Così come avevamo detto al termine di Juventus-Milan per i rossoneri, dobbiamo dirlo anche per i cugini: l'Inter vista al San Paolo avrebbe meritato qualcosa in più, alla luce delle numerose occasioni create e gettate al vento malamente. Per cantarla seguendo le orme di Max Pezzali, la dura legge del gol ha colpito ancora, ed ecco che i nerazzurri da predatori si sono ritrovate prede in meno di 5 secondi; ci ha pensato un contropiede perfetto di Dries Mertens a regalare il pareggio al Napoli, che adesso può festeggiare in uno stadio deserto, ma mai abbandonato metaforicamente dai tifosi. Grandi meriti per Gennaro Gattuso, uomo-guerriero che potrà dedicare una finale alla sorella Francesca, volata in cielo troppo presto.

Chi invece riceverà meno elogi è la compagine di Antonio Conte, che come dicevamo avrebbe meritato la vittoria per il gioco espresso, ma ancora una volta è riuscita a ricadere sui vecchi limiti del passato; poco equilibrio in fase di non possesso, incapacità di gestire i momenti e mancanza di precisione sotto porta.
Nonostante il lockdown, i problemi sono sempre gli stessi, e forse a pesare è anche lo schieramento tattico vista la difficoltà di Eriksen nel gestire a dovere la manovra offensiva. A dirigere la classifica delle delusioni si piazza Lautaro Martinez, oggetto di mercato, ma rimasto alla prestazione negativa disputata nell'ultima partita contro la Juventus. Questa volta al posto di De Ligt e Bonucci si piazzano Maksimovic e Koulibaly, sontuosi durante tutto il corso del match, soprattutto sulle palle aeree. Che la testa dell'argentino sia già a Barcellona non lo sappiamo con assoluta certezza ma possiamo dedurlo, anche se nonostante le mille difficoltà la stagione lo vede ancora protagonista in una squadra che lotta sia in campionato sia in Europa League. Analoga considerazione per il compagno e amico Lukaku, colpito ancora dal morbo delle big, viste le delusioni offerte contro le prime della classifica.

Un'Inter che attacca, ma una squadra che non punge. E pensare che dalle parti di Appiano avevano gioito non più di una quindicina di giorni fa per la cessione del tanto bersagliato Mauro Icardi al Psg. Una decisione inevitabile visti i numerosi attriti irriparabili che si erano creati in tutto l'ambiente, ma la verità è che a questa squadra manca un leader da 30 gol a stagione, e l'argentino, malgrado i vari discorsi, lo era. Ora, a mancare sono proprio le reti pesanti, quelle che nel primo anno di Spalletti portarono alla qualificazione in Champions oppure le numerose marcature segnate da Icardi contro le prime della classe. Peccato però che in quel periodo contava la posizione in campo dell'argentino, che nonostante la sua staticità dimostrava un fiuto infallibile nell'area di rigore avversaria. Qualità importanti che all'Inter possiede in parte solo Lautaro, molto meno Lukaku.
La speranza e il compito di Conte sarà proprio quella di recuperare il Toro dal lato psicologico, per allontanare lo spettro del Barcellona e terminare una stagione che da positiva sta perdendo sempre più gli obiettivi prefissati. Il rischio di ritornare indietro c'era, al momento non lo vediamo, ma la svolta deve arrivare.
Perchè Icardi è ormai volato, ma i rimpianti fanno anche presto a ritornare.