"Storie di calcio" - stagione II - episodio IV

"Il povero Scirea era dolce e composto, di una moderazione tipica del grande artista. Non era difensore irresistibile né arcigno, era buono, ma completava il repertorio con sortite di esemplare tempestività, a volte erigendosi addirittura a match winner."

Gianni Brera descrisse le caratteristiche di un giocatore che nel corso degli anni divenne una bandiera della Juventus e della nazionale. E conosciuto dalla stampa come uno dei massimi interpreti della storia del calcio. Vi presento Gaetano Scirea. Nato il 25 maggio 1953 a Cernusco sul Naviglio in una modesta famiglia, si affaccia nel mondo del pallone da bambino seguendo il periodo della Grande Inter. Inizia a giocare nel gruppo sportivo "Serenissima" di Cinisello Balsamo nel calcio a 7 come punta. Un giorno il dirigente di quel gruppo lo portò nelle giovanili dell'Atalanta e viene schierato come ala destra. Grazie agli ottimi tocchi di palla e nella eleganza della corsa, il giovane "Gai" riuscì a segnare molti goal.
Durante l'età militare, alternava il calcio con il lavoro da tornitore nell'officina con lo zio nel suo paese natale. Ilario Castagner lo schierò come libero di fianco al futuro e attuale presidente dell'Atalanta Antonio Percassi. Il debutto nella massima serie avvenne il 24 settembre 1972 nella partita contro il Cagliari dove sostituì l'infortunato Savoia. Qui impressiona tutti per la sicurezza con cui giocò nel ruolo che aveva ricominciato a ricoprire da poco. Quando Savoia tornò dall'infortunio, il giovane Gaetano perde il ruolo di libero, ma riesce a giocare qualche partita anche come mezzala.
Rimase con l'Atalanta anche nella successiva stagione in Serie B e dalla seconda giornata Heriberto Herrera lo schiera come libero, disputando 38 partite di campionato e dieci di Coppa Italia dove segna un goal contro l'Inter in semifinale.
Nell'estate del 1974, la Juventus trova l'accordo con l'Atalanta e il presidente Bortolotti acquista Scirea per 700 milioni di lire, più i cartellini di Mastropasqua, Marchetti e Musiello. I bianconeri cercavano il sostituto di Salvadore (ormai sul punto di ritirarsi) e puntarono su di lui. Il giovane si adatta subito, inserito in una difesa sicura composto da: Cuccureddu, Gentile, Spinosi e Morisi. Al primo anno gioca quasi tutte le partite e vince il suo primo titolo a soli 21 anni.
Divenne protagonista anche nell'annata 1976-77, con la Juventus che conquista il double scudetto-Coppa UEFA. I bianconeri vinsero il diciassettesimo scudetto con un record di 51 punti dopo un lungo duello con i rivali piemontesi del Torino. Per "Gai" si trattava del secondo trofeo conquistato con la Vecchia Signora, mentre per la società si tratta del primo titolo confederale della loro storia.
Scirea contribuì anche alla vittoria del ventesimo scudetto (grazie al pari della Fiorentina contro il Catanzaro), che diede il diritto di fregiarsi la seconda stella, poi della Coppa Italia, Coppa delle Coppe e del ventunesimo tricolore nell'annata 1983-84 (seconda accoppiata per il club italiano). Nell'estate del 1983, con il ritiro di Furino, Gai diventa il nuovo capitano. 

Due anni dopo, conquista anche la sua prima Coppa dei Campioni (secondo trofeo confederale per il club piemontese) nella tragica notte dell'Hysel a Bruxelles contro il Liverpool. I bianconeri hanno già vinto contro i Reds nella Supercoppa Europea. A fine anno, il capitano solleva al cielo anche la Coppa Intercontinentale battendo i sudamericani dell'Argentinos Juniors a Tokyo.
Con oltre 14 trofei vinti e 624 presenze (554 con la maglia della Juventus), Scirea annuncia il ritiro a soli 35 anni, diventando il primo calciatore in assoluto insieme a Cabrini ad aver vinto tutte le competizioni ufficiali.
In nazionale, Scirea debutta il 30 dicembre 1975 all'età di 22 anni nell'amichevole contro la Grecia durante la gestione Bearzot-Bernardini. Il primo goal arriva alcuni anni più tardi, nella partita pareggiata contro la Polonia. Prese parte ai mondiali del 1978 disputati in Argentina con gli Azzurri che arrivano quarti; stessa cosa si ripeterà all'Europeo 1980 (disputato in Italia). Scirea diventa il protagonista assoluto dei mondiali 1982 affermandosi tra i migliori difensori al mondo. L'Italia si laureò campione per la terza volta battendo la Germania Ovest per 3-1. 
A 33 anni disputa il suo ultimo mondiale nel 1986 che coincide con l'eliminazione agli ottavi per mano della Francia.
Terminata la carriera agonistica, Scirea decise di intraprendere la carriera da allenatore. Il presidente Boniperti gli offrì l'incarico di dirigere il ruolo di tecnico in seconda della Juventus, come collaboratore di Dino Zoff. Lui accettò per conto dell'allenatore friulano, ma prima che firmasse, la Reggina di Lillo Forti prova a convincerlo in tutti i modi come tecnico in Serie B destando molto interesse. 

Durante l'inizio dell'annata 1989-90, la Juventus e il calcio italiano vengono scossi da una notizia drammatica: Gaetano Scirea è morto.
Il 3 settembre, l'ex attaccante viene incaricato di dirigere la squadra bianconera in Polonia per sfidare il Górnik Zabrze in Coppa UEFA. Durante il viaggio di ritorno verso Varsavia, accompagnato da un dirigente locale della squadra polacca, la vettura Polski Fiat 125p fu tamponata da un furgone presso la frazione di Babsk. 
L'annuncio fu dato dal noto giornalista Sandro Ciotti in serata nello storico programma La Domenica Sportiva suscitando un gelo enorme nello studio. C'era anche il suo ex compagno di squadra Marco Tardelli (anche lui sconvolto da questa brutta notizia).
Ciotti disse ai microfoni:
"È inutile spendere parole su un uomo che si è illustrato da solo per tanti anni su tutti i campi del mondo, che ha conquistato un titolo mondiale con pieno merito e che era un campione non soltanto di sport ma soprattutto di civiltà."

Gianni Mura disse:
"Con Gaetano Scirea se n'è andata una delle facce più pulite del nostro calcio."

In seguito ci furono numerose dediche e nel 2005 l'ex commissario tecnico Enzo Bearzot chiese di ritirare la maglia numero 6 in omaggio alla sua carriera. Come ben sapete il titolo di questo articolo è tratto dall'omonimo romanzo scritto da Gianluca Iovine, che ripercorre tutta la sua storia. 
Un uomo libero che dato tutta la sua vita attraverso il pallone.
I tifosi bianconeri ricorderanno per sempre questa mitica leggenda.

Un abbraccio Pasqui