Lo sconforto rossonero è palpabile. Trasmissioni sportive, giornalisti e tifosi descrivono il Milan come vittima sacrificale all'altare di Gedda. Pronta a perire per mano dell'undici bianconero. Forse è superstizione, paura di crederci troppo, paura della delusione che nascerebbe da una sconfitta, oppure il ricordo ancora vivido della scottante debacle per  4-0 del 9 maggio scorso nella finale di Coppa Italia.

Analizzando i giocatori dei due schieramenti la vittoria della Vecchia Signora sembra scontata, ma il calcio, come dicono gli esperti, tra i quali io non mi annovero, è imprevedibile. Tutto può accadere. La motivazione, in questi confronti, è determinante, mi aspetto un Milan carico, agonisticamente combattivo, desideroso di dimostrare a tutti il proprio valore, fisicamente al top, che corra per 90 minuti  provando a sovrastare la Juventus sul piano del ritmo e della cattiveria sportiva.

A favore del Diavolo non giocano certo i due infortuni di Bonaventura e Suso, pedine fondamentali nella vittoria dei rossoneri a Doha nella Supecoppa Italiana del 23 dicembre 2016, e neanche le continue e pressanti voci di mercato sul loro numero 9, Higuain, colui che sotto i migliori aspici è giunto a Milanello in estate, pronto a far sognare i tifosi rossoneri. Gli stessi che sembra abbiano perso la voglia di crederci, di sperare, che guardano al calcio pensando a numeri, cifre e far play, sostenitori di un club glorioso che ha portato in Italia alcuni tra i migliori giocatori del mondo.
Lo so, comprendo, la situazione attuale non è delle più rosee anzi... ma delle volte credo sia necessario modificare il famosissimo "vincere aiuta a vincere" in "crederci aiuta a vincere".

Spero sia una partita combattuta, giocata come una  finale merita di essere giocata. Agonismo, motivazione e... sostegno dei tifosi, i quali devono essere i primi a supportare l'undici in campo.