Prima l'odio sportivo per l'Inter, poi le critiche rivolte agli ex compagni di squadra ed infine la "battutina" sul Milan come ciliegina sulla torta. Nonostante il campionato di Serie A non sia ancora ripartito ci ha pensato Giorgio Chiellini a mettersi al centro dell'attenzione, con una serie di dichiarazioni marcate, ma totalmente inutili e snervanti.
Per cominciare il suo monologo e attirare su di sé le luci della scena il difensore della Juventus ha lanciato uno sgambetto all'Inter, dichiarando a più riprese il suo odio, seppur sportivo, per la squadra nerazzurra. Basta sfogliare il vocabolario per incappare nella parola pronunciata dal sommo difensore, definita come "risoluta ostilità, che implica di solito un atteggiamento istintivo di condanna associato a rifiuto, ripugnanza verso qualcosa, oppure un costante desiderio di nuocere a qualcuno". A mente fredda, dopo giorni passati a vedere le diatribe sorte tra le varie parti in causa ci chiediamo quanto sia stato utile riversare il suo odio in modo pubblico verso una rivale eterna che compare solo nel mondo del calcio. E pensare che a Milano non la pensano proprio così, visto che uno dei più grandi campioni della storia del calcio, Javier Zanetti aveva dichiarato nella sua autobiografia le seguenti parole: "Non ho nulla contro la Juventus, come contro nessun'altra squadra". Due modi opposti di vedere le rivalità, eppure il vero campione dovrebbe dominare anche fuori dal campo. Non sappiamo bene che cosa sia capitato a Chiellini, forse è la frustrazione per un qualcosa che non è stato in grado di ottenere in carriera, o magari un modo per incrementare le vendite del suo libro, anche se dopo queste parole il difensore tanto forte e insuperabile in campo si è consegnato alla fragilità e alla gelosia nella vita di tutti i giorni. 

Un po' come il missile lanciato agli ex compagni di squadra, Balotelli e Felipe Melo su tutti. "Balotelli è una persona negativa, senza rispetto per il gruppo. In Confederations Cup, nel 2013, non ci diede una mano in niente, roba da prenderlo a schiaffi. Uno anche peggio era Felipe Melo: il peggio del peggio. Con lui si rischiava sempre la rissa. Lo dissi anche ai dirigenti: è una mela marcia”. Pronte le repliche da parte dei due interlocutori, ormai note a tutti. Anche qui ci chiediamo: che senso ha parlare male alle spalle di compagni di squadra, quando bastava un semplice confronto nello spogliatoio? La storia del calcio ci ha consegnato litigate assurde raccontate poi dai vari protagonisti, come la sfuriata di Josè Mourinho a seguito di un' Atalanta-Inter, oppure i vari aneddoti citati da Fabio Capello ai tempi del Real Madrid. Ennesima pecca effettuata da Chiellini, che ha contribuito solo ad aumentare polemiche inutili,  frutto di vecchi rancori ormai assopiti.

L'estratto ultimo della puntata è ancora più divertente. Questa volta è stato chiamato in causa il Milan e la famosa trattativa che portò Bonucci a vestire la casacca rossonera in un'estate travagliata.
Riportiamo testuali parole: "Leo era scosso per mille motivi. Mi è spiaciuto, perché tutto accade nelle settimane in cui non ci vedemmo: sono sicuro che se fosse successo in un altro momento lo avrei fatto ragionare a restare. Come Conte in quel luglio 2014. Se ne vanno sempre quando io non ci sono… Con Leo parlai che era già tutto stabilito, una cosa senza logica dall’inizio alla fine. Avrei potuto comprendere se fosse andato al Real Madrid, ma in quel Milan? Per fortuna, il destino ha voluto che tutto tornasse in ordine. Una trattativa senza logica, a detta di Chiellini, ma qual è il peccato se un calciatore decide di passare in un top club come il Milan? Basta contare le Champions League vinte meritatamente sul campo per capire quanto i rossoneri siano la squadra più blasonata in Italia almeno a livello europeo. In quel periodo, infatti, il duo Fassone-Mirabelli era intenzionato ad allestire un gruppo importante, anche se poi i progetti non andarono nel verso giusto per ovvi motivi che tutti noi ormai sappiamo; il problema però è a monte, perché mai Chiellini deve andare a toccare ambienti che non gli appartengono?

Parole pesanti e inopportune, soprattutto per un campione in campo che è anche "purtroppo" il capitano della Nazionale italiana. Purtroppo, perché a seguito di certi atteggiamenti, sarebbe più che giusto togliere la fascia al difensore bianconero per consegnarla a chi dimostra serietà dentro e fuori dal campo.
Una decisione che spetterà a Roberto Mancini, famoso per i suoi battibecchi con i calciatori e non nuovo a scelte del genere; per fortuna che gli Europei sono stati spostati, perchè cominciare un percorso con delle polemiche create all'interno di un libro sarebbe stato assai deleterio. Ognuno prende inevitabilmente le sue posizioni, ma un campione è tale se dimostra una sportività anche fuori dal campo. Chiellini è e rimarrà uno dei migliori interpreti del suo ruolo, ma la maldicenza è una brutta bestia, e come tale andrebbe accantonata se si è veri campioni.