Noi nati negli anni '80 e cresciuti con Gianfranco Mazzoni e il suo "un cordiale saluto amici telespettatori", abbiamo vissuto appieno ciò che è stata l'egemonia Ferrari nei primi anni 2000. Monoposto semplicemente fantastiche, guidate alla perfezione da un solo uomo, un solo uomo al comando, Il Kaiser, Michael Schumacher.

Per chi si affaccia alla F1, guardando le gesta dei piloti attuali, a bordo delle nuove frecce ibride dal rumore "strozzato", a loro consiglio vivamente di guardare questo splendido docu-film che riassume la scalata verso il successo e il successivo "declino" del Re Michael. Conoscendo ogni minimo dettaglio della carriera di Schumi, ho approcciato questo film con scetticismo. Sarà il solito film che esalta il pilota, la monoposto, il team e bla bla bla. Ma da subito mi son dovuto ricredere. Ciò che viene rimarcato, in modo estremamente dettagliato, è il carattere del Re. Le sue debolezze, la sua esuberanza, la sua voglia (specialmente a inizio carriera) di stravincere. Schumi non si accontentava mai, era un vincente nato, aveva nel DNA quella fame di vittorie, quella fame di successo ed è proprio questo che lo ha portato nell'Olimpo della F1 e dello sport mondiale.
La cosa che più mi ha stupito di questo splendido docu-film, è la partecipazione della famiglia Schumacher. Post Meribel 2013, infatti, la famiglia si era chiusa in una bolla invalicabile. Nessuna notizia filtrata, nessun buono o cattivo segnale in merito alla salute di Michael, silenzio totale. È anche vero che nel film, non viene mai menzionata la salute del Kaiser, però vedere papà Rolf, il buon Ralf, Gina, Corinna e sopratutto Mick parlare di Michael è stato davvero commovente.
Ritornando alla voglia di vincere di Schumi, al debutto nei Kart, racconta Rolf, il piccolo Kart di Michael veniva assemblato con pezzi di scarto. Infatti la famiglia Schumacher era una famiglia molto umile e quindi le possibilità economiche erano molto limitate, ma la qualità del piccolo, vennero subito a galla. Schumi disintegrava gli avversari, spesso con le loro ruote consumate e gettate nei cassonetti della spazzatura. Già all' età di 8 anni, si respirava aria di fenomeno.
La voglia di vincere e di competere ha contraddistinto la vita di Michael fino alla fine. Ma non voglio raccontarvi altro. Per chi come me, vive per quel rombo, vive per quell' odore di cherosene, consiglio vivamente questo splendido docu-film.

Da umile fans, ringrazio la famiglia Schumacher per la loro disponibilità, ma sopratutto Mick, al quale rivolgo i miei più grandi auguri. E speriamo tutti che un giorno il Kaiser posso tornare tra noi e riprendersi ciò che è suo. La F1.
Ci manchi Michael!