Storie di calcio - III stagione - XII episodio

"Non pensavo di diventare un calciatore, giocavo per divertimento e l’idea di firmare un contratto mi convinceva poco, il presidente Fossati faticò a convincermi. Poi tutto cominciò a correre, mi trovai in prima squadra e la passione diventò un lavoro".

La storia di un attaccante che nel corso degli anni ottanta, aveva lasciato la sua firma in quel di Genova e Roma. Con le sue prodezze, il ghigno beffardo, sotto ai folti baffi e la sua corsa sfrenata sotto la Gradinata Nord o la Curva Sud saranno per sempre i suoi momenti indimenticabili di una carriera calcistica di altissimo livello. 

La dodicesima puntata la dedichiamo a Roberto Pruzzo "O Rei de Crocefieschi"
Nato a Crocefieschi il primo aprile 1955, il ragazzo inizia a giocare a pallone per le strade del suo paese. A soli tredici anni, inizia a partecipare ai tornei a sette organizzati dai Bar tra i paesi della provincia di Genova. Lo zio gestisce una stazione di servizio davanti al ristorante "Sette nasi." Un giorno, il parente di Roberto, supplicò al patron del Genoa, Renzo Fossati di tenere d'occhio suo nipote. Il numero uno dei Grifoni, mandò Ermelindo Bonilauri che era l'attuale allenatore rossoblù ad osservare il promettente Pruzzo. Ne rimase subito colpito e così decise di portarlo con sè nella giovanili del Genoa.
Pruzzo verrà aiutato dal maestro Riccardo Carappellese che lo imparò a calciare di potenza nelle mini-porte. Piano piano, inizia a diventare sempre più bravo con un fisico strutturato e una grande elevazione che lo rende letale sui colpi di testa. Nel frattempo, il Genoa conquista la promozione diretta in Serie A e il presidente Fossati, chiese a Roberto di firmare il suo primo contratto da professionista, per aggregarsi alla Prima squadra ad appena 18 anni.
Silvestri diede subito fiducia all'attaccante diciottenne, che in virtù dell'esclusione del centravanti rossoblù Antonio Bordon, lo fece esordire il due dicembre del 1973 nel match contro Cesena. La partita non andò oltre sull'1-1. Il giovane Pruzzo si dimostra subito bravo, si capisce subito che il ragazzo ha stoffa. 

Il secondo anno di Pruzzo al Genoa è decisamente meglio. Dopo una prima annata senza goal, l'attaccante ligure va per la prima volta in doppia cifra, realizzando dodici reti nella serie cadetta. Con l'arrivo di Gigi Simoni nella stagione 1975/76, il ragazzo sale a diciotto reti che li valgono anche il titolo di capocannoniere del campionato a pari merito con Giuliano Musiello. Da lì nascerà il soprannome "O Rei de Crocefieschi" per via dell'impatto che stava avendo con la maglia dei rossoblù. Riporta il Genoa verso la massima serie e dopo aver vinto la classifica marcatori nella serie cadetta, il giovane si laurea vice capocannoniere alle spalle di Ciccio Graziani del Torino con diciotto reti.
Il primo goal in Serie A arriva il tre ottobre del 1976 proprio contro la Roma. La rete nasce da una distanza ravvicinata finalizzando una bella azione dei rossoblù, per il provvisiorio 2-1. E la stagione della consacrazione per Roberto Pruzzo che finirà nel mirino di altri club d'eccezione, in particolare la Juventus. Nell'annata 1977/78, il Genoa si giocava la permanenza nella massima serie e dovevano conquistare dei punti pesanti contro Inter e Fiorentina. Durante il match contro i nerazzurri, a quattro minuti dal termine arriva un calcio di rigore per i rossoblù con Bini che stende in area Damiani. A Pruzzo, gli viene incaricato di battere il penalty che consegnerebbe la vittoria al Genoa, ma il giovane incredibilmente, batte debole e centrale.

Ho pianto per il Genoa e lo confesso ora, perchè siamo tra amici, ma è l'unica volta che ho pianto nel calcio e rimarrà sempre nel mio cuore".
Invece, nell'ultima di campionato, i Grifoni non riescono ad andare oltre lo 0-0 contro la Fiorentina e questo costerà caro alla squadra che retrocederà maledettamente in Serie B. Pruzzo disputò una stagione deludente segnando solamente nove reti.

Intanto, la Juventus aveva messo gli occhi sul promettente attaccante e fece di fretta in furia nel portare al termine l'affare, ma alla fine a spuntarla sarà la Roma capitanata dal presidente Anzalone, che incassa il colpo per il centravanti con una cifra di ben tre miliardi di lire. L'affare venne portato al termine dal direttore sportivo Luciano Moggi. Sarà l'ultimo colpo di mercato per Gaetano Anzalone e di lì a poco inizierà l'era di Dino Viola.
Pruzzo inizia la sua prima stagione a Roma con grandi aspettative. L'attaccante, nonostante i primi goal, disputa un campionato altalenante per via dell'allenatore Gustavo Giagnoni che viene esonerato dopo sette partite, il suo posto verrà preso dall'ex commissario azzurro Ferruccio Valcareggi. Il girone d'andata della Roma sarà terribile. I giallorossi chiusero al dodicesimo posto appena sopra la zona retrocessione. Il giovane, visto il magro avvio della Roma, chiese la cessione dopo soli sei mesi, ma Dino Viola promise al centravanti una squadra all'altezza, però bisognava centrare la salvezza. 
Detto fatto!!! Il ragazzo tra aprile e maggio si sblocca definitivamente, mettendo nero su bianco la sua firma sulle vittorie con Vicenza, Inter e Juventus. La salvezza si deciderà alla penultima giornata contro l'Atalanta. La Roma è sotto due goal contro i bergamaschi, ma nella ripresa, su cross di De Nadai, Pruzzo si eleva di testa sopra tutti gli avversari e insacca il pallone del 2-2. Eccola la cosiddetta corsa sfrenata sulla Sud. La Roma resta così in Serie A e nel frattempo deve fronteggiare la scelta di Pruzzo che ha deciso di restare nella Capitale.
Dino Viola assunse così la carica di presidente della Roma nell'estate del 1979. Il nuovo numero uno giallorosso, fece due mosse vincenti: riportare nella Capitale il promettente Bruno Conti e ingaggiare lo svedese Nils Liedholm come nuovo allenatore. Nella stagione 1979/80, la Roma raggiunse il sesto posto, mentre per Roberto arriveranno le prime gioie culminate con la vittoria della Coppa Italia vinta ai calci rigore nella finalissima contro il Torino. L'attaccante risulta sempre decisivo in campionato, mettendo a segno ben dodici reti tra cui nel derby della Capitale.

Nel nuovo decennio, la Serie A si preparava alla riapertura delle frontiere, tutti i club italiani potevano acquistare di nuovo un giocatore straniero. La Roma è la grande sorpresa, perchè prese un gioiello brasiliano esploso agli inizi degli anni ottanta: Paulo Roberto Falcão. I giallorossi tornarono a lottare per lo scudetto macinando gioco e punti. Malgrado i pareggi contro modeste provinciali tra le quali, Ascoli ed Avellino, la Roma perse il titolo verso le battutte finali del campionato, che andò alla Juventus per la diciannovesima volta della sua storia.
E Pruzzo? L'attaccante ligure vinse per la prima volta la classifica marcatori con diciotto reti. La rete più bella della sua carriera avvenne in quel 15 marzo 1981, con una mezza girata col destro con cui fa goal all'Inter insaccando all'incrocio dei pali. Tuttavia, Roberto potè festeggiare la sua seconda Coppa Italia consecutiva nonostante la sua amarezza per il tricolore sfuggito sul più bello.

La Curva Sud nel vedere questo fenomeno, decise di dedicare alcuni cori all'attaccante giallorosso:
"Lode a te, Roberto Pruzzo" 
oppure 
"E dai Roberto facci un goal, la Curva Sud te lo chiede in coro, e dai Roberto facci un goal".

Nella stagione 1981/82, la Roma chiuse al terzo posto alle spalle di Fiorentina e Juventus con i bianconeri che conquistarono la seconda stella, mentre Roberto Pruzzo si confermò capocannoniere per il secondo anno consecutivo con quindici reti, ma lo scudetto per i giallorossi sembrava ormai una maledizione.
Dino Viola si sbracciò le mani per riportare a Roma quel secondo tricolore. Infatti l'annata 1982/83 sarà per la Roma un campionato magico. La formazione era la più forte di tutti tempi: Tancredi tra i pali, Di Bartolomei e Vierchowod in copertura, Falcão e Prohaska a centrocampo, Bruno Conti a fare su e giù sulla fascia e Pruzzo al centro dell'attacco. I giallorossi scucirono lo scudetto ai rivali bianconeri, che non potevano fare nulla,, nonostante gli acquisti onerosi effettuati nel mercato estivo tra cui: Michel Platini e Boniek. Il goal decisivo avvenne l'8 maggio del 1983 proprio contro il suo Genoa e la Roma poteva festeggiare il suo scudetto con un turno di anticipo a distanza di quarantuno anni.

“La sensazione che avevamo noi in campo  era quella di essere amati. Oggi posso dire ancora che quella è stata la Roma più amata dai tifosi".
Intanto, la Roma deve fare i conti con un possibile addio di Pruzzo, ma Liedholm lo convinse a farlo restare, perchè voleva puntare al colpo grosso: l'Europa. Pruzzo si conferma come un vero leader sia in Italia che in Europa. Il cammino della Roma nella Coppa dei Campioni è incredibile. L'attaccante ligure contribuisce con quattro goal a portare i giallorossi alla finalissima che si disputava proprio all'Olimpico. L'ultimo atto si giocò il 30 maggio del 1984 contro il Liverpool. Pruzzo segna di testa il momentaneo pareggio che tiene in vita la Roma fino ai tempi supplementari. Il sogno svanisce ai calci di rigore che vedono i Reds imporsi per 5-3 e dare ai giallorossi la delusione più grande davanti al loro pubblico. La stagione però è tutt'altro che positiva, nonostante il secondo posto conquistato in campionato, la Roma a fine giugno conquistò la terza Coppa Italia, vinta ai danni del Verona.
Nell'estate del 1984, Liedholm lascia la panchina romanista per trasferirsi al Milan. Lo svedese voleva portare con sè anche Pruzzo e Di Bartolomei, ma l'attaccante ligure rifiutò la proposta. A Roma arrivò Sven-Goran Eriksson e i primi mesi sotto la nuova conduzione sono complicati per il centravanti, che a soli trent'anni disputò una stagione sottotono. In molti pensano che per Pruzzo sia arrivato il momento di smettere. Nel frattempo, i giallorossi chiusero il campionato con un deludente settimo posto.
Pruzzo fece di tutto pur di rimanere sempre il numero uno alla Roma, ma il suo esito non cambia per niente. La stagione 1984/85 lo vede ancora sofferente e poco prolifico. I rapporti tra l'attaccante ligure e l'allenatore svedese saranno controversi e in mezzo ci si mette anche la dirigenza che lavora in segreto per sostituire Pruzzo a partire dalla prossima stagione.
La rinascita arriverà nell'annata 1985/86 con Pruzzo che conquistò per la terza volta la classifica marcatori con diciannove goal all'attivo. La Roma ingaggiò anche l'ex centrocampista bianconero Boniek. Era una sintesi del ritrovato dualismo tra bianconeri e giallorossi che segnò la lotta al titolo. Un'altro goal bellissimo arriva in quel 16 febbraio 1986, quando abbatte con una cinquina il malcapitato Avellino. 
Per altre due stagioni, il giovane si guadagnò la riconferma che segnano tuttavia la sua relegazione a bomber di scorta. Dopo dieci anni di militanza, Pruzzo diede addio alla Roma e il 15 maggio 1988, la Curva Sud lo saluta con una coreografia da brividi prima della partita contro il Verona: "106 volte grazie"

Pruzzo giocò ancora per un'altro anno, questa volta con la maglia della Fiorentina dove ritrova Svennis. Lo svedese pensa che possa essere l'uomo giusto alle spalle della cosiddetta "B2" (Baggio-Borgonovo). L'avventura a Firenze sarà molto magra, con l'attaccante che disputa solo qualche spezzone di gara. A fine anno decise di appendere definitivamente le scarpette al chiodo dopo una carriera calcistica di alto livello.
In seguito ha cercato di fare l'allenatore in varie parti d'Italia ma senza ricevere soddisfazioni. E stato opinionista nelle tv e in radio. Oggi gestisce un ristorante "Osteria il 9", come il numero di maglia del "Bomber", nella capitale. 
Pruzzo è stato un attaccante che aveva il suo sangue giallorosso. Per lui la Capitale è stata la sua seconda casa, ma non dimentica mai la sua Genova e Crocefieschi la sua città natale.

Un abbraccio Pasqui