La parola comune il giorno dopo Roma-Inter in casa nerazzurra è rammarico.
Rammarico per ciò che, ancora una volta, sarebbe potuto essere e non è stato.
Rammarico per non aver saputo vincere dopo essere passati per due volte in vantaggio contro una Roma più che decimata dagli infortuni.
Rammarico perché ad inizio stagione si parlava di un'Inter pronta per competere ad alti livelli in Italia almeno, e che invece ora si ritrova dopo 14 giornate a -11 dalla Juventus capolista.
Una delusione forte mi pervade perché quest'anno il potenziale c'è, ma è ancora inespresso. Ci si accontenta del compitino, invece di mostrare la giusta cattiveria agonistica per andarsi a prendere le partite.

Nelle ultime cinque gare la squadra di Spalletti ha vinto solo una volta, peraltro contro un avversario più che modesto, quale il Frosinone. Si è parlato di mese della verità, della maturità. Finora si è raccolto davvero poco, poche certezze sul proseguo della stagione, zero speranze di vincere qualcosa, o per lo meno provarci.
Spalletti anche ieri nel post-gara si è detto fiducioso, ma per cosa mi verrebbe da chiedere? Il gap aumenta giornata dopo giornata, gli ottavi di Champions sono in bilico, le scelte tattiche sono alquanto discutibili, si da' il posto da titolare a giocatori svogliati. Spalletti mi insegni ad essere fiducioso in questo quadro.

Resta la fede del tifoso, colei che ti porta a crederci sempre in una svolta, in un miracolo e a vedere il bicchiere più pieno che vuoto.
Venerdì si andrà di scena a Torino contro la Juventus. Continuiamo a crederci noi tifosi... questo ci resta.