Il  primo esempio nella storia del calcio di difesa a quattro con il 4-2-4, tenta di combinare un forte attacco con una forte difesa, e fu creato come contrapposizione al WM.

È anche possibile considerarlo come una evoluzione del WW inventato in Italia dal duo Carcano-Pozzo

 Il 4-2-4 fu per la prima volta schierato da Márton Bukovi, anche se la sua creazione è  figlia della strutturazione che ne fecero Flávio Costa, l'allenatore del Brasile nei primi anni cinquanta, e l'ungherese Béla Guttman. Comunque il primo 4-2-4 praticato, fu perfezionato in Brasile negli ultimi anni cinquanta.  

Il 4-2-4 fece tesoro delle nuove e migliorate condizioni atletiche e tecniche andatesi a sviluppare sempre più nei giocatori in quegli anni, ottenendo in fase difensiva che 6 giocatori arretrassero assieme e viceversa in fase offensiva 6 giocatori attaccassero insieme, utilizzando i due centrocampisti a tutto campo in entrambi i compiti. L'idea di base era semplice: con l'introduzione del quarto difensore la fase arretrata diveniva più serrata e chiusa  e allo stesso tempo quattro giocatori offensivi portavano attacchi più pericolosi.

Il centrocampo relativamente sguarnito doveva contare sui difensori esterni che non dovevano semplicemente rompere il gioco avversario ma  dovevano impostare, rilanciare l'azione, proporsi e fare possesso palla. Era una specializzazione definitiva e radicale rispetto alle mezzeali difensive del WW o 2 3.2.3 italiano

Era quindi necessario che questi giocatori fossero particolarmente dotati e completi, con una tecnica ben sopra la media ed un atteggiamento propositivo offensivo, tutte caratteristiche che calzavano a meraviglia con le qualità tecniche e mentali dei brasiliani.

Il sistema di gioco era anche abbastanza fluido e permetteva di proporre facilmente diversi schemi durante una partita.

Il Brasile aveva in quegli anni una nidiata di artisti del pallone che, curati atleticamente e tatticamente, iniziarono l'epoca leggendaria dei tre titoli mondiali, i primi due consecutivi, a cavallo tra il 1958 ed il 1970.

Pelé ha solo 17 anni all’epoca del suo debutto e già a 16 era titolare nel Santos. Scatto bruciante da centometrista, un dribbling fantastico e irresistibile, un tiro forte e preciso, il tutto corroborato dal genio e da un fisico solido e resistente alla fatica.

Il tecnico verdeoro, Feola, è comunque orientato verso un attacco così formato: Joel – Moacyr – Altafini – Dida – Zagalo, con Altafini del Palmeiras inserito fra le due coppie del Flamengo, a quel tempo la miglior squadra brasiliana e che giocava un calcio collettivo, sacrificando in parte l’individualismo dei solisti.

Moacyr si fa preferire a Didi per i lanci in profondità millimetrici, Dida gli sembrava (!!!) più completo di Pelé e Garrincha era stato definito dallo psichiatra “carente sul piano intellettuale, infantile”, e quindi Joel parte con i galloni di titolare.

In difesa  Feola aveva  Gilmar, come difensori esterni Nilton Santos e Dyalma Santos

L'esordio mondiale del 58 vede sugli scudi Altafini, autore di 2 reti nel vittorioso esordio per 3 a 0. La scarsa vena e fisicità di Dida  con l’Inghilterra porta Feola a sostituire Dida con Vavà, centravanti di sfondamento del Vasco de Gama, carente sul piano tecnico, ma forte, coraggioso ed irruente

Si deve al pareggio in quella partita, e più in generale ad un esordio non proprio convincente, nonostante la vottoria rotonda dell'esordio, a convincere Feola a seguire il parere di uomini chiave dello spogliatorio come Didi e Nilton Santos l’allontanamento dall'11 titolare di Dino Sani, Altafini, che diventa la riserva di Vavà, e Joel in favore di Zito, Pelé e Garrincha.

Nasceva l'11 leggendario che travolse il mondo nelle due edizioni del mondiale 58-62, Zito e Didi mediani; Garrincha all'ala destra,  Vavà e Pelé attaccanti centrali, Zagalo ala sinistra, infatti costituiranno la colonna vertebrale di quello squadrone

Yascin, leggendario portiere dell'URSS è il primo a sperimentarne la potenza, l’attacco brasiliani costruisce la bellezza di 12 palle gol che Jascin neutralizza con immensa bravura. Finì 2 a 0 comunque

Pelé, al debutto nella Coppa del Mondo, si segnala per la facilità di palleggio, per le rincorse, i dribbling ele frenate repentine, Uno spettacolo nello spettacolo, coronato da un servizio perfetto a Vavà in occasione del secondo gol. 

La partita successiva si risolve su una prodezza di Pelé: stretto palleggio in area ad ingannare Williams e sinistro radente che batte Kelsey. Da quel momento, Pele' diverrà «O Rey», il prodigioso “bimbo” del Santos, infatti si ripete anche in semifinale, contro la Francia, con una straordinaria tripletta. La partita finisce 5-2. Van a casa il futuro pallone d'oro Kopà, una delle leggende del grande Real Madrid, e Fontaine, capocannoniere di quel torneo.

Le prodezze di Garrincha, assist per l'1 a 0 di Vavà e lo splendido pallonetto al volo in area di rigore, il sombrero, di Pele' decretano la nascita di un mito conducendo la squadra alla vittoria sulla Svezia del Gren, Hamrin e Liedolhm, per 5 a 2 

Nonostante la vittoria del 62, non è quello un grande mundial. "Fu il trionfo del calcio violento". L'etichetta che la Storia consegna al Mondiale disputato in Cile nel 1962 è di una brutale verità. Anche se lo vince il "futebol bailado" del Brasile (bi-campione del Mondo, a quel punto) nella finale contro la Cecoclovacchia. Lo vince senza Pelé, pestato e fuori uso dopo due partite, con l'immenso Garrincha e Amarildo, che prende il posto di O'Rey e farà una lunga carriera italiana.

E dire che quel Mondiale 1962 è atteso come una autentica parata di stelle: il Brasile di Pelé e Garrincha, la Spagna di Gento e del naturalizzato Puskas che ha lasciato l'Ungheria, l'Italia di Gianni Rivera e degli oriundi Sivori e Maschio, l'Urss del leggendario portiere Yashin (il Ragno Nero), l'Inghilterra di BobbyMoore e del futuro Sir Bobby Charlton

A farne le spese Pelé, fuori uso dopo le prime due gare; il povero russo Dubinski, vittima di un infortunio talmente grave da morirne a soli 34 anni nel '69; Yashin, colpito alla testa, rimase in campo stordito subendo due gol e l'eliminazione della sua squadra.

Il modulo del 4-2-4 campione in Svezia è rivisto verso un 4-3-3 mobile, dovuto all'avanzata età collettiva e dell'esterno sinistro di difesa (Djalma Santos, 36enne) col sacrificio di un grande calciatore e poi grande ct brasiliano (2 Mondiali da giocatore, uno da ct nel '70, uno da direttore tecnico nel '94), Mario Zagalo: che da esterno sinistro d'attacco si sacrifica a fare da tornante.

Pelé nel corso della sua carriera si è dimostrato un calciatore completo, capace di coniugare tecnica e abilità atletiche, intelligenza e velocità, precisione nei passaggi e senso del gol.[

A tal proposito, si ricorda che segnò cinque reti in un solo incontro in almeno sei occasioni, realizzò quattro gol in una singola partita trenta volte ed aggiunse a ciò novantadue triplette.

L'ultimo squillo di tromba recita Messico 1970, con il trionfo sull'Italia, che aveva vinto la più bella partita del secolo scorso, sulla germania, il 4 a 3 firmato ai supplementari da Rivera, un 4 a 0 fragoroso che vedeva recitare nuove stelle, dopo il ritiro di Zagalo, che era il Ct di quella nazionale, e di Garrincha, di Vavà e Djalma Santos.

Gerson, un vero e proprio regista offensivo protetto da un mediano di rottura, Cloudandinho; Pelé, il re del calcio agisce prevalentemente nel ruolo di trequartista offensivo/playmaker dietro agli attaccanti, Rivelino, ala sinistraTostão, il centravantiJairzinho, l'ala destra. Il nuovo quartetto delle meraviglie con il solo Pele' presente rispetto alle tre precedenti edizioni, nonostante, dopo l’eliminazione in terra inglese ai Mondiali del 1966, a dire il vero, Pelé mancherà per più di due anni dall’organico della Seleção.

Vedere giocare questo Brasile è l’archetipo del football: da buoni brasiliani tutti i giocatori amano tenere la palla tra i piedi, fare la giocata, ordendo fittissime trame di passaggi orizzontali interrotti da verticalizzazioni improvvise. Il movimento continuo e ritmico delle varie mezzali confonde anche le difese più arcigne; perdipiù, anche i terzini (in particolare Carlos Alberto Torres, il capitano e forse il terzino più forte della storia), partecipano con continue sovrapposizioni alla manovra offensiva della squadra, rendendola di fatto una macchina da goal. La difesa gioca parecchio alta, quasi sulla linea di centrocampo, i reparti sono compatti e comunicano molto tra di loro.

Una meraviglia certamente forte del talento di due generazioni di fenomeni, a lungo si è dibattutto su quale delle tre versioni, secondo molti l'ultima, fosse la migliore. Io preferisco non scegliere, come fare un torto ad autentici miti del calcio come Garrincha o Rivelino a secondo che preferisca le prime due versioni, o l'ultima.

Nasceva un nuovo calcio, nasceva la difesa a 4, con i terzini fluidificanti, nascevan le ali tornanti, veri centrocampisti offensivi.
Un calcio che segnerà la scienza tattica dei decenni successivi.