In una fredda notte torinese a ridosso del Natale, si chiude l’anno della Juventus. Nell’ultima partita prevista dal girone di andata, sarà il Cagliari, in visita allo Stadium, a contendere i tre punti ai bianconeri. In una sfida da vincere assolutamente, resa più insidiosa dalle imminenti vacanze che potrebbero minare la concentrazione di alcuni giocatori, Allegri schiera la sua squadra con un 433. L’undici bianconero, presentato dai canali di comunicazione della società con mezz’ora di anticipo rispetto al fischio d’inizio, vede Szczesny tra i pali; davanti al portiere polacco, agirà una linea di quattro difensori formata da Cuadrado, Bonucci, De Ligt e Alex Sandro. A centrocampo, spazio per Bentancur, Arthur, ancora in posizione di regista, e Rabiot. In attacco, conferma per il trio schierato sabato a Bologna. Avanti, quindi, con Bernardeschi, Morata e Kean. Sulla panchina opposta, Mazzarri attraversa un momento decisamente complicato. La sua squadra è incagliata nella zona bassissima della classifica e non sembra, in questo momento, in condizione di venirne fuori. In una partita che, stando ai pronostici, per il Cagliari appare segnata, il tecnico presenta una formazione schierata con un 442 decisamente coperto. Cragno; Zappa, Ceppitelli, Carboni, Lykogiannis; Bellanova, Deiola, Grassi, Dalbert; Joao Pedro, Pereiro; sono gli uomini scelti per affrontare la Juventus.

Le prime immagini che arrivano da Torino, presentano uno scenario desolante. Gli ampi spazi vuoti, soprattutto nella Tribuna Est, stanno diventando una spiacevole costante in questa stagione e, in qualche modo, stanno forse giocando un ruolo rilevante nell’incerto cammino percorso fin qui dalla Juventus tra le mura amiche. Non basta proporre iniziative promozionali limitate ad alcune fasce di età. E’ arrivato il momento per la società di iniziare a riconsiderare il proprio rapporto con quelli che, nonostante tutto, non potranno mai essere clienti. Turno infrasettimanale, avversario non di primo piano, un gelido martedì di dicembre, trentamila posti da occupare. Perchè non provare a far pagare il biglietto dello stadio come un cinema o poco più, restituendo a questo gioco, almeno per una notte, la sua anima popolare? Sicuramente non si registrerà un incasso memorabile ma almeno non si presenterebbe davanti agli occhi del mondo uno scenario tanto triste e squallido.

Guidate dall’arbitro Dionisi, le due squadre, indossando i loro tradizionali colori, entrano in campo. Esaurito il lungo protocollo introduttivo, il direttore di gara autorizza il calcio di avvio. L’inizio della partita è caratterizzato da una sorta di fase di studio, nella quale si può subito osservare come il Cagliari si difenda con due linee di quattro uomini molto compatte e votate a chiudere ogni spazio. Per scardinare questo tipo di difesa serve velocità e movimento senza palla, ma la Juventus non sembra attaccare subito la partita con la giusta intensità. Controlla il pallone e porta la gara nella metà campo avversaria più per inerzia che per convinzione. I giocatori di Allegri muovono molto il pallone da una fascia all’altra del campo, nel tentativo di liberare gli esterni, soprattutto Cuadrado, al cross. E’ proprio da un’iniziativa del colombiano che, intorno al decimo minuto, nasce l’occasione più grande del primo tempo. Il pallone calciato dal terzino attraversa l’area di rigore, tagliando fuori l’intera difesa e, all’altezza del secondo palo, incontra la testa di Moise Kean che batte a colpo sicuro. Cragno è tagliato fuori. Il gol sembra ormai certo. Il pallone purtroppo si schianta contro la base del palo e torna in campo. L’occasione sfuma. La regia coglie l’attaccante bianconero con le mani tra i lunghissimi capelli (chissà cosa avrebbe detto Boniperti a riguardo), mentre il tifoso davanti alla tv, che già pregustava il gol del vantaggio, si lascia andare ad un gesto di stizza comunque contenuto.

La Juventus prova adesso a forzare. Alza il ritmo ma il gioco non decolla di conseguenza. Diverse indecisioni palla al piede, provocano una serie di rallentamenti nella manovra che troppo spesso costringono i bianconeri a ricominciare da capo con un passaggio all’indietro. In alcuni momenti, dalla televisione si avverte quasi l’impressione di assistere ad un’unica azione infinita che però non riesce mai a trovare la strada giusta per concretizzarsi in una vera occasione da gol. La sensazione lasciata dalla Juventus, in questa prima parte di gara, contro un avversario che pare non avere alcuna freccia nel proprio arco per impensierire Szczesny, è che manchi un ulteriore elemento in grado di partecipare alla fase offensiva. E non sembra particolarmente indovinata, da parte di Allegri, la scelta del trio di centrocampo, composto da elementi decisamente portati ad un gioco prevalentemente orizzontale, le cui caratteristiche non appaiono perfettamente assortite per le necessità della partita. Rabiot è l’uomo che tenta in più occasioni l’inserimento verticale. Non ottiene però un successo particolare dalle sue iniziative, che si esauriscono con alcuni cross rasoterra facilmente gestiti dalla difesa. Bentancur, in una partita in cui la palla è sempre in possesso dei suoi compagni, può soltanto limitarsi a fare da schermo in mezzo al campo. In un’occasione, grazie ad un inserimento portato con i tempi giusti, è riuscito a prendere il fondo e a mettere in area un pallone interessante poi gestito male da Kean, in posizione favorevole per il tiro. L’iniziativa è rimasta però isolata. Sulla parte destra del campo, il gioco passa attraverso Bernardeschi e soprattutto Cuadrado, che in questo ultimo periodo presenta una certa tendenza all’iniziativa individuale, finendo troppo spesso per ignorare l’appoggio offerto dai compagni. Arthur, per completare il discorso relativo ai tre uomini del centrocampo, si conferma un passaggio corto in più nella manovra. Costantemente seguito da Pereiro, il brasiliano comunque non gioca male. E’ presente nell’azione, si propone ai compagni, si fa vedere anche in fase di recupero. Alla resa dei conti, però, completamente sprovvisto di caratteristiche in grado di coprire, con la corsa oppure attraverso il passaggio, un raggio di azione più ampio di cinque metri, finisce per rivelarsi un ingranaggio non necessario all’interno di una partita in cui servirebbe profondità d’azione e una maggiore velocità d’esecuzione. 

Il piano di gara allestito da Allegri, con una certa probabilità, prevede che i tre uomini al centro del campo formino una diga in grado di mantenere alto il baricentro della squadra, di impedire al Cagliari qualsiasi tentativo di ripartenza e di permettere ai due terzini, Cuadrado e Alex Sandro, una maggiore libertà di sfruttare le fasce. Qualcosa in effetti si vede. La Juventus arriva spesso sul fondo ma complessivamente si percepisce la sensazione di una manovra piatta, priva della necessaria intensità per scardinare una difesa compatta e attenta come quella predisposta da Mazzarri. Tirando le somme, da tanto possesso palla, da tanto tempo di gioco trascorso nella metà campo avversaria, la Juventus ricava soltanto alcuni calci d’angolo, peraltro la maggior parte calciati male da Cuadrado, alla ricerca di una replica impossibile del gol segnato contro il Genoa. Non si ricordano parate di Cragno. Il cronometro inizia a scorrere piuttosto velocemente, il risultato non si sblocca. In una partita che la Juventus non può permettersi di sbagliare, non si registrano, tolto il palo colpito da Kean, vere occasioni per portarsi in vantaggio costruite dalla squadra di Allegri. Una certa preoccupazione inizia ad affacciarsi all’interno del piccolo gruppo di ascolto davanti alla tv, quando, a ridosso del quarantesimo minuto, la partita finalmente si sblocca. La rete nasce da un’iniziativa di Bernardeschi, bravo, in mezzo a tre avversari, a crearsi lo spazio per il tiro. La sua conclusione, deviata da un avversario, raggiunge il centro dell’area dove Kean di testa è reattivo nel correggere in rete. La Juventus passa quindi in vantaggio. Mentre lo Stadium esulta e Pinsoglio in panchina applaude convinto, l’autore del gol si esibisce nel solito balletto con cui è solito celebrare le sue marcature. Ancora una volta, al tifoso davanti alla tv, sollevato per il gol finalmente trovato, torna alla mente l’antica sobrietà del Presidente Boniperti. Senza recupero, con il pallone tra i piedi dei giocatori della Juventus e il Cagliari che non sembra in grado di reagire al colpo subito a pochi minuti dal riposo, si conclude il primo tempo. Il vantaggio rende più sereno l’intervallo per il tifoso, che lascia la sua scomoda sedia per compiere qualche passo distensivo, e per i vari amici che, nei soliti gruppi su whatsapp, commentano una prova che ha lasciato alcune perplessità.

Trascorsi i quindici minuti di riposo, Allegri rimanda sul terreno di gioco con McKennie al posto di Rabiot. Una mossa dettata forse dalla necessità di avere a disposizione un centrocampista più verticale, più portato all’inserimento in area e capace con il suo movimento di far saltare le attente linee difensive allestite da Mazzarri. Il secondo tempo riparte ricalcando la stessa traccia della prima parte. Il Cagliari continua a galleggiare in una partita di sola attesa, cercando di restare ancorato al risultato il più a lungo possibile. La Juventus gestisce il pallone. Produce un lungo possesso di palla dal quale però, esattamente come nel primo tempo, non ricava occasioni da gol. Si ricorda giusto un colpo di testa di Alex Sandro, sugli sviluppi di uno dei tanti calci d’angolo avuti a disposizione e poco altro. La Juventus manovra il pallone alla ricerca del varco giusto senza però riuscire a trovarlo. Di nuovo, intervengono tutta una serie di piccoli errori di controllo, di passaggio, di scelta della giocata ad inquinare l’azione al momento della rifinitura. Lo stesso Bernardeschi, autore comunque di una prova piena in cui ha mostrato per tutti i novanta minuti una buona condizione fisica e mentale, in alcune circostanze, evidenzia il suo più antico difetto nella gestione della scelta della giocata da eseguire. Tante potenziali opportunità per raddoppiare sfumano in errori banali e intorno al sessantesimo minuto, nella prima circostanza in cui  supera sul serio la linea di metà campo, il Cagliari rischia di pareggiare.

Bellanova, smarcato da un colpo di testa di Pereiro, scivola alle spalle di Alex Sandro e prende il fondo del campo. Il cross radente trova Dalbert in anticipo su tutta la difesa bianconera, all’altezza della linea dell’area di porta, completamente libero di battere a rete. Il pareggio rossoblù sembra ormai cosa fatta. Davanti al tifoso cala il buio. Ci pensa Dalbert però, con un piatto sinistro sciagurato che svirgola il pallone,  a salvare la Juventus calciando fuori. Scampato il pericolo, la squadra di Allegri appare per qualche momento meno sicura. In campo aumenta la confusione, davanti alla tv, il piccolo gruppo di ascolto comincia ad intravedere alcuni fantasmi di recenti delusioni. Mazzarri, colto dalle telecamere in un giustificato moto di rabbia per la grande occasione buttata via, tenta di alzare il modesto potenziale offensivo esibito dalla sua squadra fino a quel momento, mandando in campo Pavoletti in sostituzione di Pereiro. E’ ancora la squadra ospite, una manciata di minuti dopo la possibilità sprecata da Dalbert, a costruire una nuova importante occasione per pareggiare. Bellanova, Deiola e Zappa, in superiorità numerica contro Alex Sandro e Kean, gestiscono bene il pallone nella zona di destra del campo. Deiola premia l’inserimento di Zappa con un filtrante preciso che libera il terzino sul fondo per il cross. Il pallone raggiunge Joao Pedro, inspiegabilmente libero tra De Ligt e Bonucci, al limite dell’area di porta. Il tifoso davanti alla tv è rassegnato. E’ andata bene nella circostanza precedente, stavolta pareggiano. Ci pensa invece Szczesny a salvare il risultato, sfoderando un grande intervento di istinto per alzare in angolo il colpo di testa dell’attaccante cagliaritano.
Per Allegri è il momento di intervenire sulla sua formazione. Richiama in panchina Kean. Lo sostituisce Kulusevski. Qualche minuto più tardi tocca ad Arthur uscire. La sua posizione è rilevata da Locatelli. Nonostante il Cagliari pare abbia esaurito con il colpo di testa di Joao Pedro parato da Szczesny, tutte le cartucce a sua disposizione, il tifoso davanti alla tv non riesce a stare tranquillo. Il rischio di un episodio che possa portare via tre punti indispensabili è sempre in agguato. Quando mancano meno di dieci minuti al termine della partita, arriva finalmente la rete che orienta la sfida in maniera definitiva verso Torino. Il gol nasce da un’intuizione di Kulusevski, bravo a leggere in anticipo un passaggio orizzontale di Zappa e a recuperare il pallone all’altezza del centrocampo, innescando il contropiede. Il centrocampista svedese serve Bernardeschi appena dentro l’area di rigore, leggermente defilato sulla sinistra ma libero per calciare. L’esterno si coordina. Il tifoso davanti alla tv rimane decisamente freddo, nonostante quello in corso potrebbe rivelarsi un momento decisivo. Bernardeschi carica il tiro. Il tifoso davanti alla tv immagina già di assistere ad una delle solite conclusioni dell’esterno che, in qualche modo, finiscono sempre lontane dai pali. Bernardeschi, invece, questa volta trova un diagonale radente e preciso che non lascia scampo a Cragno. Dopo oltre un anno, può finalmente tornare ad esultare, meritatamente celebrato dalla panchina, dallo stadio e dal tifoso davanti alla tv, sinceramente felice per il giocatore, autore di un bellissimo gol.

Il raddoppio della Juventus di fatto segna la fine della partita. Il tempo rimanente è un lungo possesso di palla bianconero volto al controllo del campo e del cronometro. Il Cagliari, dopo le due occasioni non sfruttate, non ha più risorse ed energie, nemmeno mentali, da mettere in campo. Si arriva velocemente ai cinque minuti di recupero finali. Due ripartenze condotte da McKennie non si concretizzano in occasioni di tiro a causa di errori di scelta commessi dallo stesso texano, che comunque ha portato sul campo maggiore vivacità ed energia, al momento della rifinitura. La squadra di Allegri continua, e ormai accade da diverse partite, a sbagliare troppo spesso l’ultima scelta. La partita finisce. La Juventus prende tre punti che in campo si sono dimostrati meno scontati di quanto potessero dire i pronostici. Una vittoria molto importante, ottenuta in una partita che probabilmente non rimarrà nella memoria. Una gara chiusa ancora una volta senza subire reti, stavolta grazie soprattutto a Szczesny, reattivo nell’unica occasione in cui il Cagliari lo ha chiamato in causa in maniera seria.
La squadra di Allegri, nel nuovo anno, alla ripresa del campionato, in quel girone di ritorno bizzarro che proporrà le partite in ordine sfalsato rispetto all’andata (ennesima idea copiata dalla Premier League e di cui forse non si avvertiva un gran bisogno), sarà attesa da una serie di scontri diretti ravvicinati, i primi due contro Napoli e Roma, attraverso i quali cercare di ridurre ulteriormente il distacco, adesso di soli quattro punti, dal quarto posto in classifica, attualmente occupato dall’Atalanta.
Alla ripresa del campionato, servirà però una Juventus decisamente più efficace.