare. Soffre il pressing continuo dei rossoneri e fatica tremendamente nelle fasi di transizione. Il Milan prende coraggio e produce tre occasioni in rapida successione. Prima è Leao, al termine di un’azione personale, a sfiorare il palo. Pochi minuti più tardi è Ramsey con un’apertura folle a servire involontariamente Hauge proprio a ridosso dell’area di rigore. Il giovane norvegese vede e serve il taglio in area di Leao che chiama Szczesny ad una parata impegnativa. Non essendo riuscito a mandare in gol i suoi avversari, Ramsey decide di mettersi in proprio e, nel tentativo di anticipare Calhanoglu, costringe Szczesny ad un intervento piuttosto complicato. La Juventus risponde solo con una percussione centrale di Chiesa che salta secco Romagnoli e scaglia un sinistro respinto da Donnarumma. Il pressing del Milan, che evidenzia l’entusiasmo e la buona condizione fisica dei rossoneri, è favorito da Mister Irrati che sorvola su diversi interventi rudi. Una grossa mano la fornisce anche la Juventus, come al solito ostinata ben oltre il limite del sopportabile a giocare la palla dal basso, avventurandosi in situazioni complicate e decisamente troppo pericolose. Ronaldo gira ai margini dell’incontro. Bentancur fatica moltissimo.
Quando mancano poco meno di cinque minuti alla conclusione del primo tempo il Milan pareggia. Calhanoglu interviene in maniera irregolare su Rabiot. Irrati non fischia, il Milan parte in contropiede sulla sinistra con Leao. La Juventus è sbilanciata. L’attaccante rossonero entra in area e serve l’accorrente Calabria. Il piatto destro dell’improvvisato centrocampista passa esattamente nello spazio libero tra la testa di Frabotta e la traversa. I giocatori del Milan esultano, Calabria corre felice, quelli della Juventus aspettano l’intervento di Orsato dalla sala Var. Troppo evidente il fallo di Calhanoglu su Rabiot che ha determinato il recupero palla decisivo. Il replay evidenzia il fallo in maniera netta. Orsato invece tace e non richiama Irrati al monitor. Il Gol viene confermato. Una decisione inaccettabile e ingiustificabile. La sensazione, già presente da diverse stagioni, che il “sentimento popolare” non voglia più una Juventus campione d’Italia diventa sempre più forte e sgradevole. Si va al riposo con il fastidio che monta per l’ennesima nefandezza subita.

Pirlo non opera nessun cambio nell'intervallo. Sinceramente mi sarei aspettato l'avvicendamento di Bentancur, fuori partita sia dal punto di vista tecnico che fisico. Pochi palloni recuperati, poco efficace a contrasto, completamente privo di quella intensità che di solito mette a profusione in ogni partita. L’impressione è che ci sarebbe bisogno della padronanza tecnica di Arthur per gestire meglio i palloni in uscita dalla difesa, troppo facilmente aggrediti dal pressing milanista nella seconda parte del primo tempo. Il Milan riparte forte ed è subito Diogo Dalot ad impegnare Szczesny con una conclusione rasoterra deviata in angolo dal portiere polacco. La Juventus risponde con Ramsey che raccoglie un cross di De Ligt ma, da posizione favorevole, calcia a lato. Il Milan mette in campo tutto quello che ha anche se il ritmo avuto nel primo tempo sembra essere calato. L’impressione è che la partita potrà essere decisa da una giocata. 
E’ da poco trascorsa l’ora di gioco quando Dybala, dalla propria trequarti difensiva, con un lancio apre il gioco sulla fascia opposta. Il pallone arriva a Ronaldo che lo appoggia all’accorrente Frabotta. Il giovane terzino serve Dybala, arrivato al limite dell'area avversaria per finalizzare l'azione da lui stesso avviata. L'argentino apre di nuovo su Chiesa sulla destra, al limite dell’area. Theo Hernandez è di nuovo facilmente battuto in velocità dal giocatore juventino che rientra dentro il campo e con il sinistro lascia partire un colpo da biliardo che si infila in rete vicino al palo più lontano. Ancora una volta per Donnarumma non c'è possibilità di intervenire. La Juventus torna in vantaggio. La sensazione è che questo sia il gol che decide la partita. L’esultanza del tifoso davanti alla tv è una sentita dedica al “sentimento popolare”.

Con il secondo gol arrivano i primi cambi per Pirlo. Esce proprio Chiesa per un problema di crampi. In panchina riceve l’abbraccio di un felicissimo Pinsoglio che idealmente rappresenta l’applauso enorme di tutti i tifosi juventini per un'ora di gioco devastante. Accolto con un certo scetticismo, si sta conquistando un posto importante nel cuore dei tifosi. E’ un ragazzo con un potenziale notevole. La sua collocazione tattica è quella di queste ultime partite. Su quella fascia destra dove riesce a mettere in mostra tutte le sue qualità. Insieme a Chiesa, lascia il campo anche Dybala, un po' a sorpresa vista la prestazione fin lì fornita. L'argentino è stato autore di una partita convincente per efficacia e presenza dentro il gioco. I due assist per Chiesa ne sono la prova più tangibile. Al posto dei due protagonisti delle reti juventine entrano in campo McKennie e Kulusevski. 

Il gol sembra aver fatto molto male al Milan che appare sgonfiato, quasi tramortito. La telecronaca di Sky diventa all’improvviso meno vivace, il bravo Compagnoni cala decisamente il tono della voce. La Juventus vede la possibilità di affondare di nuovo il colpo e chiudere definitivamente la questione. Ronaldo da sinistra serve con un filtrante l’inserimento di McKennie, il centrocampista americano, in piena area di rigore, controlla e calcia. Il tiro è deviato in angolo da Donnarumma. Bentancur rischia di prendere il secondo giallo con un intervento su Castillejo. Pirlo coglie il pericolo e sostituisce il suo centrocampista con Arthur. Uscendo dal campo il giocatore uruguaiano rivolge un’occhiata decisamente poco amichevole verso la panchina rossonera dalla quale si levano latrati di disapprovazione per la mancata espulsione. Esce anche Ramsey, rilevato da Bernardeschi. 

La carica del Milan si è però esaurita con la seconda rete di Chiesa. Il terzo gol della Juventus sembra inevitabile e arriva di lì a poco. Rabiot, autore di una partita in crescendo, serve Kulusevski sulla fascia destra. Lo svedese con il suo solito passo ciondolante punta l’area di rigore. Ci si attende il movimento verso il centro per liberare il sinistro, invece con una finta lascia sul posto Romagnoli e dal fondo serve un pallone arretrato sul quale quale irrompe McKennie che conclude sicuro a rete. La Juventus ha segnato ancora.
Manca un quarto d’ora al termine e i bianconeri conducono per 3-1. L’esultanza è di chi ha la consapevolezza di aver fatto propria una partita così importante. Il Milan non ha la forza per reagire al doppio svantaggio, la Juventus avrebbe la possibilità di affondare ancora ma, come sempre accade, preferisce gestire il pallone, prendendosi anche qualche rischio non necessario. Con la sostituzione di Frabotta e l’ingresso di Demiral si chiude una partita che rilancia le ambizioni bianconere nella corsa verso lo scudetto. Una partita in cui la Juventus ha imposto la sua superiorità tecnica su un avversario ancora imbattuto. Nonostante la solita, eccessiva ricerca dell’uscita palla al piede dalla difesa, si è vista una formazione più quadrata, che si è mossa sul campo scivolando tra il 442 e il 433, senza perdersi in complicati meccanismi tattici e capace, anche se solo in alcuni momenti di gioco, di esprimere un alto livello qualitativo nonostante la prova non positiva di Ronaldo, finito troppo presto ai margini dell’incontro e mai in grado di cambiare il destino della sua partita.

Con la vittoria di Milano e i risultati arrivati nel pomeriggio dagli altri campi, prosegue nel migliore dei modi questo mese di gennaio che, come già detto in diverse occasioni, dirà qual è il ruolo che reciterà la Juventus in questo campionato. Spetta ad allenatore e giocatori imporre sulla serie A la propria indiscutibile superiorità.