Antonio Conte è il nuovo allenatore del Real Madrid. Quanti di voi hanno pensato un qualcosa di simile? Probabilmente molti, ma ancora una volta l’ennesima brama di diffondere notizie è stata soffocata dalla realtà dei fatti, quell’insieme di fattori che separano la curiosità delle fonti da ciò che veramente succede nelle dinamiche dei club. E così, dopo l’esonero di Lopetegui e il nome di Conte, la panchina passerà a Solari, almeno provvisoriamente.

Nei cartoni animati tutto ciò troverebbe conferma nel dire “tra i due litiganti il terzo gode”, ma essendo ben lontani dalle rappresentazioni televisive che tanto piacciono ai bambini, è noto a tutti come il nome di Antonio Conte non debba neanche essere accostato alla targa Real Madrid. Si, perché come ormai ogni essere umano dotato di un po’ di esperienza nel settore sa, il primo nome sulla lista di Perez era proprio il tecnico italiano. Il presidente però può solo avere una visione d’insieme della guida del club perché il verdetto del campo conta più di qualunque altra cosa; ed è proprio il rettangolo verde che ha emesso una sentenza di rigetto nei confronti del nostro connazionale.

L’arroganza dei campioni, oppure, se preferite, l’innalzamento della superiorità su ogni confine. Proprio questo è stato il messaggio della squadra, che per l’ennesima volta ha portato avanti quel concetto di madridismo radicato nelle origini del termine sotto tutto i punti di vista. E così, quando tutto sembrava ormai spianato per l’arrivo di Conte è sceso in campo il capitano delle merengues, Sergio Ramos. Il centrale spagnolo ha dichiarato in un’intervista post Barca la seguente frase: il rispetto si guadagna, non si impone. Quasi a voler considerare l’ex tecnico del Chelsea un tiranno, una persona che ha guadagnato il successo con metodi duri e repressivi. Per quanto gli allenamenti di Antonio Conte non siano passeggiate al parco, è anche vero che l’impronta che lo stesso tecnico salentino da alla squadra obbliga a fare delle riflessioni profonde; avete mai visto una sua squadra mollare? Per quanto mi riguarda il ricordo del Conte juventino inneggiava alla voglia di fare e all’onorare la maglia. E che dire della Premier League vinta con il Chelsea? 

Il punto nevralgico della questione è che Perez aveva pensato a Conte perché capace di farsi rispettare anche nello spogliatoio più difficile d’Europa; ma il vero presidente in questione è stato Ramos che metaforicamente parlando ha espresso un secco “no” all’arrivo del tecnico.

E allora fiducia a Solari, che mette tutti d’accordo. Metodi blandi, autogestione e potere ai senatori. Il Real Madrid è e sarà sempre questo. Ma per Conte la fila non finisce e a Manchester aspettano fiduciosi.
Il no del madridismo lo renderà fiero perché avrà la possibilità di fare ciò che gli riesce meglio, vincere da sfavorito.