Le ultime sconfitte contro Sassuolo e Verona hanno aperto lo stato di crisi in casa bianconera. Con gli occhi della critica e dei tifosi addosso, la società ha disposto una settimana di ritiro, nella struttura in verità confortevole del J Hotel, per spingere  squadra e staff tecnico a trovare all’interno del gruppo le risorse per venir fuori da una situazione tornata improvvisamente molto difficile, dopo un ciclo di vittorie che avevano illuso l’ambiente juventino che il peggio fosse passato. La Juventus subisce tanti gol e ne segna pochi. Questa la sintesi estrema della prima parte di stagione fin qui disputata. Una parte di stagione che sembra proseguire sull’onda negativa della scorsa annata, quando inutili complicazioni tattiche e continui cambiamenti di formazione finirono per avvolgere la squadra in una spirale negativa dalla quale ancora oggi fatica a riemergere.
Allo Stadium contro lo Zenit, la Champions League offre alla Juventus la possibilità di muovere i primi passi fuori dalla tempesta. Per percorrere l’ultimo metro verso gli ottavi di finale, Allegri si affida ad un 442 classico, almeno stando alla formazione comunicata dai canali social della società. Szczesny confermato tra i pali, in difesa, da destra verso sinistra, il tecnico schiera Danilo, Bonucci, De Ligt e Alex Sandro. A centrocampo spazio a Locatelli e McKennie nel mezzo, con Chiesa e Bernardeschi ad agire sulle due fasce. In avanti Dybala e Morata.
Lo Zenit, che nella notte torinese cerca di sfruttare l’ultima possibilità di riaprire il discorso qualificazione, si schiera con Kritsyuk tra i pali e una linea di difesa formata da Chistyakov, Lovren e Rakitskiy. Wendel e Barrios agiranno in mezzo al campo, mentre Sutormin e Karavaev sono i due esterni incaricati di presidiare le fasce. In avanti, spetta ai fantasisti Mostovoy e Claudinho il compito offrire supporto al centravanti iraniano Azmoun, unico riferimento avanzato dello schieramento di Semak.
I prezzi dei biglietti, appena più contenuti rispetto al solito, almeno per quanto riguarda le due tribune, favoriscono un’affluenza di pubblico superiore rispetto alle ultime gare, regalando un colpo d’occhio meno desolante. Tutto sommato, per quelle che sono state le recenti prestazioni offerte dalla Juventus, dalla televisione si percepisce anche un discreto entusiasmo e la voglia di sostenere la squadra. Ennesima testimonianza che quando le cose vanno meno bene, i clienti si dissolvono e sugli spalti rimangono i tifosi.

La diretta di Juventus - Zenit è prevista sia su Sky che su Canale 5. L’urlatore Compagnoni da una parte, il pacato Massimo Callegari dall’altra. Scelta fin troppo facile per il tifoso ormai stufo di telecronache urlate, cariche di enfasi e di parole che sgorgano dalla bocca dei telecronisti come un fiume in piena. Si va su Mediaset.
Esaurite le solite formalità del prepartita, compresa l’esecuzione dell’inno della manifestazione, che va in scena con le squadre schierate a centrocampo e si conclude, come sempre in Italia, con l’urlo “The Champions” gridato a squarciagola dai presenti, una sorta di rito scaramantico che però non si è mai dimostrato propizio nelle campagne europee bianconere, l’incontro può avere inizio.
La Juventus approccia la sfida in maniera determinata e autorevole, equilibrata su uno schieramento che, nella sua semplicità, si presenta molto interessante ed efficace. Non si vedono scivolamenti tra i reparti, nessun giocatore è costretto a ricoprire posizioni diverse a seconda delle due fasi di gioco. La squadra di Allegri viaggia dentro la partita con due terzini che finalmente accompagnano l’azione, due mediani, due vere ali e due attaccanti. Dybala, fin dai primi tocchi di palla, mostra di vivere una serata di grande ispirazione. L’argentino svaria su tutto il fronte offensivo, alzando la qualità del palleggio e illuminando le manovra in ogni zona del campo.
Lo Zenit, raccolto a protezione della sua area, in questa fase altro non riesce a fare che subire le iniziative dei bianconeri, che si piantano con tutti gli uomini di movimento nella trequarti avversaria. In nemmeno dieci minuti si contano diverse situazioni di pericolo per la porta di Kritsyuk. Danilo, restituito al ruolo di terzino classico, si presenta sul fondo in due occasioni. Bernardeschi è il primo ad impensierire seriamente la porta dei russi, con una conclusione ravvicinata contenuta da Kritsyuk. Lo Zenit non riesce ad uscire dalla morsa. Il ritmo imposto dagli uomini di Allegri alla partita sembra fuori portata per la squadra di Semak. Ancora la Juventus all’attacco. McKennie prende il corridoio centrale e, al limite dell’area, scarica su Morata. Lo spagnolo protegge il pallone e lo cede all’accorrente Dybala. L’argentino finta di calciare con il sinistro, disorienta il diretto marcatore e lascia partire con il destro una conclusione che viaggia a filo d’erba in diagonale. Kritsyuk è battuto, il palo interno sputa fuori il pallone. Avanza la sensazione che la buona sorte continui a rivolgere altrove il suo sguardo benevolo.
Nemmeno il tempo di maledire la sfortuna e la Juventus passa meritatamente in vantaggio. Il gol arriva da un calcio d’angolo battuto da Bernardeschi e corretto di testa da De Ligt verso il centro dell’area di rigore dove irrompe Dybala che, con un tiro in controbalzo, trova l’angolo alla destra del portiere Kritsyuk. L’argentino supera Platini nella classifica dei marcatori bianconeri di ogni epoca. La sua celebrazione, sdraiato sul prato ad imitare la celebre protesta del grande Michel per il gol annullato nella finale di coppa intercontinentale contro l’Argentinos Juniors, vuole rendere omaggio al fuoriclasse francese.
Trovata la rete, la Juventus continua ad attaccare. La squadra si mantiene alta nella metà campo avversaria, la palla viaggia veloce, la manovra si sviluppa sicura ed efficace. Lo Stadium spinge i bianconeri.
E’ ancora Dybala ad illuminare il prato e ad accendere una tifoseria che gli chiede di trascinare fuori la squadra da questo momento complicato. L’argentino, servito da McKennie, bravo a recuperare palla in zona offensiva, dalla destra punta il lato corto dell’area. In sterzata, accarezzando il pallone con un tocco di esterno sinistro, salta in maniera secca Barrios e Chistyakov. Il cross rasoterra del numero 10 viene impattato di prima intenzione, nel cuore dell’area di rigore, da Morata che, di destro, incrocia bene sul palo più lontano ma alza di un palmo la mira.
Dopo venti minuti ad alta intensità, la Juventus rallenta. Forse spinta dalla necessità di tirare il fiato e recuperare le energie oppure dal solito istinto di conservare il risultato una volta ottenuto il vantaggio, la squadra si abbassa per qualche minuto. Pur non concedendo nessuna occasione per tirare in porta, riesce a subire la rete dello Zenit nella prima sortita dei russi nella metà campo bianconera. Come già accaduto in diverse occasioni nel corso della stagione, il gol la Juventus se lo segna da sola. Stavolta è Bonucci lo sfortunato protagonista della deviazione che cambia la traiettoria ad un cross tutto sommato innocuo di Karavaev. Il pallone assume una parabola strana e carica di effetto che termina la sua corsa esattamente all’incrocio dei pali, tagliando fuori Szczesny da ogni possibile tentativo di intervento. La rete dello Zenit crea un minimo di sconforto nel piccolo gruppo di ascolto davanti alla tv. Quando le cose decidono che devono andare male non c’è modo di evitarlo. 
Il pubblico allo stadio sembra assorbire bene il colpo del gol subìto. Chiama la squadra ad una reazione. “Undici leoni” vuole la curva ma la Juventus, nei minuti immediatamente successivi alla rete dello Zenit, fatica a riorganizzarsi. L’episodio  ha sicuramente avuto un impatto negativo su una squadra che cerca di ritrovare certezze. La partita viaggia ora su un binario di equilibrio. Lo Zenit controlla abbastanza agevolmente il gioco per alcuni minuti anche se l’azione della squadra ospite non trasmette mai la sensazione di poter essere veramente pericolosa.
La piacevole telecronaca di Massimo Callegari conferma la bontà della scelta di seguire la partita su Canale 5. Finalmente qualcuno che torna a raccontare, con educazione, linguaggio appropriato e in maniera competente, soltanto la storia della partita, senza la necessità di costruirsi un personaggio a forza di urla e di citazioni per lo più fuori luogo. Apprezzabile anche Massimo Paganin, seconda voce discreta e competente che interviene con i giusti tempi, senza pretendere di ergersi a protagonista sovrastando il telecronista e le immagini.
La Juventus torna a presentarsi in maniera più insistente nell’area avversaria nel finale di tempo, con una combinazione tra Alex Sandro e Bernardeschi che libera l’esterno al cross. Al centro dell’area irrompe McKennie. L’americano di testa impegna Kritsyuk in una difficile parata a terra. E’ infine Bernardeschi a chiamare il portiere russo all’ultima parata, in verità non particolarmente difficile, del primo tempo. Senza concedere recupero, l’arbitro spagnolo Hernandez manda le due squadre negli spogliatoi. Si conclude sul risultato di parità una prima frazione di gara nella quale si è vista in campo la migliore Juventus della stagione. Una Juventus alla quale, per quanto prodotto nei primi quarantacinque minuti di partita, forse sarebbe andato stretto anche il vantaggio con il minimo scarto.

Si esauriscono i quindici minuti di riposo. Le squadre rientrano in campo per la ripresa con le stesse formazioni con cui hanno cominciato l’incontro. La Juventus lascia tutte le paure nello spogliatoio e riparte con lo stesso atteggiamento deciso con cui aveva condotto la partita fino allo sfortunato autogol di Bonucci. La squadra di Allegri torna ad alzare il ritmo e riporta l’incontro nella metà campo dello Zenit, occupando di nuovo in maniera autorevole la trequarti avversaria.
Bernardeschi, Morata e McKennie sono i protagonisti di uno scambio in velocità di prima intenzione che libera Dybala sulla destra, all’altezza del lato corto dell’area. L’argentino accelera all’improvviso, saltando il diretto marcatore e entrando in area di rigore. Cerca il palo più lontano con un sinistro rasoterra che esce d'un soffio. Lo Stadium applaude con convinzione un’azione che avrebbe meritato una sorte migliore. La Juventus continua a spingere. Il gol non arriva ma questa volta è apprezzabile la continuità che riesce a trovare la manovra offensiva bianconera. Le occasioni per tornare in vantaggio si inseguono. Morata anticipa i difensori avversari su un cross da sinistra di Bernardeschi, ma ancora una volta alza un palmo più del necessario la mira. Dybala, al volo dal limite dell’area, impegna Kritsyuk nell’ennesima parata. 
La Juventus è scesa in campo con il giusto atteggiamento, con il giusto sguardo negli occhi. E’ la testa, prima di tutto, ad essere diversa rispetto alle ultime prestazioni preoccupanti. Si percepisce dai particolari. La squadra non sembra perdere fiducia per un gol che meriterebbe ma che tarda ad arrivare. I giocatori in campo non accettano passivamente l’errore. Colpisce la determinazione con la quale gli uomini di Allegri vanno a riconquistarsi il pallone appena perduto. Questo atteggiamento porta presto i frutti sperati. 
Morata sbaglia un controllo al limite dell’area, lo Zenit parte in contropiede ma è lo stesso attaccante a prodursi in un rincorsa poderosa di 40 metri e a strappare all’avversario il pallone che lui stesso aveva perduto. Il pubblico applaude convinto. Morata completa la sua azione appoggiando il pallone a Locatelli, nei pressi del cerchio di centrocampo. Il centrocampista, con un lancio da destra verso sinistra a tagliare il campo, trova Chiesa all’altezza del lato corto dell’area di rigore. L’attaccante controlla e accelera in maniera bruciante. Passa in mezzo a Sutormin e Claudinho. Quest’ultimo, con il ginocchio, lo tocca sbilanciandolo. L’arbitro spagnolo Hernandez decreta il calcio di rigore in favore della Juventus.
Sul dischetto si presenta Dybala. L’argentino spiazza Kritsyuk ma angola troppo la battuta. La palla finisce fuori. Mentre il tifoso davanti alla tv si ritrova immerso in mille pensieri circa il fato avverso, l’arbitro interviene comandando la ripetizione del tiro dal dischetto. Il replay mostra Barrios entrare in area, tagliando attraverso la lunetta, prima dell’esecuzione. Il Var conferma la decisione del direttore di gara. La telecamera coglie un sospiro di sollievo sul volto di Dybala mentre recupera il pallone per andare una seconda volta al tiro dagli undici metri. Questa volta non sbaglia. La palla si infila nell’angolo basso alla sinistra del portiere. La Juventus torna in vantaggio e, per quanto si è visto, lo fa con merito. 
Semak prova ad alzare il livello offensivo della sua squadra inserendo Malcom al posto di Karavaev ma è ancora la Juventus a tracciare linee di gioco pregevoli sul prato dello Stadium. Danilo, Dybala, McKennie. L’americano chiude il triangolo con Dybala che dal limite sfiora di nuovo il palo con un sinistro pericoloso. Ancora Dybala recupera palla all’altezza della trequarti difensiva e lancia Chiesa, spostato a sinistra in questa fase della partita. L’attaccante accelera, entra in area, punta e salta Lovren ma con il sinistro non trova la porta. Lo Zenit, in evidente difficoltà, si presenta dalle parti di Szczesny con due tiri insidiosi, prima di Claudinho, poi di Malcom, che trovano la risposta sicura del portiere polacco, ma non riesce a spezzare la continuità soffocante dell’azione bianconera. Chiesa sfiora la traversa a conclusione di una combinazione tra Alex Sandro e Bernardeschi. McKennie, pochi minuti più tardi, prende palla prima della metà campo e corre. Arriva al limite dell’area, affronta tutta la difesa dello Zenit palla al piede, si crea lo spazio e tira. La traversa gli nega un gol che sarebbe stato un capolavoro. 
A meno di venti minuti dalla conclusione, la continuità offensiva della Juventus trova finalmente la meritata ricompensa. Locatelli al limite della sua area ripulisce il pallone in favore di Alex Sandro. Il brasiliano, con un passaggio, in verticale serve Bernardeschi che protegge la palla e lancia, ancora in verticale, verso Chiesa che, con la sua corsa feroce, travolge tutti e in diagonale di sinistro trova l’angolo basso alla sinistra del portiere. Il 3-1 offre al punteggio una dimensione più veritiera di quanto visto in campo.

In vantaggio di due reti, Allegri propone le prime sostituzioni. Esce Locatelli, rilevato da Arthur. Esce anche Bernardeschi che, al momento di lasciare il campo, riceve un convinto e meritato applauso da parte del pubblico che ha apprezzato una prestazione continua, intensa, ricca di quantità e di qualità. Al suo posto entra in campo Rabiot.
Il doppio vantaggio non placa la Juventus che continua a giocare un calcio propositivo e a spingere alla ricerca della rete. Nella difesa dello Zenit, costretto a sbilanciarsi in avanti nel tentativo di riaprire l’incontro, si aprono spazi nei quali i bianconeri si infilano con tocchi precisi di prima intenzione. Dybala, dopo uno scambio in velocità con Morata, lancia Chiesa verso la porta. Questa volta la conclusione dell’esterno, con il destro in diagonale, viene contenuta da Kritsyuk.
Il quarto gol arriva quando mancano dieci minuti alla conclusione. Ancora una volta la Juventus con pochi passaggi arriva in porta. Rabiot dalla sinistra taglia verso il centro per Dybala. L’argentino sfrutta la scivolata del diretto marcatore per controllare e lanciare in porta Morata che, solo davanti a Kritsyuk, non sbaglia e trova una rete importante per interrompere un digiuno che durava dalla partita contro il Milan.
Trovata la quarta rete, Allegri propone altre due sostituzioni. Esce Bonucci che lascia il posto a Rugani, entra anche Kulusevski che prende il posto di Dybala. L’uscita del campo dell’argentino, premiato a fine partita dall’Uefa come migliore in campo, è accompagnata da un uragano di applausi. Lo Stadium ha ritrovato il suo gioiello più prezioso. Per il prosieguo della stagione, l’augurio di tutti i tifosi è che gli infortuni smettano di tormentarlo.
Nei minuti conclusivi della sfida, la Juventus scivola su qualche disattenzione di troppo, vanificando con troppa leggerezza buone occasioni di ripartenza e concedendo allo Zenit la seconda rete. Segna Azmoun, libero di concludere da pochi passi su una sponda di Dzyuba, bravo a proteggere la palla dalla marcatura di De Ligt e Rugani. Un peccato forse veniale, che non incide sulla valutazione complessiva della partita, che rimane ottima, ma che sicuramente avrà fatto arrabbiare Allegri.

Il triplice fischio dell’arbitro Hernandez sancisce la conclusione dell’incontro e certifica il passaggio del turno per la Juventus, ottenuto con due giornate di anticipo e con una disinvoltura che contrasta nettamente le difficoltà patite dalla squadra nel campionato italiano. Il tifoso bianconero abbandona la sua postazione soddisfatto per aver visto quella che è stata la migliore prestazione della stagione e, con grande probabilità, anche degli ultimi due anni e mezzo. Una vittoria che, nella maniera in cui è stata cercata, voluta e ottenuta, ha ricordato in qualche modo alcune partite giocate dalla Juventus di Lippi (il paragone è azzardato e prematuro, lo so da solo), quando, in Italia e in Europa, prestazioni del genere e vittorie con ampio margine erano molto più frequenti di quanto una certa narrazione, improntata sulla favola di un presunto DNA difensivo e di vittorie sofferte e di misura, pretende di raccontare. 

Le chat di whatsapp, rimaste silenziose durante l’intervallo, tornano a farsi sentire dopo la conclusione della partita, elogiando con convinzione la prestazione offerta dalla squadra. A convincere, in particolare, è stata la chiarezza tattica mostrata dalla Juventus. Ogni uomo al proprio posto con un ruolo chiaro e preciso. In un sistema così ordinato è più facile per le eccellenze emergere e trascinare il resto della squadra ad una bella prestazione. E’ stato evidenziato anche l’atteggiamento con cui i bianconeri hanno affrontato la partita. Cercando la vittoria, cercando la prestazione, cercando i gol, senza lasciarsi abbattere dagli episodi negativi che hanno in qualche modo ostacolato il percorso. La Juventus ha offerto una prestazione totale per intensità, qualità e soprattutto continuità. La sensazione che si avvertiva durante lo svolgimento della partita era di una grande facilità di gioco e di costruzione di occasioni da rete. La squadra di Allegri ha creato e concluso tanto, costringendo la difesa dello Zenit, che non è una grande squadra ma nemmeno è inferiore a Empoli e Sassuolo,  a vivere novanta minuti in costante affanno.

Una partita naturalmente non basta per parlare di Juventus ritrovata e di strada da seguire, soprattutto quando da oltre un anno la discontinuità di prestazioni e di risultati è l’elemento che maggiormente caratterizza le stagioni bianconere. Per cercare di venir fuori dalle difficoltà in cui la Juventus si è incagliata, sarà necessario affrontare una partita per volta con la convinzione, la personalità e la concentrazione esibite nella notte europea contro lo Zenit. A cominciare dal prossimo sabato, quando sarà la Fiorentina a presentarsi allo Stadium.