Ancora tu, verrebbe da dire prendendo a prestito una frase di una memorabile canzone del duo Mogol-Battisti. Il nostro "tu" è Mario Balotelli, che si è lasciato andare, ancora una volta, ad uno dei suoi bagni di umiltà.

Ricostruiamo la vicenda; venerdì sera, dopo una prova opaca all'esordio in Nations League, Balotelli viene sostituito tra i fischi dei tifosi italiani. Lì per lì, nessuna reazione. Il giorno dopo si accende il dibattito sul mezzo flop della Nazionale, che strapperà alla fine solo un pari con la Polonia. Tra le voci critiche, spicca quella autorevole di Arrigo Sacchi, il quale, riferendosi all'attaccante del Nizza, sostiene di preferire l'intelligenza ai piedi buoni. 

A questo punto, Balotelli pensa bene di replicare con un secco "Io sono forte". Una frase infantile, per non usare altri aggettivi pesanti, che l'attaccante azzurro avrebbe fatto meglio a non pronunciare. Mario ha perso l'ennesima occasione di dimostrare finalmente la sua maturità, che, a quanto pare, non ha ancora e forse non l'avrà mai. Avrebbe fatto meglio, Mario, a far parlare il campo, perchè questo è stato in fondo il monito di Sacchi: concentrarsi unicamente sul campo, unico giudice finale ed insindacabile. Ma Mario ha dimostrato per l'ennesima volta di avere poca lucidità e in un certo senso furbizia per cogliere gli insegnamenti di un maestro e farne tesoro.

Balotelli ha perso l'ennesima occasione buona per cambiare. A questo punto la domanda d'obbligo è: non sarebbe meglio escluderlo definitivamente da una Nazionale che deve essere ricostruita? Certo non si possono mettere le fondamenta partendo da simili giocatori.

Serve serietà e lavoro, non parole caro Mario Balotelli. Forse Mancini farebbe meglio a riflettere.