Il mensile di calcio inglese, FourFourTwo, ha stilato la Top-20 delle più grandi squadre della storia. Al primo posto c’è l’Ajax degli anni ’70,

Krol, Neeskens, Haan, Rep, Cruijff, non so se è l' undici migliore di sempre, ma i nomi dei migliori di quella squadra farebbe tremare le gambe a tanti allenatori delle migliori squadre della storia del calcio, alcune già rivisitate nelle precendenti puntate dei Titani del Calcio, dall'Italia bicampione del mondo degli anni 34-38, alla Grande Ungheria di Puskas, al grande Real di Di Stefano, su fin all'Inter di HH.

Cruijff e compagni furono i protagonisti di una vera e propria rivoluzione nel mondo del calcio, sviluppando il concetto di “calcio totale” abbozzato dalla Honved Budapest e la Grande Ungheria: i giocatori non avevano posizioni fisse ma usare lo spazio  da occupare come traccia per i loro movimenti.

Marihus Michels, Rinus la sfinge, è la guida di quella squadra  devastante e rivoluzionaria. Il Generale entra nella storia dell'Ajax da allenatore, dopo aver fallito, per un grave infortunio, da suo centravanti"

E’ un modo di stare in campo che scavalca il modello italiano e si pone a sinistra della stessa concezione di zona: non più posizioni fisse, ma movimento incessante, uomini in grado di alternarsi nei vari ruoli, pressing, tattica del fuorigioco. Un’orchestra nella quale, a turno, tutti diventano direttori.  

Di scudetti ne fioccano altri cinque, anche perché la covata di talenti che fanno ala a sua maestà Johan ha dell’incredibile, su tutti Neeskens, il cui tremendismo, unito a una più che dignitosa tecnica, diventerà il simbolo dell' ecclettismo olandese, tanto quanto lo fu quello di Gullit del Milan di Sacchi.

Lo schema di base era un 4-3-3, con due terzini dediti alla spinta e sovrapposizione, delle mezzeali sempre pronte a portare il pressing per la rapida conquista del pallone, due ali offensive e Cruiff a fare il Cruiff.

Johan Cruijff è stato il re incontrastato dei primi anni 70 e la sintesi suprema della grandezza di quell'Ayax, la personificazione del "calciatore totale".  Centravanti di movimento, agilissimo e scaltro, dal grande controllo di palla, lieve come una farfalla nel liberarsi dell’uomo, è quasi impossibile da marcare per la straordinaria mobilità. Imprevedibile, dotato di tiro fulminante, in grado di disimpegnarsi in ogni zona del campo con l'agilità di un'ala, la resistenza allo sforzo di un centrocampista e l'efficacia in zona gol di una punta. Il tutto condito da una classe sopraffina che lo ha reso uno dei più forti giocatori nella storia del calcio.

Già nel 66-67 gli olandesi avevano centrato la finale perdendo contro il Milan per 4-1 a Madrid.  Il primo passo della leggenda inizia nella Coppa dei Campioni 1970/71. A Wembley, nell’atto conclusivo, gli uomini di Michels si trovano opposti alla sorpresa rappresentata dal Panathinaikos allenato da Ferenc Puskas. L’Ajax impressiona la platea, che si rende conto di assistere a una sorta da rivoluzione calcistica. La partita praticamente non ha storia, è un monologo dell’Ajax con i greci incapaci di toccar palla.

La seconda Coppa dei Campioni nel 71-72 porta la firma ed il contributo del rumeno Stefan Kovacs, ex allenatore della Nazionale del suo Paese. Il preparatissimo tecnico rumeno perfeziona il lavoro di Michels affinando lo stile dell’Ajax, concedendo più libertà d’azione alla fantasia e al talento dei giocatori e allestendo un gioco più spettacolare.

L’unica variazione tattica apportata dal nuovo tecnico è l’impiego stabile in prima squadra di Ruud Krol come terzino sinistro, con spostamento di Neeskens a centrocampo.  Elegante e morbido nei movimenti, Krol inizia la sua carriera rivestendo il ruolo di difensore laterale sinistro, per poi occupare la posizione di difensore centrale.

Johan Neeskens invece è stato probabil­mente il prototipo del giocatore uni­versale: terzino, mediano, attac­cante, la sua straordinaria duttilità gli permetteva di adattarsi a qual­siasi ruolo. Fenomenale per ardore agoni­stico, tecnicamente abile,  era l'uomo che comandava il pressing asfissiante teso alla rapida riconquista del pallone.

Ancora disorganizzato rispetto all'apice che avrebbe toccato nel Milan di Sacchi e, soprattutto, nel Barcellona 2008-2010 di Guardiola. Ma ugualmente efficace e rivoluzionario per l'epoca.

Nee­skens possedeva una impressio­nante progressione e tiro potente e preciso ed un senso dell'inserimento in area che permetteva al regista offensivo Cruiff di mandarlo in porta, aprendogli lo spazio, con la stessa efficacia che negli anni recenti han mostrato ai giorni nostri il miglior Vidal, a cui molto somiglia.

La seconda finale di Coppa Campioni si disputerà a Rotterdam contro l’Inter. I nerazzurri non sono più la squadra che aveva dominato il mondo a metà degli anni ’60, mentre l’Ajax è nel momento di maggior splendore, all’apice della forma. Cruijff, avanzato in questa stagione da Kovacs nel ruolo di centravanti puro, segnerà con due gol la storia di quella partita.

L’Ajax è la prima squadra dopo il grande Real Madrid di Di Stefano e Puskas a vincere tre Coppe dei Campioni consecutive. L’unica novità, nella terza coppa campioni, quella 72-73  è rappresentata dall' ala destra Johnny Rep, 22 anni, che Kovacs aveva fatto debuttare nella finale di Coppa Intercontinentale contro l’Independiente, venendone ampiamente ripagato con una doppietta. Le sue giocate al limite dell’irriverenza, il dribbling secco e il fare scanzonato con quel taglio di capelli “leonino” in perfetto stile anni ’70 accompagneranno con Keizer, impiegato all'ala sinistra, Cruiff in un tridente che farà la storia. 

Ormai il modello Ajax è diventato un fenomeno planetario, il calcio totale è la nuova moda del momento e, oltre ad essere un modulo tattico, si impone anche come rivoluzionario stile di vita.

La finale della Terza Coppa si giocherà contro la Juve, quella squadra, complici anche le sirene che minacciano di smembrare lo squadrone, a partire dalla uscita del suo leader tecnico, è al suo canto del cigno. E'la finale meno brillante, gli olandesi centrano subito il vantaggio e lo gestiscono, forse al di là dei meriti, fin alla fine.

L’epopea Cruijff (1964-1973) porta all’Ajax qualcosa come 6 scudetti, 4 Coppe d’Olanda, 3 Coppe dei Campioni, 1 Supercoppa d’Europa, 1 Coppa Intercontinentale. All’indomani della finale di Belgrado, comincia la diaspora, che riceve il primo impulso da Cruijff in persona. Il trasferimento a Barcellona segna la fine di un’epoca.

L’identità del calcio totale tuttavia sarà, da allora l’identità del calcio moderno, e quella che determinerà il calcio del futuro. C’è un forte legame, tattico e filosofico, fra l’Ajax di Michels ed il Milan di Sacchi, il Barcellona ed il Bayern Monaco di Guardiola. Qualcosa di simile ha rappresentato anche la Juventus del 94-95 di Lippi.

La prossima puntata, ci dedicheremo alle due ultime realtà calcistiche capaci di rivoluzionare il calcio, il Milan di Sacchi (puntata VIII) e il Barcellona 2008-2010 di Gaurdiola (puntata IX)