Ed eccola qua la prima sosta del campionato.
Neanche il tempo di farci degustare qualche decente domenica sportiva, e qualche piatto prelibato, che il campionato di A si ferma per la sosta Nazionale.  

Ma se pensate che la rubrica più gustosa e appetitosa del web, Calcio,Cucina&Cultura, vi abbandoni, beh siete proprio fuori strada. La nazionale di calcio è volata ieri alla volta dell’Armenia, prossima Nazionale sfidante per Euro 2020, ma la potentissima redazione (inesistente) di questa rubrica è partita con un furgoncino a noleggio alla volta della capitale Erevan per mettere a confronto non solo gli azzurri contro gli Armeni, ma per una sfida culinaria e storica dal sapore internazionale.

Situata nel cuore della regione montuosa Caucasica, l’Armenia confina con la Georgia, ArzebaigianIran, Iran e Turchia. Tutte queste vicinanze ne hanno condizionato da sempre le tradizioni e i sapori, è una delle più antiche del medio-oriente, ma che ha sempre visto come ingredienti principali i prodotti semplici della terra e i derivati della pastorizia. E’ una cucina che ha bisogno di tempi mediamente lunghi in quanto ogni piatto è elaborato e speziato con note piccanti, ma allo stesso tempo magra e leggera. Il piatto che serviamo oggi è il Ghapama o Zucca ripiena di riso.

Per cucinare il Ghapama è necessaria una zucca di medie dimensioni e aprirne la parte superiore, scavarne e pulirne l’interno. Fatto ciò, far bollire in una pentola dell’acqua salata e far cuocere, per non più di 10 minuti il riso. Abbiamo bisogno di un riso leggermente cotto, in quanto finirà di cuocersi con il resto degli ingredienti in forno.
Scottato il riso, scolarlo e versarlo in un recipiente e agglomerarlo al resto degli ingredienti quale: frutta secca, uvetta, prugne, burro fuso, zenzero, mandorle, ciliegie tritate secche, noci tritate, albicocche, cannella, zucchero, acqua e miele. Una volta che il riso è ben “impastato” con il resto degli ingredienti, riempire la zucca, versare dell’acqua sala dalla cavità superiore e infornare a 180 gr per circa un’ora e mezza. Per un miglior effetto visivo, servire la zucca intera sul tavolo e tagliarla a spicchi.

Nella terra di Noè, quello dell’arca intendiamoci, la cultura del vino risale a circa 3000 anni a.C. e la provincia di Vayats Dzor è la più famosa della nazione in cultura di vini.
Uno dei vini che si abbina perfettamente al Ghapama è il Yeraz Areni Noir. La sua fermentazione avviene in vasche di cemento ruvido con lievito naturale. Come da tradizione del posto, il vino viene invecchiato per lungo tempo in anfore inserite nel terreno scavato, vengono poi sigillate con cera per conservare meglio i sapori intensi. Il colore rosso rubino e i sapori speziati ne fanno una cornice perfetta per il piatto.

La cattedrale Madre di Etchmiadzin è una vera e propria meraviglia per gli occhi umani.
Costruita nel 303 d.C. è una delle più antiche del paese ed è considerata la prima chiesa al mondo ad essere costruita per volere dello Stato, in quanto l’Armenia è stata la prima nazione ad accogliere il cristianesimo come regione di Stato.

Dalla storia millenaria, la Cattedrale ha vissuto la storia della sua nazione a partire dall’invasione persiana di Sapore II, che quasi la distrusse a Narsete il Grande, patriarca Armeno che la ingrandì.
Nei secoli ha visto cambiamenti al progetto originale, come la Cupola di legno con una pietra poggiante su quattro pilastri uniti ai muri esterni voluti dal chatholicos Gomidas e al mantenimento di importantissimo e preziose reliquie tra cui: La Lanica sacra di Antiochia, i frammenti di legno ritenuti possano essere parti dell’Arca di Noè e varie reliquie appartenute ai Santi Pietro, Andrea, Giuda e Taddeo. La più importante è la mano destra di San Gregorio, vero e proprio simbolo di autorità dei Catholicoi. Nel 2000 d.C. l’UNESCO ha inserito questa meraviglia nella lista dei monumenti patrimonio dell’umanità.


Gli Azzurri, dopo questa bellissima mangiata con visita alla Cattedrale, offrono agli Armeni un piatto appetitoso e sfizioso che grazie alla Nazionale possiamo sfoggiare con orgoglio.

Ascoli Piceno è un comune delle Marche e capoluogo dell’omonima provincia. Una delle città più belle della penisola a forma di stivale, Ascoli propone un’arte culinaria varia e decisa. Il fritto misto all’ascolana è un piatto, ma che dico, una prelibatezza totalmente autoctona. Il piatto è un insieme di fritti di cui la star sono le olive all’ascolana.
Vera celebrità della tradizione culinaria ascolana, si usano olive verdi tenere denocciolate e ripiene di carni macinate (manzo, maiale e pollo) dopo la cottura, parmigiano, rosso d’uovo ne amalgamano il tutto. Impanate con farina e pangrattato, vengono poi fritte. Ma nel piatto troviamo anche i cremini, cubetti di crema fritta, verdure fritte (carciofi, zucchine e broccoli) e per finire una bella cotoletta di agnello con osso.
Siamo nelle Marche e allora abbiniamoci un bel vino marchigiano, prendete i calici e aprite un Verdicchio dei Castelli di Jesi, vino bianco, giallo paglierino, che si sposa in ogni occasione e con qualsiasi piatto.
Il suo odore delicato e caratteristico presenta un sapore asciutto e un retrogusto leggermente amarognolo.
E se siamo ad Ascoli, non possiamo non visitare il Forte Malatesta, opera edificata per la difesa della città in epoca medioevale. Per chi voleva accedere in città, il forte era una tappa obbligatoria in quanto era un “passaggio” tra il torrente Castellano e del ponte di Cecco. Sorto su una prima fortificazione di origini di epoca Romana, il forte venne ristrutturato dopo la distruzione dei Longobardi.
Nel 1242, venne raso al suolo nuovamente, ma Galeotto I Malatesta, signore di Ascoli, volle costruire un forte dove abitare durante la guerra contro Fermo, comune vicino alla città...
Dal 2000 al 2010 ha subito un’importante opera di ristrutturazione e ora le sue grandi sale ospitano il Polo museale Forte Malatesta, che consiglio di visitare, e il Museo dell’Alto medioevo.




Grazie

ILPARLAFUS