L'evoluzione del calcio dalla piramide rovesciata, con 2 difensori, 3 mediani e 5 attaccanti, al sistema, o WM, ad opporsi al Metodo, il piu vicino alla tattica odierna,  ha il suo fascino.

Con l'introduzione della regola del fuorigioco, negli anni 20-30 divenne necessario passare da un calcio pioneristico, calcia e corri, ad un sistema strutturato.

I tecnici più smaliziati inizino a prendere provvedimenti per tappare le falle e proteggere maggiormente la difesa. E qui, idealmente, si crea la prima grande frattura di carattere tattico-ideologico. Il football da monolitico, diventa filosofico.

Da una parte gli inglesi e il loro “WM”, dall’altra gli austriaci e gli italiani con il “modulo a WW”.

Chapman con il suo Arsenal ma in verità anche il Grande Torino ma anche il grande Real degli anni 50, furono esempi vincenti del "Sistema" o WM, quello che oggi chiameremmo  3.4.3, con le sue variabili.

3 difensori, 2 mediani difensivi, 2 mezzeali/trequartisti che formavano un quadrilatero in mezzo al campo, 2 ali ed il centravanti coprivano il campo per uno schema avvolgente che mirava a tessere gioco, col fraseggio, e l'occupazione del campo.           

Ovviamente c'erano le varianti come quella della grande Ungheria che sottrasse 1 elemento al quadrilatore centrale, uno dei due trequartisti, per arretrarlo nella linea dei mediani, un 3.3.1.3, che sottolineano solamente lo sforzo filsofico di trovare il meccanismo tattico che offrisse le condizioni di equlibrio maggiore per riuscere al meglio a difendersi ed offendere.      

L'Italia diede il suo contributo all'evoluzione del calcio con il Metodo, 

Riducendo il Metodo in numeri, si dovrebbe parlare di un 2-3-2-3 o di un “WW”

Un modulo dove ai due originari difensori centrali si aggiungeva un centromediano difensivo che si diponeva davanti ai due difensori centrali dangogli protezione e sostegno dalle incursioni avversarie al centro.

E dove si inventarano due esterni  difensivi che pur stando sulla linea del centromediano, difatto erano il primo esempio di quelli che sarebbero poi diventati i terzini fluidificanti.

Due interni di costruzione si disponevano poi a sostenere il gioco delle due ali e del centrattacco.

Quest'ultimo modulo ha dominato la storia del calcio organizzato, e dopo la fantastica Italia di Pozzo che negli anni 30 vinse 2 campionati del Mondo ed una Olimpiade e della Juventus del quinquennio d’oro divenne dominante dagli anni 60 in avanti, grande Bologna compreso.

Un modulo che permette a squadre meno potenti atleticamente di gestire le ripartenze e consente un certo controllo della mediana. 

Il Metodo propone un calcio diretto e di contropiede, il Sistema rafforza il centrocampo e inventa il “carpet football”, un modo di giocare raffinato, fatto di fraseggi, tecnica e possesso del pallone. 

Sebbene la Germania fin agli anni 90 abbia continuato a sfornar mondiali e il ciclo d'oro, anni 70, del Bayern continuando a tenere la difesa a 3 ed un WM, reinterpretato in un 3.5.2, difatto nel mondo, dal grande Brasile, il grande Ajax, il grande Milan, il grande Barcellona, le squadre che più han segnato il calcio mondiale dagli anni 60 ad oggi si son sviluppate attorno alla tattica, il metodo, elaborato negli anni 30 da Pozzo.

Questo perchè all'aumentata capacità di lettura tattica delle varie scuole calcistiche ed all'incremento dell'efficienza atletica di un pò tutte le scuole calcistiche, le due regole di fondo che han portato a scontrarsi, ora con il sopravvento dell'uno ora dell'altro (Conte in fondo sta facendo carriera col WM), i due principi di gioco,

1) controllo del campo/gioco

2) limitazione della pericolosità dell'avversario

han fatto prevalere un sistema apparentemente più difensivo (perchè nella sua evoluzione porta i due esterni ad abbassarsi sulla linea dei difensori, portando alla difesa a 4, sottraendoli al centrocampo) ma più capace di garantire - a secondo di come venga interpretato - di coprire al meglio la propria metacampo a prescindere dal controllo del gioco (lo schema difensivo posizionale passivo) o di avere la densità giusta per controllare la zona del campo dove si trova il pallone (schema difensivo posizionale attivo).

I moduli nati dal WM richiedono una maggior efficienza atletica , perchè per non patire l'uomo in meno dietro, obbligano il quadrilatero originale (2 mediani e 2 trequartisti) delle origini, o nella variabile ungherese, i tre mediani e il trequartista (che è lo schema anche dell'Ajax anni 90 di Van Gaal), e i due esterni, che infatti a poco a poco si convertono, per dar equilibrio da ali offensive in esterni a tutto campo, a una difesa posizionale attiva dove i ripiegamenti ed i rilanci offensivi ti obbligano a coprire fino a 40-50metri di campo o più.

Non impossibile ma dispendioso e pertanto non duraturo, sia di stagione in stagione che all'interno della stessa annata.

Soprattutto in un calcio come quello odierno che ti obbliga ad oltre 50-60partite all'anno.

La maggior capacità delle evoluzioni del Metodo di coprirsi il fianco minimizza la necessità di una buona resa atletica intra ed interstagionale, perchè appunto anche quando non hai l'intesità e la sostanza atletica dalla tua, puoi restar più bloccato senza per questo perdere di pericolosità ed il diritto di risultar gradevole laddove vi sia da parte dei terzini, dei centrocampisti ( se si gioca a 3 o 2+2, secondo la scuola brasiliana, od a 4, di cui due son le ali) la costante capacità di una rapida conquista del pallone, attraverso l'intercetto ed il conseguente contropiede come elemento di discrimine per metter in crisi la difesa avversaria.

Il 4.4.2 rappresenta in questo contesto la fisiologica stabilizzazione dell'idea orginaria di  Pozzo di occupazione dello spazio a tutela della propria fase difensiva tanto quella di Chapman di occuparlo al fine di dominare il gioco e metter in crisi la fase difensiva avversaria.

La copertura sinergica del campo, con due uomini per ogni quadrante le campo (1 terzino e la sua ala, 1 mediano ed il proprio centrale difensivo, in fase di non possesso, il proprio attaccante, in fase di possesso, 1 mediano e la sua ala in fase di costruzione del gioco) permettono infatti un efficente difesa posizionale non necessariamente solamente passiva, in cui si coprono gli spazi davanti al proprio portiere cercando con gli intercetti il recupero del pallone per la ripartenza, ma anche una buona ed organizzata difesa posizionale attiva, garantendo alle coppie di costrure dei triangoli o quadrati di campo dove aggredire l'avversario per il rapido recupero del pallone, col pressing, e l'immediata aggressione, negli ultimi 25-30metri di campo, della difesa avversaria, cercandola di prendere in contropiede.

La evoluzione della tattica ha naturalmente trovato in allenatori di grande modernità, vedi Guardiola ma anche lo stesso Sousa, ostacolato nella sua ascesa solo dalla sua scarsa capacità di interazionale, che lo ha fatto troppo presto dimenticare, ha creato una certa mescolanza tra i due metodi.

Anche Allegri rientra in questo processo. E così anche Spalletti.

Il primo Barcellona sfruttava la capacità di Mascherano di farsi difensore vero e proprio e dei terzini Dani Alves e Abidal, di mutare lo schema originario, un 4.3.3, in fase di non possesso, in un vero e proprio WM con i terzini, che in fase di risalita del campo si disponevano nel ruolo di mediani di costruzione, con Mascherano che si abbassava sui due centrali difensivi, di modo da liberare gli allora uomini di rifinitura, Xavi e Iniesta  a sostenere l'attacco formato dal trio Messi, Henri, Eto'ò.

Il 4.3.3 infatti che possiamo considerare la stabilizzazione primigenea del Metodo, il WW di Pozzo,se difetta la gamba dei terzini, crea una buona densità in mezzo al campo, ma lascia in inferiorità numerica, rispetto ad un 4.4.2 ben organizzato, costringendo le due ali a ripiegare sui mediani, 4.5.1, allungando la squadra e riproponendo le difficoltà di ottenere la più breve transizione possibile dalla riconquista del pallone alla risalita verso l'area avversaria.

Più che il ritorno puramente spaziale a un modulo di gioco famoso nel passato, il WM, è interessante osservare come l’evoluzione del calcio sembra orientarsi verso moduli sempre più flessibili per adattarsi e rispondere alle esigenze tattiche di ogni momento della partita.

Da questo nasce la necessità di utilizzare diverse strutture posizionali in fase di possesso palla e in fase di non possesso, e la possibilità di variare tali strutture anche in funzione degli schieramenti avversari e, perché no, degli uomini a propria disposizione, anche all’interno della stessa partita.