L'obiettivo era chiaro sin dall'inizio: costruire una mentalità vincente e alzare al più presto un trofeo. Due traguardi difficili da realizzare in breve tempo, eppure basta avere l'1% di possibilità di vittoria per provarci. Lo sa bene Antonio Conte, arrivato all'Inter dopo la tempesta Icardi e incaricato da Marotta per cominciare un percorso preciso e affascinante. L'ex tecnico del Chelsea, visto anche il suo trascorso juventino, non è stato accettato benissimo da tutti i tifosi nerazzurri, ma con il tempo sta dimostrando di essere uno dei migliori allenatori al mondo; forse gli stessi sostenitori adesso dovranno rivedere i loro piani, perchè un allenatore non può essere giudicato per il passato, ma per quello che fa vedere in campo. E di cose buone se ne sono viste, come i 31 punti in classifica e le capacità di crescita che ha questa squadra. Come è giusto che sia, però, chi è un vincente nell'anima lo mostra un po' dappertutto, e lo stesso Conte, anche in conferenza stampa, ha ribadito più e più volte la preoccupazione e l'amara certezza di avere una rosa corta, rifilando più di una bordata alla società. 

Dichiarazioni, a nostro modo di vedere, più che giuste. Non è facile essere un allenatore, devi entrare nella mente dei giocatori e creare un'ossatura importante, volta a garantire un connubio di stili differenti e improntati sulla vittoria. Conte ci è riuscito, dimostrando anche ai sostenitori più scettici che la sua squadra è stata in grado di dominare al Camp Nou il Barcellona per più di un'ora e di chiudere i primi 45 minuti sul doppio vantaggio in casa del Borussia Dortmund; i risultati finali di queste prestigiose sfide hanno fatto piangere tifosi e giocatori, ma il Conte visto davanti alle telecamere esplodeva dall'ira per un semplice motivo: è inammissibile a questi livelli arrendersi perchè la rosa non garantisce una buona dose di riserve tali da coronare l'obiettivo tre punti. Giustissimo, così come quando l'ex Juve ha spostato la critica su di lui andando a nominare la proprietà Suning affinchè giornalisti e opinionisti si schierassero contro le troppe pretese del tecnico nerazzurro. Un atteggiamento da profeta e da guida sicura, come lo era un certo Virgilio all'interno della Divina Commedia quando, al termine del percorso intricato del Purgatorio, lasciò Dante di fronte al proprio destino, da affrontare con il bagaglio dell'esperienza maturata e con il ricordo degli incontri passati. L'obiettivo di Antonio sarà più o meno questo, e avrà come oggetto quello di riportare l'Inter lassù dove merita, per poi lasciarla ad un futuro tutto da scrivere. Per farlo occorre anche il pugno duro, e quella mediocrità post-triplete si è ormai già allontanata, perchè il lavoro e l'ambizione sono essenziali per ripartire. 

Inutile stare a negare che il desiderio di Conte sia quello di avere almeno tre pedine importanti durante il mese di gennaio. Si fanno diversi nomi che vanno da Tonali a Ibrahimovic passando per Rakitic ed Eriksen, ma l'allenatore nerazzurro, pur avendo i propri pupilli è in grado di allenare chiunque, purchè dimostri di essere al centro del progetto con la voglia e la determinazione di diventare grandi. Non si può dire così per alcuni giocatori che risiedono ancora nella rosa dell'Inter, e anche lo stesso Conte sembra essersela presa con gli informatori della squadra, colpevoli di aver indicato a lui e ai suoi collaboratori pedine che potevano essere importanti, ma che in realtà non lo stanno dimostrando. Insomma, quando Antonio parla di una programmazione estiva non impeccabile ha più di una ragione, ma il percorso di crescita passa anche attraverso questo, ed è proprio su questa scia che l'Inter può essere fiera per aver trovato la guida sicura. Un po' come Virgilio nel Purgatorio, ma Conte può batterlo, dimostrando anche ad Agnelli che in certe occasioni è meglio tacere piuttosto che sparare eresie.