Da buon calabrese tradizionalista, vengo da una famiglia cattolica legata alle usanze e credenze di un tempo.
Qui da noi, il Natale è la festa delle feste, sia sotto il punto di vista religioso sia sotto il punto di vista consumistico. Già dai primi di dicembre gli addobbi riempivano, in classico American Style, la nostra proprietà, rendendo il tutto magico e avendo quel non so che di Amarcord stile cinepanettone anni 80'.
L'attesa la si respirava già dai primi giorni uggiosi di ottobre. Ricordo la mia amata mamma, che ora non c'è più, organizzare nei minimi dettagli il cenone della vigilia già mesi e mesi prima. Argomenti delle nostre chiacchierate: "Cosa prepariamo quest'anno alla vigilia? Quanti commensali siamo? Dobbiamo fare i regali, quest'anno non riduciamoci all'ultimo minuto".
Eh sì, il Natale. Ogni anno, da quando ho memoria almeno, lo aspettavo con ansia. Il me bambino, nei primi anni 2000, preparava la letterina per Babbo Natale scrivendo nei minimi dettagli i doni desiderati, corrispondenti al nome del familiare dal quale lo avrei voluto ricevere la vigilia, rigorosamente a mezzanotte. A turno, ogni anno, c'era sempre uno zio che si travestiva da Babbo Natale. Entrava a mezzanotte, faceva la foto con noi bambini in rigoroso silenzio, lasciava i regali e si dileguava giù per la tromba delle scale, fingendo d'essere di fretta e in ritardo con le consegne. Ancora oggi, quel bambino vive in me. Ogni anno, nonostante gli anni passino e avendo ormai un pupo di sette anni, per me il Natale è magia, e quegli occhi da bambino sognante mi accompagnano per tutte le festività.

Il Natale scorso però, ha cambiato volto. Ai tempi del Covid, tutto ciò che erano belle abitudini, baci, abbracci, il cenone con la tavolata infinita, lo scambiarsi i regali, sono diventate pratiche utopiche. Zona Rossa rafforzata! Questo è ciò che ricordo del Natale trascorso. A tavola eravamo in cinque, tutti conviventi, e per la prima volta in tanti e tanti anni, non si è aspettata neanche la mezzanotte per festeggiare la nascita di Cristo. I regali scambiati giusto perché è un quasi "obbligo". La cena passata a ripensare al passato, a rimpiangere ciò che davamo per scontato, ma che oggi non abbiamo. Insomma, il 2020 cancellato!
Speranzosi che il nuovo anno sia migliore del vecchio, e, con l'inizio della campagna vaccinale, sperando nel buon senso civico di tutti, rimandammo tutto a quest'anno.

Ma eccoci, a quasi 12 mesi di distanza da quel primo, scuro e pessimo Natale, a sperare che i contagi non salgano, a sperare di non finire in Zona Gialla, Arancio, Rossa, a sperare di poter riavere ciò che era nostro e lo è stato per anni: la libertà!
Ho 33 anni suonati, ma ne ho vissuti praticamente 32. Un anno della nostra vita buttato, tra lockdown, restrizioni, distanziamento sociale, mascherine. Un anno vissuto con paura, con ansia, un anno strappatoci dalle nostre vite, senza possibilità di rimborso.
Ora basta! Perché a differenza dell'epoca in cui l'influenza Spagnola uccise milioni e milioni di persone in tutto il mondo, abbiamo l'evoluzione della medicina dalla nostra parte. Non è accettabile gettare al vento lo splendido lavoro fatto sul campo da medici, infermieri e scienziati che sono scesi e caduti sul campo, per noi. Vaccinarsi non è un obbligo, ma un diritto e sopratutto un dovere, il dovere civico, il dovere verso il prossimo.
Vaccinatevi! Usciamo da questo incubo chiamato Covid!
Perché io come tutti voi, rivoglio il mio Natale! E sopratutto vogliamo guardarci in faccia come una volta, ricambiare un sorriso, scambiarci un bacio. Per non far sì che ogni giorno sembri Carnevale! Vivendo il resto della nostra vita mascherati!
È un nostro diritto riprendere a vivere, ed è un nostro dovere vaccinarci, per raggiungere finalmente quella luce in fondo al tunnel, donataci da tutti quegli angeli caduti per noi, quando viso a viso hanno combattuto questo mostro invisibile, solo con il coraggio dalla loro parte.
Solo con il piccolo contributo di tutti, riusciremo a baciarci sotto al vischio come un tempo!
Buone festività mascherate a tutti, sperando che davvero siano le ultime.