La Juventus ha appena vinto il suo ottavo scudetto consecutivo, il quinto dell'era Allegri, il numero 35 della storia. Ma le cifre sono destinate a crescere esponenzialmente nei prossimi anni. Se queste sono le "rivali", i bianconeri possono stare tranquilli e sereni: vinceranno anche i prossimi 10 campionati italiani.

Napoli, Inter, Roma, Lazio, Milan hanno dimostrato di essere non una, ma almeno due categorie sotto i bianconeri. L'unica a cercare di contendere il titolo ai bianconeri, almeno per qualche settimana, è stata il Napoli. Che, paradossalmente, è stato molto più in corsa con Mazzarri e Sarri, ma non con Carlo Ancelotti. La mossa di De Laurentiis di puntare tutto sull'allenatore, senza però rafforzare la rosa (che negli anni ha perso Higuain e poi Hamsik...), si è rivelata un boomerang. Il Napoli si ritrova ad avere un tecnico tra i più pagati al mondo, ma risultati inferiori a quelli che riusciva a ottenere il tanto bistrattato Mazzari, che almeno qualche trofeo a casa lo portava.

Se l'Inter può consolarsi con una qualificazione alla Champions League che sta giungendo in largo anticipo, la stagione di Milan, Roma e Lazio già oggi può essere giudicata mediocre. Le romane, se non altro, hanno l'alibi di aver speso poco e niente sul mercato. Ma il Milan? Tra agosto e gennaio il club di via Aldo Rossi ha investito ancora una volta cifra faraoniche, che però non sono riuscite a rafforzare la squadra. Caldara, costato circa 40 milioni, è diventato ormai una sorta di mistero. Castillejo (28), a segno col Parma, è ancora troppo incostante per essere considerato un titolare. Paquetà (35), tra difficoltà di adattamento e guai fisici, si è espresso su livelli appena sufficienti e non ha fatto fare il salto di qualità. Persino Piatek (35), dopo un febbraio eccezionale, si è via via spento.

Insomma: da una parte ci sono le rivali (Napoli e romane) che hanno poca voglia e forza economica per investire. Dall'altra parte le milanesi, che hanno speso invece molto, ma che poi sul campo ottengono risultati mediocri, fuori dalla lotta scudetto già in autunno, lontane anni luce dalla Juventus.

Mai, nella storia del nostro campionato, il divario tra la squadra campione e le altre era così netto. Persino squadroni come il Milan di Sacchi e Capello, la Juve di Lippi, l'Inter di Mourinho, in Italia, avevano ottenuto molto meno. Eppure tutte avevano vinto la Champions, già Coppa dei Campioni. Al Milan degli olandesi riuscì ben due volte consecutive: la stessa squadra trionfò solo una volta in campionato.

Troppo forte la Juve o troppo deboli le altre? Entrambe le affermazioni sono vere. Pur eliminata ai quarti dall'Ajax, la Juve è stabilmente tra le migliori 4-5 squadre in Europa da ormai diverso tempo, cioè da quando la allena Allegri. Inoltre è l'unica della Serie A ad avere un gran numero di campioni autentici: da Sandro a Mandzukic, da Cancelo a CR7, il più forte di tutti insieme a Messi. 

Le altre? A distanza siderale in campionato, in Europa riescono a fare ancora peggio. Non è certo una coincindenza sfortunata se, da quando esiste l'Europa League, nessun club italiano l'ha mai vinto. Sembrano lontanissimi gli anni '90, quando invece semifinali e finali di Coppa Uefa e Coppa delle Coppe erano spesso giocate e vinte dalle nostre squadre.

Insomma, la distanza che separa la Juve e le altre è siderale. Tra rassegnazione ed errori sul mercato, mancanza di progettualità e scarsa managerialità, le presunte rivali dei bianconeri sono destinate a rimanere tali per almeno un altro decennio. Forse un fatto apparentemente innocuo racconta meglio di altri la situazione attuale: la Juve il suo ottavo scudetto consecutivo non lo ha praticamente festeggiato, talmente era scontato.
Chi invece arriverà terzo o quarto festeggerà come se avesse vinto la Champions. Serve aggiungere altro?