Prima la Lazio, poi il Porto. In pochi giorni la Juventus si gioca gran parte della sua stagione. Il primo ostacolo è rappresentato dai biancocelesti di Simone Inzaghi, ospiti allo Stadium per l’ultimo anticipo di un sabato che, nel corso del pomeriggio, ha visto prima il pareggio tra Spezia e Benevento, poi la vittoria dell’Udinese al Friuli contro il Sassuolo. Nonostante attraversi un periodo non troppo brillante, segnato dalle due sconfitte subite contro Bayern Monaco e Bologna,  la Lazio resta comunque un ostacolo complicato per questa Juventus, ancora alle prese con le tante, troppe defezioni che ne stanno accompagnando il cammino. La positività al covid, riscontrata durante la settimana, toglie anche Bentancur dalla disponibilità di Pirlo. Resta fuori, come previsto, De Ligt, alle prese con il fastidio muscolare che gli ha impedito di scendere in campo martedì scorso contro lo Spezia, mentre tornano tra i convocati Cuadrado, Bonucci ed Arthur, anche se resta da valutare quanta autonomia abbiano nelle gambe.

Il buon odore di una torta alla ricotta che cuoce nel forno, accompagna le ore che precedono il fischio d’inizio. La formazione, come sempre annunciata in anteprima attraverso la solita notifica inviata dall’app della Juventus, anticipa la sorpresa della serata. Cristiano Ronaldo parte dalla panchina. La necessità di farlo riposare in vista del ritorno contro il Porto, obbliga Pirlo ad una scelta sicuramente coraggiosa. In attacco, assieme a Kulusevski, si rivede dal primo minuto Alvaro Morata. Per il resto le scelte dell’allenatore bianconero sono dettate delle necessità. La linea difensiva a protezione della porta difesa da Szczesny, è formata da Demiral e Danilo al centro, supportati sulle due fasce dal rientrante Cuadrado, a destra, e Alex Sandro sulla corsia opposta. In mezzo al campo agirà la coppia formata da Rabiot e Ramsey. Chiesa a destra e Bernardeschi a sinistra completano la linea di centrocampo. Questo almeno è quello che propongono tutte le grafiche delle varie app, siti di informazione e televisioni. Ronaldo prende posto accanto a Pinsoglio che, come sempre, comanda il tifo dalla parte bassa della panchina. Nella zona superiore, tocca a Bonucci dirigere le operazioni di sostegno per i ragazzi in campo.

Solito 352 per Simone Inzaghi che schiera Reina tra i pali, protetto da un trio difensivo formato da Marusic, Hoedt e Acerbi. Lulic a coprire l’intera fascia destra del campo, con Fares a svolgere lo stesso compito dall’altra parte. Lucas Leiva perno del centrocampo, le mezze ali Milinkovic e Luis Alberto a creare gioco per la coppia offensiva formata da Immobile e Correa. 

L’arbitro Massa guida le due squadre in campo. Juventus in bianconero, Lazio in completo blu scuro. Appena prima del calcio d’inizio, la regia regala in rapida successione un’inquadratura prima di Peruzzi e subito dopo di Buffon. La storia della porta bianconera negli ultimi trent'anni.

Al fischio d’avvio, quello che sulla carta sembra un semplice 442 si trasforma in un sistema molto più elaborato. I continui cambi di inquadratura proposti dalla regia non aiutano il telespettatore a comprendere lo schieramento bianconero. Il bravo Pardo in telecronaca appare anche lui piuttosto sorpreso dalla proposta di Pirlo, evidentemente inattesa anche per gli addetti ai lavori. Servono alcuni minuti per cogliere finalmente le novità della disposizione in campo della Juventus. Danilo gioca a centrocampo, perno basso della manovra. Al centro della difesa, come contro lo Spezia, c’è Alex Sandro. Bernardeschi agisce da terzino sinistro. 

Le coraggiose scelte di Pirlo sembrano però aver colto di sorpresa anche gli stessi giocatori. La Juventus all’inizio fatica a trovare le giuste distanze. L’avvio di gara è in mano alla Lazio. Sulla fascia difesa da Cuadrado, i biancocelesti  trovano terreno fertile per diverse iniziative offensive. Fares si propone come uno dei più intraprendenti. Ha subito una buona occasione. Sfruttando un errore di controllo commesso da Cuadrado, ruba palla al colombiano e dal limite conclude verso la porta di Szczesny con un tiro alto di poco. Qualche minuto più tardi, Milinkovic, direttamente da calcio di punizione, non va molto lontano dal palo difeso dal portiere polacco. La Juventus, con le idee che appaiono ancora più confuse dalla particolare disposizione tattica ideata da Pirlo, annaspa in una sterile e improduttiva rete di passaggi. La trama bianconera si conclude, come al solito, con un tocco all’indietro o addirittura con il consegnare direttamente il pallone agli avversari. Accade al quindicesimo minuto. Con la squadra inspiegabilmente tutta nella metà campo avversaria, Kulusevski si ritrova a giocare un pallone scomodo. Spalle alla porta, senza compagni vicini, cerca un passaggio all’indietro per Demiral. Esce un tocco maldestro, troppo debole, intercettato da Correa. L’argentino si invola indisturbato verso la porta, rientra su Demiral e con il destro chiude il tiro sul primo palo spiazzando Szczesny. La Juventus accusa il colpo. La Lazio, con il vantaggio, sembra avere il pieno controllo della partita. Prima Milinkovic-Savic, poi Luis Alberto, entrambi dal limite, chiamano il portiere bianconero alla parata. 

La Juventus non trova sbocchi. La manovra finisce sempre in un imbuto centrale. Chiesa a sinistra e Kulusevski a destra soffrono la posizione. Impiegano quel decimo di secondo di troppo per preparare il corpo alla giocata con il pallone, rimanendo chiusi dai raddoppi di marcatura portati con puntualità dai giocatori della Lazio. In campo ci sono tanti uomini capaci di andare sulle fasce ma vengono schierati in un modo che finisce per imbottigliare tutta la manovra bianconera verso il centro, dove la squadra di Inzaghi ha gioco facile nel chiudere gli spazi alle trame avversarie.

Dove non arriva la Lazio, interviene l’arbitro Massa con fischi rigorosamente a senso unico che preservano il controllo biancoceleste della partita. Il capolavoro del signore in giallo arriva poco prima della mezz’ora. Chiesa, alla ricerca di zone di campo a lui più congeniali, parte in una percussione centrale chiusa da Acerbi. Sul rimpallo scaturito dal contrasto, il braccio di Hoedt, larghissimo, colpisce il pallone. Il tutto avviene in piena area. Il rigore è evidente ma l’arbitro Massa lascia correre. Si accendono le proteste. Increduli i giocatori in campo, si alzano forti grida dalla panchina. Il gioco si ferma per un fallo subito da Correa a centrocampo. Ci si aspetta una revisione al Var. Risuonano in campo le urla di Pinsoglio e Bonucci: “E’ rigore netto!”. Le immagini arrivano anche in tribuna. Le proteste aumentano. Il controllo var è però rapidissimo. Massa ordina di riprendere il gioco senza nemmeno andare al monitor per rivedere l’azione. Pardo in telecronaca pare in sincero imbarazzo. Si riprende a giocare ma l’animo del tifoso bianconero davanti alla tv è disgustato dall’ennesima indecenza subita. Contro la Juve tutto è lecito. Agli  italiani di parlare di calcio non frega nulla. Amano il moviolone. Meglio se possono dare addosso alla Juventus. Una situazione del genere, a parti invertite, avrebbe prodotto anni di interrogazioni parlamentari, inchieste e proteste. Di recente l’arbitro che ha diretto l’ultima finale di Champions League è stato costretto a scusarsi in diretta a novantesimo minuto per un errore commesso a vantaggio della Juventus tre anni fa. La certezza che nessuno chiederà mai conto a Massa di questo errore (se può ancora definirsi errore una situazione tanto evidente che si verifica nonostante  la possibilità di rivedere l'episodio al var) e che sicuramente non succederà nella trasmissione rai condotta dal sempre ottimo Varriale, assale il nervosissimo tifoso bianconero.

Dalla cenere di questo episodio indecente, nasce però una scintilla. Le proteste si spengono e lasciano il posto ad una Juventus più decisa, determinata a ribaltare la partita. La squadra di Pirlo alza il ritmo e il baricentro. Pur non producendo palle gol nitide, schiaccia la Lazio nella sua metà campo. I biancocelesti non riescono più a ripartire. L’arbitro Massa continua nel suo personale show, fermando un’azione bianconera al limite dell’area laziale per fischiare un fallo subito da Alex Sandro a centrocampo. Il pareggio, quasi come un fulmine, arriva all’improvviso. La Juventus muove bene il pallone da destra verso sinistra trovando libero Bernardeschi. Il nuovo terzino sceglie la soluzione verticale per Morata, come sempre bravissimo a ricevere palla spalle alla porta e a girarsi. Lo spagnolo premia con un pallone filtrante la sovrapposizione di Rabiot che si lancia in area. E’ defilato il francese. In area c’è Ramsey sul secondo palo. Al centro sta entrando Kulusevski. Rabiot decide di fare da solo. Da posizione complicata, scaglia con il sinistro un missile che si infila sotto la traversa. Ronaldo e Pinsoglio esultano in panchina per un gol di arrogante prepotenza. E’ questo che indispone di Rabiot. Una determinazione e una consapevolezza che non sempre accompagnano doti tecniche e atletiche di primo livello. Ha una struttura fisica che gli permetterebbe di travolgere e calpestare chiunque. Vederlo faticare a contrasto, perdersi in inutili tocchi leziosi, provoca un senso di fastidio ed insofferenza in chi si aspetta di vederlo dominare il campo con le sue doti. 

Massa si concede l’ultima chicca di una prova ricca di errori, affrettandosi a chiudere il primo tempo per evitare di ammonire Milinkovic per un intervento duro ai danni di Danilo. Per onore di verità, bisogna ammettere che nella prestazione del direttore di gara manca anche un cartellino giallo per Alex Sandro che, in un contrasto aereo, colpisce Correa.

I commenti dei soliti gruppi whatsapp accompagnano l’intervallo. Esprimono sollievo per il pareggio trovato prima della fine del tempo, fiducia per l’atteggiamento messo in campo dalla Juventus dopo l’episodio del rigore negato e, ovviamente, rabbia, fastidio e amarezza per un episodio che sconfina i limiti della vergogna.

Le squadre rientrano in campo con gli stessi undici iniziali. L’avvio della ripresa porta una grande occasione per parte. Prima è Chiesa, al termine di una caparbia azione personale, ad impegnare Reina, pochi istanti dopo, su un lancio dalla trequarti di Luis Alberto, Milinkovic, lasciato troppo solo in area, di testa colpisce la parte alta della traversa. Arrivano i primi cambi per Simone Inzaghi che richiama Lucas Leiva, scuro in volto al momento di lasciare il campo, e Lulic e inserisce al loro posto Escalante e Patric. 

La partita, nel giro di pochi minuti, incontra la sua svolta definitiva. Cuadrado dalla destra, con un cross basso trova Morata in area. Il centravanti spagnolo controlla il pallone, si gira ma al momento di battere a rete viene tirato giù da Marusic. L’arbitro Massa fa cenno di proseguire ma questa volta gli va male. Alex Sandro stoppa il contropiede laziale, sul rimpallo successivo Chiesa anticipa Escalante e si lancia verso la metà campo laziale con una percussione irresistibile. Lo accompagna Morata. Il passaggio filtrante per lo spagnolo è perfetto, il centravanti bianconero controlla e, appena dentro l’area, con il sinistro batte Reina. La Juve è in vantaggio, nonostante tutto, nonostante tutti. L’esultanza della squadra è quella di chi vede in questo gol un momento chiave della stagione. Entrano in campo anche gli ultras, Bonucci e Pinsoglio, a celebrare il marcatore. L’abbraccio collettivo rilancia un messaggio di forza. Siamo la Juve.

Il vantaggio bianconero inclina la partita e i tre punti verso Torino. La Lazio sembra stordita. Non ha il tempo nemmeno per rendersi conto della nuova situazione di punteggio che arriva anche il terzo gol. Il colpo che stende definitivamente i biancocelesti. Uno scambio veloce Chiesa, Kulusevski, Ramsey, porta il gallese in piena area dove subisce la carica ingenua ma evidente di Milinkovic. Stavolta Massa non trova nessun appiglio valido per esimersi dal concedere il rigore. Ne servono tre per averne uno. Dal dischetto Morata con freddezza apre il piatto destro spiazzando Reina. E’ il gol che sigilla la partita e la vittoria della Juventus. La Lazio non ha più nulla da mettere in campo.

Arrivano le prime sostituzioni anche per Pirlo. Tre cambi contemporaneamente. Esce Ramsey, autore di una buona prova, nella quale si è proposto come riferimento della manovra sulla trequarti offensiva, riuscendo a fare da collante alle due fasi di gioco. Al suo posto entra McKennie. Lascia il campo Morata, come al solito fondamentale nella sua funzione di riferimento verticale per la manovra d’attacco, rilevato da Ronaldo. Si rivede anche Arthur che prende il posto di un Cuadrado cresciuto alla distanza dopo le esitazioni mostrate in avvio di gara. La Juventus si ridisegna in campo con un più tradizionale 442. Danilo si riprende la fascia destra, sostituito in mezzo al campo da Arthur. Non ancora brillante il brasiliano, come prevedibile dopo il lungo stop, ma per lui venti minuti importanti per riprendere confidenza con il campo, magari già in vista della partita di martedì prossimo contro il Porto.

La gara non ha più nulla da dire. Arrivano gli ultimi cambi. Simone Inzaghi toglie un evanescente Luis Alberto mandando dentro Caicedo. In campo anche Muriqi al posto di Immobile. Partita anonima quella della scarpa d’oro. Completamente cancellato dal campo da Demiral. Dentro anche Pereira per Marusic. Pirlo concede il meritato applauso dei (purtroppo pochi) presenti allo stadio per Federico Chiesa, ancora una volta il migliore in campo. Non serve spendere troppe parole per questo ragazzo che è arrivato alla Juventus con umiltà ma con la convinzione di essere all’altezza di questa maglia. Giocatore che non mostra paura per niente e nessuno e che aggredisce tutti i palloni con feroce determinazione, offrendo in ogni partita una grande carica emotiva. Ha portato intensità, velocità e coraggio. Vale i soldi spesi in estate per il suo acquisto. Si rivede in campo Bonucci che lascia il suo posto di tifoso in panchina per dare una mano alla squadra a condurre in porto gli ultimi minuti.

La solita serie di calci d’angolo, questa volta calciati tutti malissimo, che la Juventus generosamente non manca mai di concedere ai suoi avversari e il solito minuto di partita concesso a Di Pardo, che prende il posto di Kulusevski, chiudono un incontro che porta tre punti importanti per la Juventus e induce la squadra e i tifosi a guardare con rinnovato ottimismo alla partita contro il Porto. E’ piaciuta la reazione caratteriale della squadra, sotto di un gol e con un arbitraggio apertamente ostile. Reazione che si concretizza nella violenza del pallone scagliato in porta da Rabiot e nella determinazione con la quale Chiesa innesca lo strappo che porta al primo gol di Morata. Quello del vantaggio. Coraggioso Pirlo nel proporre uno schieramento che ha sorpreso e spiazzato tutti all’inizio ma che si è rivelato efficace e vincente. Difficile ridurre con una formula tattica una squadra che ha assunto forme diverse durante lo svolgimento della gara. Bravo Danilo, sempre presente all’interno della partita pur commettendo qualche “fisiologico” errore, a calarsi in un ruolo ricoperto poche altre volte in carriera. Tra i migliori anche Alex Sandro, autore, assieme a Demiral, di una partita pulita sia in marcatura che in impostazione in mezzo alla difesa. E’ piaciuto anche Bernardeschi che inizia a prendere confidenza in un ruolo non suo ma nel quale comunque può far valere la sua predisposizione alla corsa lungo la fascia sinistra. Dal punto di vista difensivo ovviamente c’è un percorso di crescita da affrontare ma ha convinto l’applicazione con la quale il giocatore ha partecipato all’azione ogni volta che è stato coinvolto. La nota meno positiva viene da Kulusevski. Oltre all’errore commesso in occasione del gol di Correa, sul quale pesa comunque anche la disposizione dei compagni, troppo squilibrata in quella circostanza, mostra evidente disagio quando deve muoversi da esterno sulla fascia destra. La struttura fisica, la progressione palla al piede, la capacità di vedere spazi anche dove non sembrano essercene, induce a pensare che sia un giocatore che ha bisogno di partire più centrale e con una buona porzione di campo da attaccare. A Pirlo, che contro la Lazio per la prima volta è sembrato un vero allenatore, e al suo staff, il compito di aiutarlo a completare la sua crescita e di individuare la posizione in campo più adatta alle sue caratteristiche.

Il primo ostacolo è stato superato, si guarda a martedì prossimo, alla sfida da dentro o fuori contro il Porto con rinnovata fiducia dopo una prestazione finalmente convincente.