Faccio una premessa: non sono un medico, un economista e neanche un intellettuale dal genio sopraffino, sono una persona normalissima che in questo momento ha paura come tutti voi.

Ormai da più di un mese viviamo costantemente con la paura. La paura di avere un colpo di tosse, un mal di testa oppure qualche linea di febbre. Il nemico invisibile che ci sta flagellando in questi giorni è invisibile e inizia a far paura solo a pronunciarlo. Tutti gli italiani, tutto il mondo, sta prendendo visione di qualcosa che pensavamo non potesse succedere nell'era tecnologica in cui viviamo; una pandemia mondiale. Ogni giorno la Protezione Civile commenta un bollettino paragonabile solo ad un bollettino di guerra e la gente perde i propri cari ogni istante.

Eppure, in questo momento dove è tutto paralizzato, dalle industrie allo sport, si riesce ancora a parlare di calcio. Giusto fare i playoff? Campionato falsato? Chi in Champions il prossimo anno? E' giusto aver chiesto i soldi delle scommesse che erano state sospese qualche settimana fa?
Ma è giusto parlarne ancora? Che senso ha!
L'unica cosa che mi viene in mente è che il calcio non si è fermato assolutamente. Ognuno di noi, credo e spero, sta facendo la propria parte, si lavora da casa, si dona alla protezione civile quello che si può e i medici, anche quelli in pensione tornati in servizio a rischio della propria vita, fanno il possibile in prima linea. Tutti nel nostro lo stiamo facendo. Ma la Serie A? Le squadre da noi tanto amate, ricche e potenti, fanno il minimo in questa emergenza e con notizie piccole di mercato cercano di tenere "calda" l'attenzione dei propri tifosi. Si, è vero, qualcuno ha fatto donazioni per ambulanze o agli enti di competenza per arginare l'emergenza. Serve di più da chi ha i mezzi e le risorse.

I club di Serie A dovrebbero scendere in campo seriamente, per anni hanno "preso" dai tifosi; abbonamenti con costi stellari, magliette con prezzi fantascientifici, diritti tv e giocatori pagati oltre i 100 milioni di Euro che creano sogni.
La mia idea è folle quanto impossibile e forse qualcuno mi riderà addosso, ma come ho detto prima, il sistema calcio ha preso tanto negli anni, ora tocca a loro restituire qualcosa. Io la penso così.

La mia folle idea è questa: ogni singola squadra dovrebbe mettere a disposizione il proprio stadio per allestire, a proprie spese, un ospedale da campo in collaborazione con gli enti specializzati.
Chi non possiede uno stadio di proprietà, credo il 98% dei club, dovrebbero chiedere al comune di propria competenza di poterlo usare. Comprare attrezzature, medicinali e perché no, sostenere a proprie spese la costruzione di ospedali da campo attrezzati per l’emergenza. Servono posti letto!!!
Con questo sistema si avrebbero dei "piccoli ospedali", vero, ma isolati e forse anche specializzati in maniera tale da poter lavorare in luoghi sicuri e forse, alleviare il sovraffollamento degli ospedali.
L'ONG, ovvero un’organizzazione non governativa americana, la Samaritan’s Purse, ha finanziato e allestito cooperando con l'esercito Italiano un ospedale da campo davanti a quello di Cremona, creando 60 posti letto e 8 per la terapia intensiva.
Comprare un giocatore per 20, 40, 60 oppure 100 milioni si e allestire e finanziare un ospedale da campo nei propri stati no?
Cercate voi uno sgravo fiscale più avanti tra qualche mese, a me non frega assolutamente niente, non mi compete, ma se fossi miliardario lo farei subito.

Ripeto questa mia frase all'inizio dell'articolo; non sono un medico, un economista e neanche un intellettuale dal genio sopraffino, sono una persona normalissima che in questo momento ha paura come tutti voi e cerca di darsi una risposta ad una domanda semplicissima: perché a chiedere i soldi sono tutti bravi e quando veramente qualcuno ha le risorse per fare qualcosa di buono che non sia creare sogni, fa il minimo indispensabile?
Credo che la risposta sia una sola: è per dire, io ho fatto qualcosa, ma non è bastato.
Gli eroi servono nel momento del bisogno e c'è gente che ogni giorno gioca la partita più importante della sua vita.
Ci vuole lo spirito di Spagna '82, Germania 2006 e perché no, Euro 2016... siamo Italiani e assieme tutto si può!

Grazie
ILPARLAFUS







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