Venerdì 13 luglio il presidente partenopeo Aurelio De Laurentiis si è erto, come spesso accade, eroe solitario, colui che combatte il malfunzionamento del calcio italiano.

Nessuno nega che il Signor De Laurentiis abbia una personalità molto marcata, in alcuni tratti spigolosa e che difficilmente arretri dalle sue posizioni. Ciò non toglie che continuare a sostenere che lo scudetto, nella stagione calcistica appena trascorsa, sia stato scippato agli azzurri, da un sistema da lui definito malato ed inquinato, comporti un eccessivo rinforzo del malcontento che da molti anni il popolo partenopeo prova nei confronti dei potenti del calcio, e non solo.

La libertà di espressione è regola fondamentale di una democrazia, e di conseguenza se il pensiero del presidente del Napoli è questo, è corretto che egli possa esprimerlo; se egli ritiene la propria società vittima di un atto illecito, il minimo che possa fare è manifestare il proprio disappunto.

Detto questo, ritengo però alquanto improbabile che ciò corrisponda a realtà. Se dovessimo attribuire  alla Serie A gli aggettivi sopra citati, è inutile: fare continue trasmissioni sul calcio mercato, osservare le possibili formazioni, andare ai ritiri delle  squadre, comprare la maglia del proprio idolo.
Abbandoniamo gli stadi già semivuoti. Se un addetto ai lavori sostiene che il libro sia già stato dato alle stampe con all'interno il nome del vincitore, cosa deve pensare un normale tifoso.

Spero che le parole del presidente Aurelio De Laurentiis siano solo mosse da un sentimento di acredine nei confronti di coloro che non riconoscono il lavoro fatto dalla società Napoli in questi anni, lamentandosi per  un mercato che ritengono insoddisfacente; purtroppo però tali affermazioni sono reiterate nel tempo e vengono sostenute da alcuni organi di stampa.
Cosa fare? Non saprei  rispondere. Il tempo dirà se vi è verità a sostegno di tali accuse oppure no. Spero naturalmente, che tali affermazioni non siano sostenute da fatti, il nostro calcio non reggerebbe un altro scandalo, e sinceramente, nemmeno noi.