Il bello del calcio Italiano è che mette a confronto tante città, divise l’una dall’altra per storia e tradizione, da rivalità profonde e radicate nel tempo. Ci sono partite importanti, sentite e meno, ma quando due squadre della stessa città si sfidano è DERBY.

Non ci si giocano solamente i tre punti della classifica, ma il prestigio di una città intera e come diceva Homer Simpson:… il vincente verrà ricoperto di gloria, mentre il perdente sarà deriso finche la mia gola non si sarà prosciugata… Fratelli, cugini e amici contro per una sera, in una partita che vale molto, molto di più di quello che si vede nel derby della capitale, il derby di Roma.

Lazio-Roma Derby pastaro

Roma è bella tutta, da vedere, da ammirare e da mangiare. Lo scontro che sto per proporvi è di quelli titanici che vedrà palati in esibilio e tutti i sensi dell’essere umano alzarsi a fare la ola.

La Lazio propone un grande classico della cucina romana. Solo tre ingredienti per dare ad un piatto povero un sapore ricco e avvolgente. La pasta Cacio e Pepe , di origini contadine è un vero e proprio vanto per il popolo laziale, la sua semplicità di ingredienti può renderla però difficile da preparare. Infatti questo piatto si deve servire rigorosamente caldo e con Pecorino Romano Dop da far sciogliere con un po' di acqua di cottura. Questo formaggio a pasta dura viene prodotto solamente con latte fresco di pecora autoctone. Una volta cagliato il latte dopo la terminazione, la cagliata viene rotta in piccolissimi pezzi e sottoposto al trattamento di salatura, o in salamoia, o come da procedura tradizionale e più antica a secco.

Due trucchetti per un’ottima riuscita del piatto: più il pecorino è stagionato e più l’acqua deve essere calda affinchè si sciolga bene e, soprattutto, il pepe deve essere pestato in un mortaio. Il risultato sarà semplicemente un piatto straordinario.

Cacio e Pepe propone sapori piccanti, salati e speziati e bisogna abbinarli un vino che risalti tutti questi sapori senza alterare il piatto. Il Frascati Superiore DOCG prodotto nella provincia di Roma è il vino che fa al caso nostro. Fresco ed equilibrato, presenta un colore giallo paglierino più o meno intenso e per i sensi organolettici risalta i profumi floreali e caratteristici. Dal sapore secco, sapido e morbido, questo vino è sottoposto ad un periodo di maturazione non inferiore ai 12 mesi. L’acidità che persiste al palato del Frescati, si sposa molto bene con la speziatura del piatto Cacio e Pepe.

A Roma si dice: Veni, Vidi, Vici... e se i cugini Laziali mettono in tavola un grande classico, i giallorossi rispondono con la sempreverde e famosissima Bucatini all’Amatriciana. In realtà l’Amatriciana è un condimento che prende il nome dal suo paese natale; appunto Amatrice e dopo Spaghetti e Pizza, è uno dei piatti più conosciuto al mondo.

Anche qui troviamo semplicità e ricchezza di sapori, infatti gli ingredienti per un ottimo sugo sono: Guanciale di Amatrice soffritto e sfumato in vino bianco, pomodoro e pecorino romano. Cipolla? No grazie, non rientra nella ricetta originale. Il tipo di pasta che più si addice a questo tipo di salsa sono i bucatini, grossa pasta lunga cava all’interno. L’abbinamento perfetto tra pasta all’Amatriciana e vino? Io consiglio un Circeo Rosso Doc delle provincie di Latina. Di colore rosso rubino e dal sapore asciutto o amabile, ma tannico, presenta un profumo caratteristico tendente al vinoso che ne risalta la grassezza del guanciale, ma si sposa perfettamente con l’acidità del pomodoro.

Non me ne vogliano i tifosi Laziali e Romanisti, ma la città eterna è una delle più antiche e belle del mondo che offre monumenti e rarità che il mondo ci invidia. Ma un simbolo di Roma e della loro romanità fin dai tempi antichi è uno solo: Il Colosseo.

Conosciuto anche come Amphitheatrum Flavium, venne costruito durante il regno di Vespasiano (famiglia Flavia) nel 71 DC. Nei secoli è stato sempre più teatro della potenza di Roma, Imperatori e Comandanti hanno ampliato l’anfiteatro fino a fallo diventare uno “stadio” da 75000 posti. La cosa che più impressiona, dopo uno studio di qualche anno fa, è che il Colosseo aveva le più moderne norme di sicurezza. Infatti in caso di pericolo, o svuotamento del teatro, il pubblico poteva lasciare i propri posti e uscire dal complesso in poco più di un minuto e mezzo e in tutta sicurezza. Il Colosseo è stato un esempio di perfetta ingegneria per gli stadi moderni. Per parlare di questa meraviglia mondiale ci vorrebbero pagine e pagine e forse, uno più esperto di me, ma ricordiamoci che l’Anfiteatro è il più importante monumento dell’antichità romana che ogni anno attira milioni e milioni di turisti da tutto il mondo per ammirare una delle otto meraviglie del mondo antico. Roma era Caput Mundi e la profezia diceva: << Finché esisterà il Colosseo, esisterà anche Roma; quando cadrà il Colosseo, cadrà anche Roma; quando cadrà Roma, cadrà anche il mondo>>. Per fortuna dopo più di duemila anni il Colosseo si erge ancora e Roma, tra i suoi monumenti, musei, fontane e sculture è sempre li più bella che mai.


E dopo questa sfida tra carboidrati ci spostiamo su l’ultimo incontro della giornata.
Ci spostiamo in Sardegna per Cagliari-Inter.

La cucina sarda è una cucina autoctona, ma anche arricchita nella storia dalle diverse civiltà mediterranee approdate sull’isola. La definirei una cucina completa in quanto spazia dalle carni, salumi, formaggi, pane e focacce, mare e terra. Vogliamo parlare di birre e vini?

Il Porceddu è uno dei piatti tipici sardi. Detto anche maialino da latte sardo, questo piatto viene importato dagli spagnoli che insediarono l’isola per alcuni secoli. Viene preparato con un maiale giovane che non pesa più di sette chilogrammi, pulito perfettamente sia internamente sia esternamente, gli viene fatto un taglio in orizzontale sotto la pancia, infilzato su uno spiedo è appoggiato sul fuoco o brace. Per avere una cotenna croccante e una carne tenera, verso la metà o poco più, della cottura viene salato e speziato con mirto, pepe, timo e noce moscata. La tradizione, #iostoconlatradizione, predilige una cottura in verticale con uno spiedo in legno, in quanto una cottura in orizzontale farebbe perdere tutti i liquidi, con la cottura in verticale i sapori rimangono all’interno del maiale. Essendo una cottura indiretta, i tempi variano da 3 ore e mezzo fino ad un massimo di 5. Lo so, lo so, sono scontato, ma gente, come non si fa a bere una bella bottiglia di Cannonau di Sardegna rosso riserva Doc matura per almeno sei mesi in botti di rovere che ne esaltano le particolari note aromatiche e gli intensi profumi. Dal sapore corposo e speziato ha un odore gradevole e caratteristico di bacca rossa, il suo colore rosso rubino, con riflessi arancioni se invecchiato, ne fanno il perfetto sposo del Porceddu.

La Basilica di San Saturnino, costruita in stile bizantino ed è la chiesa più antica di Cagliari, dedicata al patrono della città. La chiesa e l’acropoli sono i più importanti reperti dell’era paleocristiana dell’isola e ad oggi sono ancora soggetti a scavi archeologici. Come la maggior parte delle costruzioni antiche la Basilica era a forma di croce, ma sfortunatamente a noi non è arrivata nella sua forma integrale. Vero e proprio capolavoro, la Basilica di San Saturnino è uno dei monumenti più importanti del panorama culturale Cagliaritano e visitarla, fa da cornice ad una città storica e piena di sorprese.

L’Inter guarda, mangia, beve e contrattacca.

La cassœula è un piatto tipico milanese invernale e contadino. La Verza è l’ingrediente principale e le parti, un po' meno nobili del maiale, come cotenna, muso, testa, piedi e costine e per i più audaci anche delle salsiccette, ne fanno da ornamento. Una goccia di pomodoro, per rendere il piatto più appetibile ne conclude gli ingredienti. In Lombardia ci sono ben sei varianti di questo piatto: la variante Bergamasca, Comasca, Brianzola, Milanese, Pavese e Milanese, per non parlare di ogni piccolo paesino sparso per il territorio lombardo. I tempi di cottura sono lenti, dipendono dalla grassezza e grandezza degli ingredienti, ma il risultato è ottimo. Chiedere una versione Light è eresia pura e del maiale non si butta proprio niente. La pesantezza del piatto ci impone un vino molto acido e da una sapidità buona, io ci abbinerei anche delle bollicine, ma non necessariamente.

Il Botticino Doc è un vino prodotto principalmente nelle zone di Brescia. Dal colore rosso rubino e dal profumo intenso, il suo sapore ha una leggera percezione di legno che si abbina al piatto meneghino.

Passeggiando qua e la per digerire un piatto che proprio leggero non è, ci si ritrova in Corso Sempione sotto l’Arco della Pace, arco trionfale dedicato alla pace delle nazioni europee dopo il congresso di Vienna del 1815.In stile Neoclassico, è uno dei tanto monumenti a cielo aperto di Milano, sull’arco si possono ammirare statue e bassorilievi è un monumento simbolo della storia Milanese a partire dalle Battaglie di Lipsia e Kulm fino al Fiume Po e il Congresso di Vienna. Il gruppo di Statue in Bronzo che regna l’arco, raffigura la sestiga della pace con quattro vittorie a cavallo.

Buon appetito e buon campionato a tutti

Grazie



ILPARLAFUS