Storie di calcio - III stagione - V episodio

"La Samp? La seguo sempre. A volte torno a Genova per fare qualche mangiata con i vecchi amici, ricordando gli anni della mia giovinezza e quella squadra fortissima. E stata una parte importante della mia vita. Io sarò sempre un sampdoriano."

A Torino, Genova e Roma ha lasciato dei bellissimi ricordi nella sua lunga carriera calcistica. La sua eleganza ha contribuito alla sua visione di gioco di alto livello. Ha vinto quasi tutto, ma nel suo cuore aveva un solo rimpianto: la nazionale. I Balcani erano in guerra dove causarono quasi centomila morti e il giovane spense definitivamente le sue speranze di poter rappresentare il suo paese nella scena europea (giocherà solamente qualche partita degli europei del 2000) e mondiale.

La quinta puntata la dedichiamo a Vladimir Jugovic "dalla Serbia con eleganza."
Nato il 30 agosto 1969 a Tstenik, il ragazzo cresce nella Stella Rossa, ma davanti a sé avrà le sue prime difficoltà, perché doveva misurarsi con giovani più grandi di lui. Complice anche l'esclusione dell'allenatore Dragoslav Sekularac, Vlade prese una decisione sofferta: nel 1990 si trasferisce in prestito al Red Belgrado.
Inizia la parabola ascendente di Jugovic che niente di meno fa ritorno alla Stella Rossa. Insieme ai compagni alzerà nel cielo di Bari la sua prima Coppa dei Campioni.
La guerra si faceva sentire (che scoppiò agli inizi degli anni novanta), ma Vlade è sempre il più protagonista indiscusso della rosa e l'8 dicembre conquisterà anche la Coppa Intercontinentale con una doppietta spettacolare.
"Vado a Genova tra la mia gente e nella mia Samp per essere un qualcuno."
Vlade
sbarca nel nostro paese e inizia a vestire la maglia della Sampdoria. Il presidente incassa un colpo da biliardo e la sua prima annata è devastante, il calcio italiano scoprì un nuovo pupillo perfetto. A Genova inizia ad accumulare i primi trofei: la sua prima Coppa Italia della sua carriera.
"Roma per me è un bellissimo ricordo. Quello del 22 maggio 1996 è un colpo grosso per me che cambierà per sempre la mia carriera."
La Juventus scommise su di lui e scoprirono che era in grado di rendersi prezioso nel recupero palla e di essere letale quando si offende. In Champions League si conferma il migliore e un'altra data da prendere in considerazione è il 3 aprile 1996: contro il Nantes il serbo è autore di un goal straordinario con una bomba dalla distanza. Al ritorno è una sconfitta indolore e si arrivò così all'epilogo di quel famoso 22 maggio 1996 contro l'Ajax campione d'Europa in carica.
Sale la tensione che è alle stelle, poi ai rigori arriva la gloria del paradiso. Indovinate chi segnò l'ultimo dischetto? Proprio lui: Vladimir Jugovic.
"Ma veramente ho vinto un'altra Champions? Ditemi che è uno scherzo!!!"
Vlade segnava uno dei rigori più pesanti della sua carriera. Era l'ultima Coppa dei Campioni dei bianconeri prima delle finali perse negli anni successivi contro il Borussia Dortmund, Real Madrid, Milan, Barcellona e ancora il Real.
Ma non è finita!!! Jugovic si conferma sempre di più un vero leader. Al secondo anno (arrivò anche Zinedine Zidane) continua ad accumulare altri trofei tra cui la seconda Coppa Intercontinentale, la Supercoppa Europea e il ventiquattresimo scudetto.
Altro giro altra corsa.
Il 6 aprile del 1997 è un'altra data da incorniciare. Al Meazza, la Juventus travolge per 6-1 un Milan fantasma e Vlade segna ancora una rete da premio Oscar.
"Roma sto arrivando!"
Sergio Cragnotti decide a tutti i costi di acquistarlo e incassa il colpo. Vlade ritrovava così un vecchio allievo nei tempi della Sampdoria, colui che diede avvio agli anni d'oro della Lazio: Svennis ovvero Sven Goran-Eriksson.
"Mezzasquadra" è il soprannome scelto dalla dirigenza biancoceleste in virtù dell'intelligenza tattica. Nella capitale rimase soltanto per un anno. Pesanti sono i rigori che porterà la Lazio verso la finale di Coppa Italia
"La Befana vien di notte e il derby della Capitale va a me"
Il 6 gennaio 1997 segna una rete sotto la Curva Sud contro la Roma, ma lasciava un sapore amaro in bocca e il motivo non si sa qual'è. Al ritorno la partita non cambia e dal dischetto si presentò sempre lui che ha deciso la finale di Champions del 1996.
L'esito è sempre lo stesso: rete con un tiro forte sotto la traversa.
"Bye Bye Juve and welcome Milan."
Nella doppia finale, i biancocelesti ribaltarono il match di andata della finale di Coppa Italia, ormai i rigori li batte sempre lui: Jugovic. Il 2-1 consente agli uomini di Eriksson di vincere il trofeo nazionale e la gioia era incontenibile. 
In Coppa UEFA si rivela sempre il più forte. Il suo sogno era quello di segnare una doppietta nella finalissima, ma davanti a sè nella semifinale c'era un colosso durissimo: l'Atletico Madrid. Al Calderon, il serbo sale in cattedra e in virtù dello 0-0 al ritorno all'Olimpico, la Lazio conquista un'altra finale. Il sogno può avverarsi.
"Just the moment please!"

Al Parco dei Principi c'è l'Inter di Ronaldo il Fenomeno che cercava di dimenticare in fretta il veleno della partita scudetto contro la Juventus: il famoso fallo di Iuliano sull'attaccante brasiliano. I nerazzurri disputarono una partita senza storia e la Lazio si dovette arrendere all'ultimo atto dopo una stagione tutto sommato quasi trionfale.
Un brusco momento sta per arrivare a Vlade che verrà sacrificato dalla dirigenza per Christian Vieri fresco dai Colchoneros. Già la Liga; una sfortuna continua per colpa degli infortuni, ma la notizia è clamorosa: Arrigo Sacchi è stato esonerato.
"Pronto sono l'Inter, c'è un posto libero."
Adios Madrid 
o meglio Buena Suerte amigo. Vlade approda all'Inter per rilanciarsi e qui regala gli ultimi lampi di classe prima di perdere la finale di Coppa Italia e la Supercoppa Italiana contro la Lazio.
Un'esperienza senza senso per il ragazzo che stava per avviarsi verso il tramonto della carriera:
"Mi dispiace perché negli anni in nerazzurro avevo un infortunio che non mi ha permesso di esprimermi al meglio. Comunque è sempre una grande società, una delle più grandi d’Europa. È un onore averne preso parte. Sono stato due anni, Moratti con me si è sempre comportato da grande signore".
I problemi fisici lo tormentano da troppo tempo. A Monaco, in Austria e Germania il giovane chiuse l'esperienza calcistica a soli 35 anni.
Anni e anni di vittorie.
Lo chiameremo Re Vlade I di Serbia (ex Jugoslavia).
Jugovic è stato un'altro esempio per il calcio italiano. La fuga dal suo paese per la guerra sanguinosa nei Balcani e la consacrazione in Italia sono il frutto del sacrificio e del successo.
Grato di aver sentito la tua storia Vlade.

Un abbraccio Pasqui